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Skyline di Natale alla Fidapa
15 gennaio 2013

Ancora una volta la sezione molfettese della Fidapa (presieduta da Lidia Gagliardi) è riuscita a distinguersi per la realizzazione di una pregevole esposizione, una collettiva di pittura, scultura, artigianato e fotografia, con apertura a creazioni di interior design. Skyline di Natale si muove su due direttrici: l’angelologia e l’“albero”, ancipite simbolo di vita e di conoscenza. La collettiva è stata allestita nello “Spazio aperto all’arte” di via Piazza e ha riscosso un positivo riscontro di pubblico. Apprezzabile il livello dell’esposizione, pur con qualche soluzione manierata. Ancora una volta l’artigianato molfettese rivela la propria qualità nelle realizzazioni come nell’estro creativo. Miss Mayd, con i suoi gioielli “realizzati usando metalli quali l’argento, l’oro, l’acciaio e l’ottone, accostati a pietre preziose”, elabora una voluttuosa rappresentazione del motivo dell’albero. Essa ci appare, pur nel contesto della simbologia natalizia, ammiccare sensuosamente al legno della Genesi, con frutti, tuttavia, ben diversi dalla mera cognizione del bene e del male. Rossella Trentadue arabesca sull’elemento arboreo, adottandolo quale Leitmotiv delle sue creazioni di architettura d’interni, interessanti e pregevoli. Luisa Farinola abbina con grazia natura e artificio nel suo albero bonsai. Multiformi ed eleganti le Idee di Lidya, sempre più versatile nel campo dell’artigianato. “La Bottega dei Ricordi” di Damiana Abbattista espone presepi realizzati con cura e attenzione al dettaglio; Alessandra Rotondella si esprime con aura sognante e delicatezza. Il Gruppo fotografico 64, con Emma Romanazzi, Erminia Fregnan e Donato Marzano punta l’obiettivo sulle tradizioni e l’atmosfera natalizia, ora con bonomia, ora con una punta di saudade (soprattutto in Marzano), per la nostalgia di un ‘piccolo mondo antico’ che sembra annichilito dalla modernità. Maria Bonaduce indaga su volti, posture e movimenti di angeli e putti. Qua e là affiorano pose e stilemi michelangioleschi; le figure della Bonaduce ci appaiono, tuttavia, di là da ogni oleografia, creature dalla faccia sporca, in bilico tra consistenza eterea e sostanza terrestre. Daniela Calfapietro, nei suoi oli, coniuga mediterraneità e suggestioni celtiche, realizzando il ciclo “Angeles”, in cui sembrano risuonare voci di primavera e la trascendenza diviene musica celeste. Particolarmente suggestivo Mikael, efebico e ammiccante a Leonardo, in quel suo additare il cielo, ma dotato degli attributi guerrieri tipici del santo, comandante dell’esercito celeste contro il Demonio. Arianna Nocera punta su un binomio di sensualità e pulchritudo, raccogliendo suggestioni pagane e squadernandole nel trittico Madre santa e angeli (olio su tela). Vicky Depalma esprime il bisogno umano di trascendenza, in un bassorilievo che riprende molti dei motivi cari all’artista. Sapore teatrale in questo connubio arte-poesia, che ricerca la luce su un fondo di oscurità e anela al soddisfacimento dei più pressanti interrogativi dell’uomo su temi metafisici. Giacoma de Ceglie astrae, semplifica la fisionomia angelica al punto da farne un volo d’ali su passaggi impervi, in una pregevole atmosfera onirica, che ammicca anche a memorie biblico-evangeliche. Barbara Simone, attraverso l’uso della tecnica mista, coniuga suggestioni dell’arte rinascimentale, e non solo, con una modernissima meditazione sul tema del “third eye”, nella ricerca di un’onniscienza che alle creature umane è negata. Carmela de Dato, che espone anche pregevolissime creazioni artigianali, elabora una Natività minimalista, in cui dal gorgo oscuro emerge il bianco lindore della Sacra Famiglia, contornata da quadrilateri luminosi, a evocare il trionfo della luce. Maria Addamiano emerge con vigore, con le sue sculture in materiale riciclato. Così, da scarti della materia emerge una Vittoria che ha mellificato le suggestioni samotraci, riadattando all’immaginario cristiano un archetipo classico del femminino divino. Colpiscono anche le Natività a bassorilievo e Verso l’alto, un elegante volo angelico a simboleggiare la perenne tensione umana verso l’Assoluto. La fotografia, infine, rappresenta (come già asserito prima) una delle più felici declinazioni dello Skyline di Natale; Mauro Germinario ci dona una commovente angelologia del quotidiano. Il sonno, così umano, eppure intrinsecamente angelico, di una bambina, teneramente abbarbicata alle braccia materne, ci rammenta – in una sorta di moderna teologia della lode – che la vera, più grande epifania del divino si realizza nel miracolo della vita che si rinnova. © Riproduzione

Autore: Gianni Antonio Palumbo
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