Recupero Password
A Molfetta il 1° maggio barbieri e parrucchieri resteranno aperti
29 aprile 2010

MOLFETTA - Il Cna, sede territoriale di Molfetta informa che per il 1° maggio per acconciatori estetisti e barbieri l’Uffico affari generali –v.o.Commercio ha autorizzato l’apertura antimeridiana degli esercizi.

 
Nominativo  
Email  
Messaggio  
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""
.....continua - Fu dunque soltanto nel gennaio del 1969 - da un mese era divenuto presidente del Consiglio il democristiano Mariano Rumor - che il senatore marchigiano Giacomo Brodolini, socialista, e ministro del Lavoro, ripropose l'intenzione di elaborare in termini dettagliati un nuovo incisivo Statuto dei lavoratori, con il fermo proposito di farlo accettare dal Parlamento. Quando gli ambienti imprenditoriali vennero a conoscenza dei lavori della commissione, le reazioni furono immediate. L'armatore Angelo Costa, presidente della Confindustria, pur dichiarandosi formalmente d'accordo sull'esigenza di "assicurare la dignità, la libertà, e la sicurezza dei lavoratori sui luoghi di lavoro", affermò che "tali apprezzabili propositi" non dovevano, comunque, trascurare la "corrispondente esigenza di garantire la libertà dell'iniziativa economica privata e della proprietà privata, che trovano nella Costituzione espresse norme di tutela". Non mancarono tensioni sociali e tormentosi conflitti, nè poteva essere altrimenti considerando le profonde lacerazioni della società italiana. Il travaglio fu sorprendentemente breve: l'autunno caldo per il rinnovo dei contratti, e il presentimento di nuove tensioni sociali. In questo clima, il 2 luglio l'equilibrato e consapevole Brodolini disse, preoccupato a Dino Giugni: "So di certe idee un po' avventate che circolano in giro e soprattutto in Parlamento. Fai in modo che lo Statuto dei lavoratori, non diventi lo Statuto dei lavativi". La preoccupazione di Brodolini era chiara: lo Statuto sarebbe stato una grande conquista soltanto se la stessa classe lavoratrice lo avesse "usato" bene. Se anche una piccola minoranza di lavoratori lo avesse usato per fare i "furbi", i nemici dello Statuto avrebbero approfittato di quegli abusi per rimettere tutto in discussione. Il voto definitivo ebbe luogo il 14 maggio 1970. (Il senatore Brodolini si spense a Zurigo l'11 luglio 1969) 1 MAGGIO LA FESTA DEI LAVORATORI. LA STORIA-
1 MAGGIO FESTA DEI LAVORATORI? Molti giovani e non - personalmente da me definiti semplicemente incoscienti -, aggiungono: "che senso ha!!! Cosa accade a noi stessi, cosa accadrà in futuro? - Fino al 1970, in Italia, i lavoratori dipendenti - tutti coloro insomma, che percepiscono un salario o uno stipendio - non avevano un punto di riferimento in una legge specifica che tutelasse i loro diritti e le loro "libertà", in fabbrica e negli uffici, di fronte agli imprenditori. Naturalmente, esistevano i sindacati, che si battevano per difendere e proteggere i lavoratori dall'abuso e dallo sfruttamento, ma una legge non equivocabile, fondata su alcuni articoli-chiave, non c'era. A sentirne l'esigenza, sia pure in termini quasi ancora "romantici" era stato una ventina d'anni prima, all'inizio degli anni Cinquanta il comunista Giuseppe Di Vittorio, figura quasi mitica e popolarissima di dirigente sindacale. Nato a Cerignola, in Puglia, nel 1892, bracciante, di famiglia umilissima, autodidatta, Di Vittorio era diventato segretario generale della Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL) subito dopo il crollo del fascismo, nel 1945. Al Congresso di Napoli della stessa CGIL, nel 1952, Di Vittorio parlò apertamente, per la prima volta, di uno "Statuto dei lavoratori, allo scopo di garantire i diritti sindacalo e politici dei ceti più indifesi in un momento storico in cui i diritti venivano molto spesso violati, benchè quei lavoratori avessero contribuito attivamente alla rinascita industriale e sociale del Paese dopo i disastri della guerra. Ma i tempi non erano ancora maturi perchè l'istanza di Di Vittorio avesse eco nel governo, ed egli, dopo essere stato per quattro anni anche presidente della Federazione sindacale mondiale, morì nel 1957, sessantacinquenne, senza aver avuto la soddisfazione di vedere il suo progetto almeno discusso in sede parlamentare. Non pochi furono i contrasti e le avversità alla sua realizzazione. (....continua)


Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2025
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet