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Tempo di lavoro, tempo di vita, conferenza-dibattito di Comitando con Dèp e Sel a Molfetta
24 novembre 2015

MOLFETTA - Oggi siamo di fronte a una polarizzazione tra chi lavora troppo (straordinari, aumento degli orari, flessibilità dei turni) e chi lavora troppo poco (part time involontario, precariato, disoccupazione). Eppure potremmo davvero “lavorare meno, lavorare tutti”.

Le politiche attuali prospettano un futuro dalle condizioni di vita sempre meno equilibrate: disoccupazione e precarietà di reddito e di vita sono la realtà per gran parte dei lavoratori. Non si può certo essere ottimisti in presenza di un progresso tecnico che, invece di ridurre il carico di lavoro individuale, riduce il numero dei lavoratori occupati; di una fase storica in cui più che attendersi una crescita della produzione se ne paventa il ristagno; di un contesto in cui la piena occupazione e la tutela dei diritti dei lavoratori sono spariti dagli obiettivi della politica; di una pressione dell’ideologia neoliberista per ulteriori deregolamentazioni del rapporto di lavoro che accentuano la subordinazione dei lavoratori all’impresa.

Eppure un’alternativa reale alla cancellazione dei diritti, alla subordinazione dei lavoratori e disoccupati al capitale, alla mortificazione delle esistenze per l’ansia neoliberista della globalizzazione contemporanea esiste ed è praticabile.

«La riduzione strutturale dell’orario avrebbe uno straordinario impatto sulla vita individuale e sociale, attenuando la diffusa alienazione (da lavoro e dalla sua mancanza) e liberando tempo e spazio mentale per lo sviluppo personale, la partecipazione sociale, l’attività di produzione e scambio non monetario». Così scrive Marco Craviolatti, nel suo libro E la borsa e la vita, documentatissimo saggio-pamphlet che apre, o riapre la questione della riduzione degli orari di lavoro in Italia.

L’orario medio di lavoro è in costante diminuzione. Le ore complessive lavorate dalla totalità della popolazione attiva sono sempre meno, complessivamente si lavora sempre di meno. Questa situazione non si traduce però in un aumento del tempo libero e del benessere. La diminuzione dell’orario medio, anziché essere ripartita equamente fra la totalità della popolazione attiva, è il risultato di una netta scissione fra una fascia di lavoratori che lavorano troppo e una fascia di lavoratori che lavorano troppo poco o che non lavorano affatto.

«L’economia globalizzata produce sempre più beni che hanno bisogno di acquirenti; ma la stessa economia ha bisogno di mettere i lavoratori in competizione tra loro, abbattendone il più possibile i salari: da qui quello che possiamo definire il paradosso del lavoratore, al quale si chiede di spendere molto, guadagnando poco», scrive d’altro canto Nicola Costantino nel libro E se lavorassimo troppo?

Negli ultimi due secoli il progresso tecnologico e la crescente globalizzazione dei mercati hanno provocato enormi aumenti di efficienza produttiva, molto superiori all’incremento demografico. Questi ultimi tuttavia non sempre hanno determinato un aumento del benessere degli individui. La “mano invisibile” del mercato tende, paradossalmente, a trasformare lo sviluppo tecnologico in incrementi nell’offerta da una parte, e in disoccupazione dall’altra, piuttosto che in tempo libero e qualità della vita dei lavoratori. A livello macroeconomico, questo si traduce nella rincorsa sfrenata al Pil e al profitto, a discapito della sostenibilità sociale, ambientale e perfino economica del sistema: la sovrapproduzione richiede infatti un sostegno alla domanda che passa attraverso l’indebitamento e la finanziarizzazione dell’economia, preludio delle sempre più gravi crisi che hanno sconvolto l’economia globale negli ultimi anni.

Questi i temi di cui parleranno venerdì 27 dalle ore 19 presso la Sala Finocchiaro della Fabbrica San Domenico a Molfetta Marco Craviolatti, attivista sociale e sindacale, presidente dell’Associazione Etica & Lavoro “Pasquale Tavano" di Torino e autore del libro E la borsa e la vita. Distribuire e ridurre il tempo di lavoro: orizzonte di giustizia e benessere; Nicola Costantino, amministratore unico dell'Acquedotto Pugliese e docente di Ingegneria economico-gestionale presso il Politecnico di Bari, di cui è stato Rettore dal 2009 al 2013. Autore di numerose pubblicazioni tra cui in particolare E se lavorassimo troppo? e Abbondanza, per tutti. Contro la scienza triste della scarsità; Pino Gesmundo, segretario generale della CGIL Bari. Moderatore: Aniello De Padova, ingegnere, funzionario del Comune di Bari, docente di Sostenibilità ambientale all’Università di Bari, socio fondatore, come componente del Comitato scientifico, del Movimento per la decrescita felice, gestisce la campagna “dePILiamoci”, ed è autore dell’omonimo libro Depiliamoci. Liberarsi del PIL superfluo e vivere felici.

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