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Artisti senza dimora a Molfetta la dignità della cultura deve tornare al primo posto
15 febbraio 2022

Nel corso di questi ultimi due anni scanditi dalla pandemia e da tutti gli sviluppi che l’hanno riguardata, si è parlato molto delle professioni e dei settori che sono stati più flagellati dall’emergenza e tra questi vi è sempre stato il mondo dell’arte e dello spettacolo. Per quasi tutti coloro che vi fanno parte e ci lavorano dentro e dietro, ha avuto inizio una vera e propria lotta alla sopravvivenza perché la profonda e brutale carestia che ha colpito gli spettacoli live e gli eventi in generale, ha causato uno spaventoso innalzamento del tasso di disoccupazione di chi vi era impiegato, complice, una scarsissima tutela di questi ultimi da parte dello Stato. Dalla metà dello scorso anno, tuttavia, si era fortunatamente tornati a respirare quasi del tutto il tanto agognato vento di normalità, grazie alla ripresa della maggior parte degli eventi e delle manifestazioni in pubblico in presenza, seppur con costante attenzione alle norme di sicurezza e a quelle anti-contagio. Ma non basta. Non basta perché il virus non si è ancora dileguato, perché la situazione sanitaria era migliorata ma non si è ancora risolta e perché i danni causati da essa anche per quel che riguarda l’aspetto lavorativo, ancora non si contano. E quindi ne parliamo ancora, ne discutiamo ancora, per cercare di dar voce il più possibile ad una questione che merita decisamente più attenzione e dignità. Un interessante tentativo si è tenuto in una delle sere di fine Novembre scorso, presso l’auditorium della parrocchia “Madonna della Rosa”a Molfetta, alla presenza di figure istituzionali e di spessore all’interno della scena politica locale e regionale ma anche di voci autorevoli del panorama teatrale nostrano. In apertura una breve ma emozionante rappresentazione teatrale portata in scena dagli allievi del corso di teatro de “Il carro dei comici”, rappresentati dal regista della compagnia Francesco Tammacco che dà definitivamente il via alla serata ringraziando tutti per la presenza, in particolare l’assessore regionale alla cultura Massimo Bray, il responsabile ufficio progetti TPP (Teatro Pubblico Pugliese) Lino Manosperta, l’avvocato Matteo Carabellese amante dell’arte e per l’occasione moderatore dell’incontro, la senatrice della Repubblica Anna Carmela Minuto la quale, dopo i saluti istituzionali, raggiunge subito il cuore del dibattito che si aprirà di lì a breve sottolineando l’importanza della cultura, vista come patrimonio dell’essere umano e della società, una ricchezza inestimabile che deriva non solo dallo studio ma anche dalle esperienze di vita di ognuno, un bene che sa trasmetterci emozioni e che trova molto spazio soprattutto nel nostro Paese, culla dell’arte e della sua storia ma anche, seppur in più piccola parte, qui a Molfetta, patria di molti talenti, dalla quale però vanno via sempre in troppi. La città non manca certo di luoghi dedicati all’arte come il teatro di Ponente, la “Cittadella degli artisti”, l’ex cinema-teatro Odeon che è stato parte attiva nella crescita di almeno tre generazioni di molfettesi, il futuro “Palazzo della Musica” e diversi altri spazi meno ampi e rinomati ma comunque validi e pregni di valore artistico. Forse, non è abbastanza, forse ai nostri giovani servirebbero vere e proprie officine creative non ancora site nel nostro territorio e che sono tra i principali motivi per i quali poi, si sceglie di partire. Molti artisti non hanno dimora, vengono ospitati dalle parrocchie e ciò accade perché questa categoria viene sottovalutata, non se ne riconosce il valore, talvolta è costretta a lavorare in nero. L’impegno è quindi quello di rimboccarsi le maniche affinché la società si faccia comunità e si decida a sostenere definitivamente e concretamente l’arte e i suoi operai, avvalendosi del prezioso aiuto delle agenzie educative tutte, da sempre, fautrici delle più importanti evoluzioni sociali. E sulla scia di questo invito ad una presa di coscienza generale della dignità e del valore dell’arte, prosegue il regista Francesco Tammacco che tiene a sottolineare quanto il Covid abbia fatto emergere delle crepe importanti all’interno del mondo dell’arte di cui gli artisti erano già a conoscenza. Mai nessuno però avrebbe immaginato una catastrofe di queste proporzioni e qui a Molfetta, c’è stato un gioco di squadra che, anche grazie all’aiuto del sindaco, ha permesso a tutti gli artisti indipendenti di potersi barcamenare in quella situazione, riuscendo a guardare al di là del fiume. “Quello dell’artista o del lavoratore dello spettacolo – afferma Tammacco – è, appunto, un lavoro che è fonte di sostentamento anche per tante famiglie e quando il ministro della cultura Franceschini ha disposto i requisiti per poter usufruire dei ristori a noi riservati, in pochi sono riusciti a racimolare il minimo richiesto nell’arco dell’ultimo anno, soprattutto a causa del lavoro nero che toglie e non riconosce i diritti del nostro lavoro e che mortifica tutto lo studio e il talento che vi sono dietro. E’ per questo che ci siamo accorti di non poter attendere oltre nell’affrontare la gravità di questo problema. Che, d’altronde, così spesso porta molti dei nostri giovani aspiranti artisti a volare via da questa terra. Urge cambiare direzione e vorremmo capire come le associazioni e le imprese culturali già presenti sul nostro territorio, unite alle personalità più attente della politica, possano offrire delle concrete possibilità ai giovani che vorrebbero vivere di arte, riuscendo a disegnare per loro una strada più luminosa di quella percorsa fin’ ora”. Rimarca il valore dell’arte il moderatore dell’incontro, l’avvocato Matteo Carabellese che evidenzia la centralità dell’attore ma soprattutto della cultura come educazione al teatro che, tra i suoi vari ruoli, assolve anche a quello di riuscire a formare l’identità personale di chi lo frequenta. E chi lo frequenta conosce benissimo l’importanza e il significato delle parole, la potenza di quello che possono trasmettere. E’ a questo che si lega l’intervento dell’assessore regionale alla cultura Massimo Bray, il quale afferma che ora abbiamo due grandi sfide davanti e una di queste è l’innovazione digitale, che costruisce nuovi aspetti della realtà mentre altri li trasforma in ricordi, come la concezione del tempo che sembra non avere più spazi di noia ed essere anzi, diventato una sorta di finestra digitale che si apre e si chiude continuamente. E in questo tempo di trasformazioni, mancano i punti di riferimento culturali, capaci di tenere insieme tutto. Il teatro, in questo senso, dà delle risposte perché in lui sono racchiusi tanti mondi e tanti significati: l’identità, la comunità, è espressione di un disagio e lo è anche in questo momento storico, è relazione, creazione di ponti, tradizione ma anche innovazione, è tutti i mestieri che sono dietro al palco. Ed è in nome di tutti questi mondi e queste realtà che bisognerebbe “rovesciare il tavolo” ora, restituendo attenzione e dignità a quel collante straordinario che è la cultura e che meriterebbe di essere riportata al primo posto. Concorde su questa esortazione anche l’avvocato Carabellese che denota quanto dopo la pandemia, ci sia tanta sete di cultura in tutte le sue forme, probabilmente perché così come avvenne dopo il secondo conflitto mondiale, si è rimasti così tanto tempo al buio della guerra da non desiderare poi altro che non fosse bellezza, svago e nutrimento culturale. La parola passa così al dott. Lino Manosperta che, collegandosi a quanto detto dall’assessore suggerisce di concentrarsi sul futuro che è la parola chiave e l’obiettivo. Allievo di teatro in gioventù, tutto ciò che gli era stato trasmesso in quei corridoi, scopre che poteva essere messo al servizio del teatro del futuro, compresa una maggiore sicurezza per gli attori di trovare lavoro con più tranquillità dato che, da libero professionista qual è, poi si ritrova ad andare alla ricerca di una compagnia che lo rende improvvisamente dipendente e che, a causa di un ipotetico inconveniente, potrebbe farlo ritrovare nuovamente nei panni di precario. Problema apparentemente irrilevante compensato da un’ampia crescita della domanda e dell’offerta che ha portato la Puglia ad un traguardo interessante e cioè alla fondazione di altre sessanta compagnie teatrali, presenti in tutta la regione. Fenomeno recente che ha portato a meno migrazioni e più dinamiche di ritorno. Ma c’è chi tra la prima e la seconda opzione, ne individua una terza: crea una compagnia e diventa imprenditore, scelta che rispecchia il dato sopra citato, con l’augurio che possa essere un’ulteriore spinta a creare sempre più terreno fertile e solido per continuare a navigare verso questo futuro che ci aspetta, inglobante una comunicazione digitale in continuo sviluppo e, contemporaneamente, pregno d’arte. Un mondo e un futuro inclusivo che spazzi via la solitudine, perché a volte al teatro ci si avvicina anche per questo. Come poterlo fare nel pratico? Innanzitutto rimuovendo tanta burocrazia, coinvolgendo gli anziani, pozzi di storia e di vita, che spesso di solitudine ci soffrono e che in questi ultimi due anni ne sono stati consumati, creando maggiori risorse dalle quali attingere e che potrebbero rilanciare il mondo della cultura riuscendo a ricreare il fermento di un tempo. Questo, potendo contare sul sostegno delle istituzioni e della classe politica che negli ultimi tempi si sta spendendo molto per ricordarci dell’importanza della cultura ma che, oltre a pronunciarle quelle parole, vi ci dovrebbero credere davvero e dovrebbe portarle su un piano più concreto. Il sindaco non si esime dal condividere gli argomenti dell’incontro dicendosi colpito dalla metafora delle finestre del tempo che non conosce più noia, perché oggigiorno tutto scorre ad un ritmo veloce e costante, senza sosta e senza spazio a volte neanche per pensare, per poter coltivare l’arte della riflessione e questo sta modificando pian piano le nostre personalità e i rapporti umani. Per ripristinare l’importanza di questo tempo bisognerebbe affidarsi alla cultura e agli investimenti che su di essa si possono fare, agganciandosi alle politiche e alle agenzie regionali de Paese, anche perché in cantiere potrebbero posizionarsi diverse intenzioni e programmi e si potrebbero costruire quante più strutture culturali possibili ma occorre anche pensare a come finanziarle e a come farle funzionare. Il comune, dal canto suo, si è rimboccato e continua a rimboccarsi le maniche per andare incontro agli artisti e sorreggere i lavoratori dello spettacolo e le compagnie teatrali tutte, stanziando anche dei fondi specifici per quelle professionistiche che, dall’avvento della pandemia, hanno riscontrato particolari problemi di gestione economica. Inoltre tiene a far presente che sono in programma diversi progetti culturali da realizzare che amplieranno ancora di più il carattere artistico di Molfetta e conclude ringraziando di cuore per l’invito ricevuto e per l’ideazione dell’incontro che meriterebbe di essere esteso a più appuntamenti e che dovrebbe coinvolgere anche le scuole, dato il fine istruttivo e formativo, entrambi, tasselli fondamentali per lo sviluppo delle generazioni del domani. © Riproduzione riservata

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