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Tribunale di Molfetta, rischio chiusura: Associazione Avvocati, impedire la soppressione
15 dicembre 2011

MOLFETTA - Anche la sede staccata del tribunale di Trani a Molfetta paga il peso della crisi economica e rischia di chiudere i battenti. Lo spettro della soppressione circola per i corridoi dei ‘tribunali minori’ (come quello di Molfetta) già dalla seconda metà di agosto con l’entrata in vigore del decreto-legge n.138, che mira a riorganizzare la distribuzione degli uffici giudiziari «al fine di realizzare risparmi di spesa e incremento di efficienza». Per ottenere questo scopo, è possibile «procedere alla soppressione o alla riduzione delle sezioni distaccate di tribunale, anche mediante accorpamento ai tribunali limitrofi».
È stata rivolta ieri all’Assemblea generale Straordinaria dell’Associazione avvocati di Molfetta, svoltasi nella sala delle udienze penali. Francesco Logrieco (nella foto, a destra) presidente dell’Ordine degli avvocati di Trani, ha sottolineato come i cosiddetti ‘tribunali minori’ non rappresentano affatto un onere economico per lo Stato, anzi forniscono un valido supporto alla macchina della giustizia. Molfetta, inoltre, si è rivelata una realtà economica e commerciale in crescita, in cui, purtroppo, non mancano fenomeni di criminalità. Continuare ad avere una sede giudiziaria in loco rappresenterebbe un importante segnale di legalità.
«È necessario – ha concluso l’avvocato Logrieco – ricevere il massimo sostegno dal Comune e dalle Amministrazioni territoriali, da tutta la cittadinanza e dalla stampa locale».
Il vicesindaco Pietro Uva ha ipotizzato il possibile aiuto che il Comune di Molfetta potrebbe garantire: portare la questione in Consiglio comunale e sottoporla al voto unanime dei consiglieri, a prescindere dal colore politico, e successivamente trasmettere la relazione al Ministero della Giustizia. Questo dimostrerebbe che la lotta contro la soppressione della sede del tribunale a Molfetta non è una questione di municipalità o di strenua difesa dei privilegi di una classe sociale, quella degli avvocati, spesso considerata, a torto o a ragione, una casta. Ma una problematica di carattere comunitario e sociale.
«Molfetta ha potenzialità economiche notevoli – ha concluso Uva – gli interessi della collettività devono essere tutelati anche sotto il profilo giuridico». Molfetta, inoltre, come ha evidenziato il presidente del Consiglio comunale, Nicola Camporeale, con i suoi 66mila abitanti è la 102esima città d’Italia per popolazione e la seconda della provincia di Bari per Pil e la presenza di una sezione staccata del tribunale è diventata una necessità non negoziabile.
Si arriva addirittura a chiamare in causa la tecnologia ed i social network per coinvolgere la collettività e fare pressioni sul Ministero, attraverso link e commenti pubblicati su Twitter e Facebook. Il punto di partenza sembra essere la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, all’oscuro della situazione e assente ieri all’assemblea, forse per disinteresse o forse per una scorretta pubblicizzazione dell’assemblea.
 
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Marianna Gadaleta
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.....per quanto riguarda gli avvocati, la curva dell'offerta aveva toccato la punta più alta nel 1919-20 quando dalla facoltà di giurisprudenza erano usciti ben 2.700 laureati e aveva subito una flessione nei sei anni successivi. Riprese tuttavia ininterrottamente a salire nel 1926-27 per toccare il record di 4.700 laureati nel 1939-40. Considerando il decennio 1930-40 si può calcolare che nel complesso le facoltà di legge gettarono sul mercato del lavoro circa 28.000 nuovi laureati. La figura dell'aspirante avvocato sotto - occupato o costretto ad adattarsi ai lavori più strani divenne, pur nell'ambito degli stretti limiti concessi all'informazione dal regime, un motivo ricorrente di una parte della stampa: "Vi sono avvocati, come tutti sanno, in funzione di emanuensi, di traffichini, di impresari cinematografici, di oratori sacri. Ma essi non si lamentano, non protestano, e consapevoli dell'ora che si vive, benedicono anzi la possibilità di sbarcare il lunario da qualunque parte essa venga". "A Napoli, - osservava alla Camera Limoncelli - il centro giudiziario più fitto, troverete una cifra sbalorditiva di avvocati: circa tre mila. Ma frattanto quelli che davvero esercitano proficuamente toccano si e no i cinquecento. Ecco la selezione cruenta della realtà. Cinquecento, e gli altri? E' una massa che dovrà pur fare qualcosa, ripiegare, adattarsi e ciò significa transigere, vivere nel disagio....Non crediate che le cose vadano diversamente nelle altre branche, nelle altre regioni". (AP, Camera, Discussioni, XXVIII legislatura, tornata del 13 maggio 1931).



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