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Si scrive liste civiche, si legge ciambotto
15 dicembre 2016

Era nell’aria, se ne parlava da tempo, qualcuno aveva avuto anche il coraggio di smentire, ma poi qualche giorno fa la presentazione ufficiale: tutti insieme appassionatamente nel gruppo delle liste civiche, ben sei. In realtà si scrive liste civiche, ma si legge ciambotto di destra: il vecchio del vecchio in salsa populista. Il brodo di cottura è già pronto, i pesci sono già sul banco della pescheria, c’è solo la scelta per i cittadini sul come cucinarli: c’è chi preferisce il ciambotto, ma altri non disdegnano il fritto misto, con qualche variazione sul tema. Entrami sono sinonimi di grande centro a Molfetta, che qualche giorno fa si è presentato agli amici, in attesa di presentarsi alla città. Hanno fatto una prova in casa, per evitare pernacchie. Uniti insieme solo con l’attacco all’unico nemico: l’ex sindaco Paola Natalicchio (“al rogo la strega!” che ha fatto l’incantesimo, la fattura, alla città) E così arrivano sei liste civiche, preannunciate da ridicoli e autolesionistici manifesti come il Garibaldi in jeans (ma chi le pensa queste ridicole pubblicità boomerang come gli origami a forma di aeroplanini di Camporeale?) dai nomi noti di falliti in politica o di consolidati voltagabbana, reduci del naufragio dell’era Azzollini: oggi lo rinnegano, voltano le spalle al senatore, considerato perdente (gli italiani vanno sempre in soccorso del vincitore). In pratica, orfani di voti e poltrone politiche. Ecco nomi e liste: “Piazza Pulita” con Antonello Pisani e Giacomo Rossiello, “Molfetta Futura” con Mariano Caputo, “Insieme per la Città” con Saverio Tammacco, “Progetto Molfetta” con Ninnì Camporeale e Roberto Alessandrini, “Si può fare Molfetta” con Marco di Bartolomeo e “Molfetta nel Cuore” con Saverio Bufi e Leo De Leonibus. Insomma, un centrodestra aggiornato ai tempi del populismo: dittatura di destra (ma non stavano loro, col dittatore Azzollini? Oggi lo scaricano, che ingrati!) e di sinistra; Molfetta ha bisogno di noi; progetto oltre le ideologie; e, udite, udite: “Stasera si fa la storia” pronunciato da quel Mariano Caputo che è stato “sgamato” da Domi Bufi su Facebook a copiare il programma di un movimento politico “Io ci sono”. Questo è il risultato delle liste civiche, con le quali il nuovo Pd del segretario Antonio Di Gioia e molti militanti hanno detto al Congresso, di non volersi confrontare, preferendo i partiti (poi, anche qui, staremo a vedere). Parlando di programmi, non di candidati, anche se in pectore hanno Annalisa Altomare, oggi nel Pd e domani magari “cambia verso” o si dà una mossa. E strizzano l’occhio all’ex sindaco del centrodestra Tommaso Minervini, che si scalda a bordo campo e attende solo una chiamata per tornare a giocare. In pratica, quanto di più vecchio e fallimentare esiste in politica a Molfetta. Aperti a tutti a parole, ma già lanciano slogan di odio e divisione, come hanno fatto negli anni scorsi, senza nessun mea culpa: e gli scandali edilizi, gli arresti, le vicende giudiziarie, le opere incompiute, i rischi di corruzione oggi sub judice? Tutto dimenticato: chi ha avuto, ha avuto: chi ha dato, ha dato, scurdammoce ‘o passato, simmo ‘e Molfetta, paisá. Insomma, un film già visto, dove sta il nuovo? E’ il vecchio del vecchio, senza qualità: il vuoto assoluto di programmi idee e uomini politici, una squadra fallimentare come le squadre di calcio molfettesi, tutti insieme appassionatamente in foto, in attesa di aggiungere l’altro amico al bar, Piero de Nicolo e forse Pasquale Mancini, che da buon libero, finora si è smarcato dal gruppo, vedremo in futuro. E magari anche Pino Amato oggi con due piedi in una scarpa: ha detto di essere aperto a tutti, così manda il figlio Robert al congresso del Pd, mentre lui corteggia il senatore per un “forte centrodestra”, ma l’Udc a Bari sta con Emiliano. Gli amati divideranno le truppe: la dote di mille voti in parti uguali? Uno scenario politico miserabile, un’offesa all’intelligenza dei molfettesi. Si annuncia una campagna elettorale fra le più brutte degli ultimi anni, di infimo livello. E “Quindici” sarà qui a raccontare ai cittadini molfettesi quello che gli altri non dicono. Il diritto-dovere di critica e di opinione nella libera informazione.

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