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Sì al diritto alla cura, no a tutto ciò che lo ostacoli. Dibattito sul piano ospedaliero a Molfetta
30 settembre 2016

MOLFETTA – Si è discusso del Piano regionale di riordino ospedaliero della Puglia a Molfetta con  Silvio Salvemini, segretario di Sinistra Ecologica e Libertà; Nico Bavaro, segretario regionale e rappresentante di Sinistra Ecologica e Libertà e l’attuale consigliere regionale Mino Borraccino. Inizialmente la parola è stata presa dal segretario di SEL che ha fatto una premessa mirata a riassumere la discussione avvenuta nella giunta regionale in merito all’approvazione o al diniego del piano di riordino giornaliero presentato dal presidente Michele Emiliano. Piano che prevede l’operazione di ridistribuzione dei posti letti tra ospedali di secondo livello (hub), ospedali di primo livello e ospedali di base e la chiusura di alcuni centri ospedalieri.

Salvemini ha precisato più volte che il “no” espresso dal partito di sinistra è un segnale molto forte che riapre una discussione che sembrava dovesse esser chiusa, polemizzando sulla funzione impropria ricoperta da un anno e quattro mesi dal consigliere regionale che non si sarebbe mai dovuto occupare del settore sanitario, di pertinenza di personale del settore, che lavora e vive il clima h24. Riferendosi in particolare al plesso ospedaliero della città di Molfetta, il cui ruolo è stato ridimensionato di gran lunga in quanto in prima istanza può contare solo su 76 posti in letto, a dispetto dei 101 precedenti ed in seconda istanza ha perso i reparti di immunologia, pediatria e cardiologia paradossalmente con la fine di lavori di ampliamento avviati in precedenza.
Senza dimenticare la cosa più importante che è appunto la salute, diritto universalistico, strettamente connessa al diritto di cura che non sempre viene messo tra le priorità dal governo italiano.
Successivamente il segretario regionale Bavaro contesta in primo luogo l’idea del presidente Emiliano che ha espressamente affermato che i partiti politici non si debbano occupare della questione sanitaria, per due diversi punti: il primo è che la battaglia del “no” non è combattuta unicamente per un singolo ospedale, ma per il ruolo del sistema ospedaliero che viene messo a repentaglio dalla chiusura di molti centri ed il secondo specifica la condotta della battaglia che viene definita di sistema. Sistema composto dal connubio di varie forze quali il decreto ministeriale 70, le linee guida di natura ragionieristica e la mobilità passiva che porta i pazienti a spostarsi fuori dalla regione per usufruire di cure di più alta qualità, facendo così diminuire la credibilità del sistema ospedaliera della regione che va incontro alla diminuzione di posti letto per le degenze.
Il partito Sinistra Ecologica e Libertà ha avanzato rimostranze da dicembre 2015, con la voce carismatica di Guglielmo Minervini, contestando i tagli indotti da Roma e chiedendo un confronto, in modo da non adottare come regolamento il piano di riordino che non ha rispettato il ruolo delle istituzioni e soprattutto il diritto inviolabile della salute. L’iter è continuato fino ai mesi di aprile e maggio in cui ci si era impegnati con la verifica della fattibilità degli emendamenti contando sulla collaborazione delle forze politiche e soprattutto dei cittadini pugliesi. Fino ad arrivare a settembre mese in cui il Ministero della Sanità ed Emiliano hanno comunicato il piano di riordino.
L’idea alla base non è equa in quanto non si può classificare il sistema ospedaliero in livelli poiché bisogna considerare le variabili legate ai tassi di natalità, alla condizione di salute degli anziani, alle varie esigenze della popolazione dei pazienti. Bavaro vede in tutto questo solo l’anticamera dello smantellamento, facendo un esempio pratico: come può il reparto di cardiologia essere chiuso? E’ il cuore pulsante di ogni reparto, considerando le problematiche legate al sistema cardiocircolatorio che è il file rouge di ogni apparato umano.
Infine il testimone è passato al consigliere regionale Borraccino che ha motivato nuovamente il veto posto al piano di riordino per motivi legati alla coscienza, in quanto a cuor leggero non può essere decretata la chiusura di ben 8 centri ospedalieri. Gli emendamenti proposti in sede di giunta sono stati ben 19, tra cui quello di non chiudere un ospedale nel territorio del nordbarese, emendamenti che non sono stati presi in considerazione poiché “non si può cambiare il regolamento”, facoltà che la giunta possiede ma che ha deciso di non esercitare in maniera approssimativa.
Il piano è improntato tristemente all’indebolimento del sistema sanitario pugliese pubblico a favore di un sistema sanitario pugliese all’insegna del privato, alternativa scelta ma non espressamente comunicata. Il segretario regionale grida a gran voce il suo “no!” nonostante sia consapevole di dover far fronte ad una maggioranza di centrosinistra che potrebbe intercorrere in una perdita di credibilità perché l’unico legame di fedeltà è quello legato al benessere dei cittadini, specificando l’assenza di un qualsivoglia interesse personale.
Terminata la conferenza, la platea ha risposto attivamente con interventi che hanno visto protagonisti un medico in pensione che ha appoggiato il coraggio del veto posto, schierandosi a favore della proposta di un ospedale nel nordbarese e ponendosi la problematica legata ai 600 posti letto promessi nell’ospedale di Andria che, all’epoca del governo Vendola, erano invece 360, schierandosi pro l’unificazione di più centri per migliorare le prestazioni da offrire ai pazienti.
Il secondo intervento è stato di Marta Pisani, presidentessa del Tribunale del malato di Molfetta che ha tenuto a specificare il ruolo basilare del diritto alla salute, più propriamente definito come diritto alla cura migliore che può essere fornita, strettamente legato al diritto alla vita che non può essere revocato da niente e da nessuno.
Pro la posizione del segretario regionale Bavaro inerente al ruolo indispensabile del reparto di cardiologia che non deve essere eliminato ma addirittura potenziato. Inoltre propone di rivalutare il ruolo della medicina territoriale che deve operare attraverso gli ambulatori che hanno una funzione preventiva per il decorso delle malattie e hanno un costo minore rispetto a quello delle degenze. Ultimo esponente del pubblico è stato Carlo Pasculli che fa tristemente notare la mortificazione del diritto alla salute messo in secondo piano rispetto ad un ideale di economia, improntato in maniera disonesta sull’area sanitaria, quando i dati certificati dal CENSIS mettono in chiaro che l’Italia è una delle nazioni che spende poco per la sanità. Dimostrazione lampante sono le lunghe liste di attesa che un paziente, che soffre anche di malattie considerate notoriamente gravi, deve affrontare.
Borracino conclude la kermesse di interventi auspicando che la Puglia esca finalmente dalla penalizzazione in cui è stata ingiustamente posta, con la speranza che le risorse predisposte per l’area sanitaria siano ben investite all’insegna della tutela del diritto alla vita proprio di ogni cittadino.

© Riproduzione riservata

Autore: Marina Francesca Altomare
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