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Scoppola: Don Tonino ubbidiente e libero
26 aprile 2003

Stamattina la Chiesa è stracolma di fedeli, curiosi, gente comune mischiata a coloro che sono abituati a parlare da un palco: politici e religiosi. C'è chi prende appunti, chi registra tutti gli interventi, chi fotografa. Si ha la sensazione che ognuno voglia strappare un ricordo, portarsi a casa un pezzo della storia del compianto vescovo sfuggito alla memoria popolare. Fermare un'icona da mettere nell'album dei ricordi, anche di chi non ha conosciuto il vescovo profeta.
Prende la parola Scoppola che analizza l'esperienza di don Tonino dal punto di vista storico. Il professore non ha conosciuto il vescovo di persona, ma l'ha scoperto da ciò che ha scritto e da ciò che su di lui è stato scritto. “La prima impressione che ho avuto – spiega – è stata quella di un sacerdote semplice e solare, ma la sua figura mi ha sin dall'inizio incuriosito. Ho così allargato il mio campo di studio, ho guardato l'ambiente in cui è vissuto: la Puglia del dopoguerra, gli studi fatti in una prospettiva di cambiamento. La sua partecipazione al Concilio. Mi è parso che don Tonino fosse in sintonia con Giovanni XXIII e ne avesse compreso l'intuizione che fosse necessario l'ascolto, il dialogo fra le varie realtà della Chiesa. Questo ritengo fosse il motivo ispirante del Concilio, dietro il quale non c'era tanto un progetto, quanto proprio un'intuizione”. Il suo rapporto con la chiesa e con i suoi dettami è definito da Scoppola con le parole di un intellettuale francese: “essere in piedi per servire meglio”, esprimendo così la sua capacità di coniugare il suo essere uomo e vescovo nella Chiesa.
Poi l'oratore passa velocemente in rassegna il Don Tonino sociale, “il piu celebrato” e lo scrittore “potente”, il comunicatore capace di coinvolgere anche i non credenti. Perché “come ricorda spesso il Card. Martini, c'è qualcosa di non credente in ognuno di noi e c'è un bisogno di fede anche in chi non si professa credente” e il Pastore parlava all'uomo.
Interessante il rapporto sottolineato da Scoppola di Don Tonino con la politica, “il Vescovo sottolineava la profonda spiritualità e il profondo spirito di servizio che deve ispirare i politici credenti, il bisogno di cultura per rispondere all'esigenza di progettare il futuro”. Poi l'oratore si lascia scappare un giudizio sulla situazione politica attuale definendo “ambigua la maggioranza di governo” e spontaneamente parte un plauso dal fondo della sala.
Quello che lo storico non ha trovato negli scritti di don Tonino, nonostante il suo impegno per la pace e la sua intuizione che la pace sia un problema di cultura, è il “non aver sottolineato l'importanza vitale di garantire politicamente un ordine internazionale precostituito, la cui valenza era stata già riconosciuta nell'enciclica Pacem in terris e con il discorso del Papa alle Nazioni Unite”.
“Oggi – conclude – la Chiesa deve confrontarsi con le sfide della modernità, non solo il problema della pace. I bagliori di questo pontificato volgono al termine, c'è una crisi di governo nella Chiesa, lo si vede nei documenti, non nei discorsi del Santo Padre. Occorre rivedere qualcosa e farlo alla luce dell'insegnamento e della testimonianza di Don Tonino”.
Michele de Sanctis jr.
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