Verifica amministrativa al termine: domani il sindaco di Molfetta azzera la giunta. Il Pd diventa forza determinante dell’amministrazione
Il sindaco Tommaso Minervini
MOLFETTA – Siamo all’ultimo atto della verifica della maggioranza che governa il Comune di Molfetta. Domani mattina il sindaco Tommaso Minervini azzera la giunta in vista del rimpasto e della nomina dei nuovi assessori, che terrà conto dei diversi equilibri cambiati all’interno della coalizione.
Infatti il Pd, è diventato determinante, mentre fino a qualche settimana fa era l’anello debole a causa della sua difficile situazione interna che vedeva l’assessore Gabriella Azzollini, il presidente del consiglio comunale Nicola Piergiovanni e il consigliere comunale e metropolitano Gianni Facchini in difficoltà dopo che la coalizione aveva mollato il presidente Emiliano (centrosinistra) per passare con il candidato Raffaele Fitto (centrodestra). Ma i tre non volevano mollare le poltrone.
Intanto Saverio Tammacco, era riuscito ad essere eletto consigliere regionale, ma all’opposizione (aveva sbagliato i calcoli puntando dulla vittoria di Fitto), quindi senza alcuna possibilità di incidere favorevolmente sull’amministrazione comunale che, in precedenza, da Emiliano aveva ricevuto milioni di finanziamenti.
Tra l’altro, dopo l’accordo dello stesso presidente in carica con il Movimento 5 Stelle, la posizione di Tammacco è peggiorata in quanto Emiliano può fare tranquillamente a meno del suo sostegno. Malgrado ciò Tammacco, noto voltagabbana politico, sta cercando di recuperare il rapporto con Emiliano ripassando dal centrodestra al centrosinistra. Un primo passo l’ha compiuto astenendosi sul voto del bilancio regionale. Ma non basta.
Ecco perché il sindaco è preoccupato di perdere i finanziamenti e si è prostrato davanti al Pd, preoccupato che le dimissioni dei suoi esponenti, lo indebolissero ulteriormente, spezzando anche questo flebile legame con la Regione.
Gli esponenti del Pd, dal canto loro erano in imbarazzo fra la decisione di dimettersi non solo per il voltafaccia di Minervini e della sua maggioranza, ma anche per lo scandalo “Appaltopoli” che ha portato alle dimissioni dell’assessore ai lavori pubblici Mariano Caputo, una decisione forzata per evitare più gravi conseguenze giudiziarie.
Ma improvvisamente, come spesso accade in politica, il Pd da una posizione di debolezza, si è trovato in una di forza, al punto da poter dettare le proprie condizioni al sindaco, che le ha accettate in toto.
Cos’è avvenuto? La lista civica “Obiettivo Molfetta” che fa capo all’assessore Pietro Mastropasqua e che comprende i consiglieri comunali Alina Losito, Luigi Tridente, Sergio De Candia, Leo Binetti e l’uomo ombra Maurizio Solimini (ex consigliere comunale di An), non si è presentata agli incontri di maggioranza, facendo capire il suo dissenso. Le richieste di un altro assessorato, probabilmente quello lasciato libero da Caputo e altre, non sembrano siano state gradite dal sindaco.
Di qui la presa di posizione, attenuata dalla partecipazione, però, a titolo personale di Binetti e De Candia, all’ultima riunione di maggioranza.
Se dovesse venire meno questo gruppo, il sindaco potrebbe trovarsi in difficoltà, di qui la decisione di ridurre l’influenza di Tammacco (fino ad allora sindaco ombra, ma dopo la sconfitta elettorale, molto ridimensionato e con la coda fra le gambe) e di aumentare quella del Pd che si è presentato all’ultima riunione con precise richieste, elencando le cose non fatte. Il Pd, per restare in maggioranza, vuole quindi un capovolgimento del programma di governo e l’azzeramento della giunta e per la sua partecipazione, resta in standby in attesa del congresso cittadino che, a febbraio, dovrebbe eleggere il segretario e decidere la linea politica. Tommaso Minervini, per timore di veder vacillare la sua poltrona, ha accettato in toto il programma del Pd e le sue richieste. Anche gli altri si sono adeguati, anche Pino Amato che non vede l’ora di entrare nella stanza dei bottoni, dopo aver tradito il centrodestra e l’ex sen. Azzollini (la sen. Minuto è data per dispersa, non si sa più nulla di lei, forse si prepara a passare alla Lega e a mollare FI dopo che il suo compagno Davide Bellomo è stato eletto alla Regione nel partito di Salvini).
Ed è stato lo stesso Pino Amato ad avanzare la richiesta di un assessorato alla riunione della coalizione.
Ad essere a rischio è anche l’assessore del Pd, Gabriella Azzollini, ma anche l’assessore alla cultura Sara Allegretta, la cui sostituzione (pur avendo lavorato bene) era già stata ventilata da alcuni mesi. La sua sostituzione oggi, è divenuta, più necessaria per garantire i nuovi equilibri politici.
Sarà Pino Amato il nuovo assessore alla cultura? Solo l’idea desta non poche perplessità, per ovvi motivi.
Insomma, l’azzeramento delle deleghe servirà anche ad aggiustare il tiro di alcuni assessorati, compreso quello all’annona e alla polizia locale retto da Ancona: anch’egli non sembra aver brillato molto proprio nell’organizzazione del lavoro dei vigili urbani, soggetti a critiche da parte dei cittadini. Anche il cambio del comandante non è stato utile a dare un nuovo slancio al Corpo per ottenere quell’efficienza ancora lontana dall’essere raggiunta.
Il sindaco, dal canto suo, si è presentato alla riunione elencando tutte le cose fatte (ma il Pd ha fatto l’elenco del non fatto), confermando la sua volontà di non dimettersi. Ha taciuto inspiegabilmente su Tammacco e non ha citato nemmeno lo scandalo “Appaltopoli” e le dimissioni dell’assessore Caputo, come se nulla fosse successo. Per stare tranquilli, insomma, meglio mettere la testa nella sabbia.
Domani Tommaso Minervini azzera la giunta e toglie le deleghe agli assessori, mentre in serata ha convocato le delegazioni delle forze politiche per comunicare la nuova composizione del governo cittadino. E’ probabile che vengano azzerate anche le nomine delle municipalizzate a cominciare dall’Asm, dove il presidente Paparella non ha brillato per efficienza e della Mtm per una redistribuzione degli incarichi.
Infatti non è un mistero che il gruppo delle liste civiche “Noi” ne esce, anch’esso, un po’ malconcio, malgrado i tentativi di mascherare le difficoltà interne che hanno portato anche al cambio del portavoce da Pasquale Mancini a Ninnì Camporeale.
Nella nuova giunta ci sarà anche Pietro Mastropasqua, che attualmente ha la delega all’urbanistica? Il Pd otterrà anche un’altra poltrona o avrà altre deleghe? La qualità della nuova giunta, sicuramente risentirà della nuova situazione politica che si è verificata, col Pd, paradossalmente, ago della bilancia tra la vita e la morte di quest’amministrazione.
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