di Lella Salvemini
La sensazione, entrando nella sala, è quella di aver già vissuto la scena, sarà per le facce fra il pubblico, in parte anche per quelle al tavolo dei relatori, ma la presentazione di “Esserecittà”, tenutasi sabato 16 settembre, ha molti tratti di familiarità.
Giuseppe Cannizzaro, che ha aperto la riunione e legato fra loro gli interventi dei relatori, ha tenuto subito a precisare che Esserecittà “non ha la volontà di essere un partito politico, né una nuova lista”. “Esserecittà” punta a diventare, ha continuato Cannizzaro “un luogo di mediazione, dove si chiarisca il destino della nostra città, il senso del nostro essere comunità”. Concetti diffusi già dal manifesto che ha annunciato la nascita del movimento stesso: “Questi motivi ci spingono come cittadini, espressioni del mondo delle professioni, dell’imprenditoria, della cultura e del volontariato a mobilitarci, per affermare e rinnovare i valori che consentano di aprire una nuova fase di elaborazione progettuale sul futuro della città. Una progettualità che coinvolga le parti vitali della comunità e incalzi la politica a rigenerarsi”.
Sviluppo, la parola chiave dell’incontro è stata probabilmente questa, ricorrente nei vari interventi, in quello del commercialista Leonardo Ciccolella, che, dopo un’analisi stringata delle dinamiche degli ultimi anni, ha indicato nello sviluppo integrato dei settori economici della città la chiave per un ulteriore balzo in avanti.
A Tiziana Ragno, di “Legambiente”, il compito di chiarire che esso è da attuare compatibilmente con il rispetto del territorio. Ne ha parlato anche Gaetano Grillo, discutendo dell’identità della città: “Vogliamo rilanciare un’idea di bellezza che si coniuga con l’idea di sviluppo”. A cominciare dalla ristrutturazione e dal rilancio del centro storico, in cui molto rimane ancora da fare. La nuova iniziativa politica dovrebbe essere capace di strutturare un progetto complessivo che sia come “un filo che tenga assieme tutte quelle perle che per anni abbiamo dimenticato d’avere”, ha concluso Gaetano Grillo. Un filo per ricucire e dare nuovo slancio anche al ricco e variegato mondo del volontariato molfettese, ne ha parlato nel suo intervento Patrizia De Pergola. Un’iniziativa in cui etica e politica tornino ad essere coniugate, pur nella diversa accezione che questi concetti assumono alla luce degli avvenimenti degli ultimi anni, su questo è intervenuto il prof. Angelantonio Spagnoletti.
Appuntamento elettorale?
Strana situazione. A seguire le tematiche affrontate dai relatori, si è avuta l’impressione, forse anche qualcosa di più di un’impressione, che si stesse presentando un programma, tacendo però su tutto quello che in genere accompagna l’elaborazione di un programma, un appuntamento elettorale, che evidentemente dobbiamo dare per scontato, le forze politiche di riferimento, gli eventuali candidati o le alleanze. C’è voluta una precisa domanda da parte del pubblico per chiarire quello che era stato fino ad allora dato per implicito, la collocazione di questo progetto nell’area di centro sinistra e la sostanziale continuità rispetto all’esperienza dell’amministrazione Minervini.
Il concetto è espresso più chiaramente nel manifesto: “Le sfide che Molfetta dovrà affrontare nei prossimi anni sono ardue e affascinanti e potranno essere vinte solo se la politica saprà mantenere un forte rapporto con le molteplici espressioni della società civile. Avvertiamo l’esigenza di riflettere sulla recente esperienza amministrativa; abbiamo la consapevolezza della complessità dei processi di ordine sociale, economico, politico e civile, che negli ultimi anni si sono innescati nella nostra città; intendiamo inibire il possibile riemergere di logiche clientelari”.
Insomma il timore non è quello della destra, ma della mancanza di regole, del possibile passo indietro, di una progettazione che, come nel passato e in certe pieghe del presente, rischi di essere intesa quale spartizione. Visto che i partiti, anche quelli nati per rinnovare, non si capisce bene cosa siano diventati, a chi davvero facciano riferimento, ecco chiamata a rinforzarli la società civile, che per le teste d’uovo molfettesi, è una specie di riserva a cui attingere quando le cose vanno davvero male. A questo gruppo nobile di imprenditori, associazioni, uomini di cultura il compito di elaborare, agli uomini di buona volontà presenti fra il pubblico, chiamati a una nuova mobilitazione contro il nemico, il compito di far camminare il progetto, di farlo diventare vincente.
Rifare il “Percorso”?
Ecco perché la sensazione del già visto, del già vissuto. Chi ha pensato questa iniziativa deve essersi detto che una volta ha funzionato, sette anni fa con il “Percorso”, perché non riprovarci ancora?
Fra il pubblico c’è stato chi ha detto “non importa se sia un progetto vecchio o nuovo, ma che sia giusto”. Ed è difficile consideralo ingiusto, chiunque abbia assistito ultimamente ad una seduta di Consiglio comunale o abbia tenuto il conto dei ripetuti passaggi di schieramento di certi personaggi o abbia seguito il balletto indecoroso che si sta svolgendo attorno all’approvazione del Prg, in cui l’interesse della città è sempre ultimo fra i parametri di riferimento, non può che essere contento che si apra uno spazio di riflessione altro, non è nemmeno necessario che sia anche alto, per utilizzare un banale gioco di parole, basta che sia un luogo di elaborazione, in cui si provi a mettere assieme un progetto politico che tenga conto di quanto si è già fatto in questi anni, che registri gli eventuali errori e tracci una linea di progresso che non sia calibrato sugli interessi di alcuni, ma sullo sviluppo integrato e sostenibile dell’intera città.
E sì, qualcuno deve avere pensato, ha già funzionato una volta, riproviamoci, e quindi i manifesti giganti, la società civile, il gruppo trainante fatto di nomi belli e nomi significativi, l’appello alle coscienze, che non si può assistere indifferenti ai giochi che vengono fatti sulla pelle di tutti. C’è da proseguire un progetto, non da inventarlo ex novo, si punta sullo sviluppo, sul valore dell’impresa, cosa che con il “Percorso” non si è fatto, alcuni nomi sono diversi, ma le dinamiche sembrano simili. Basterà?
La realtà è cambiata
Si può semplicemente rifare ciò che una volta ha avuto successo, anche se la realtà nel frattempo è cambiata, anche se molta di quella ingenuità si è perduta, anche se la politica, anche quella del rinnovamento, si è scontrata più volte con gli appetiti e i personalismi, anche se ha imparato a non scandalizzarsi più davanti alla parola compromesso, anche se si è detta che bisogna anche sapersi sporcare le mani? La scommessa vera di Esserecittà è questa.
Due note per chiudere. Che sette anni siano passati lo si capisce anche da una cosa, le parole destra e sinistra non sono mai state pronunciate, anche il logo scelto è anodino, una matita, un sole, potrebbero andar bene per tutti. E poi, il sindaco Minervini sedeva fra il pubblico, le voci che girano nella città, soprattutto fra gli scettici, lo danno come il vero regista dell’operazione, che non sarebbe altro che la maniera per governare il passaggio di consegne; non è intervenuto, non è stato in pratica mai nominato, anzi i relatori hanno dovuto fare dei veri equilibrismi per far sì che l’ansia di nuovo nelle loro parole, l’indicazione di quanto ancora c’è da fare, non passasse come condanna dell’operato di chi ancora governa la città.
In chiusura Giuseppe Cannizzaro ha fissato un nuovo incontro fra due settimane, per approfondire ed elaborare. Ci sarà anche da fare il bilancio delle prime reazioni, non solo quelle della società civile, chiamata a raccolta, ma anche dei partiti. Una cosa è palese, una lunga lunga campagna elettorale è cominciata.