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Scandalo del porto di Molfetta, rinviato a giudizio l'ex sindaco sen. Antonio Azzollini
11 novembre 2016

MOLFETTA – Rinviato a giudizio l’ex sindaco di Molfetta sen. Antonio Azzollini (foto) con altri 41 imputati per la presunta truffa da 150 milioni di euro, relativa alla costruzione del nuovo porto commerciale. Azzollini è anche coinvolto nel processo per il fallimento dell'ospedale ecclesiastico, Don Uva.

Fra gli imputati “eccellenti” anche l’ing. Vincenzo Balducci, responsabile unico del procedimento e di Giorgio Calderoni, procuratore speciale della CMC in qualità di direttore tecnico d'appalto, questi ultimi due furono arrestati (domiciliari) all’epoca e poi successivamente scarcerati. Coinvolto anche Giuseppe Domenico De Bari (detto Giusi),

Il processo dibattimentale, nel quale si sono costituiti parte civile il Comune di Molfetta e la Regione Puglia, si svolgerà il 1 marzo 2017, con la speranza che si eviti il rischio di prescrizione che invece incombe su un altro scandalo di Molfetta, quello edilizio che vede coinvolto l'ex dirigente dei Lavori pubblici del Comune ing. Rocco Altomare.

La decisione è del GUP (giudice delle indagini preliminari) del Tribunale di Trani, dott. Francesco Messina, prosciolto solo un imputato fra cui l’ex segretario generale del Comune Michele Camero, mentre per altri 2 le posizioni sono state stralciate e inviate alla Procura della Repubblica a causa di vizi procedurali e quindi eventuale decisione in merito con possibile nuova richiesta di rinvio a giudizio.

I lavori, che sarebbero dovuto costare 72 milioni di euro, erano quasi raddoppiati fino quasi 150 milioni (147 per l’esattezza) con l’impegno economico richiesti alla Regione e allo Stato. Secondo l’accusa una parte di queste somme sarebbe stata utilizzata per assestare il bilancio comunale del Comune di Molfetta.

Questi i reati contestati, tra gli altri, a vario titolo: associazione per delinquere, abuso d'ufficio (tentato e consumato), falso, omissioni d'atti d'ufficio, frode in pubbliche forniture, danneggiamento, minaccia a pubblico ufficiale, violazioni della normativa ambientale, del testo unico sull'edilizia, del codice del paesaggio e della disciplina speciale per la bonifica da ordigni bellici. Insomma, a causa della presenza degli ordigni bellici, i lavori del porto non sarebbero dovuti mai inziare.

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