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Rubato a Bari il busto in bronzo di don Tonino Bello, servo di Dio di Molfetta
12 giugno 2016

BARI – Rubato il busto in bronzo di don Tonino Bello  dalla Parrocchia Sant’Enrico di Bari nella zona del Villaggio Trieste. Ne dà notizia il quotidiano “La Gazzetta del Mezzogiorno” di questa mattina (nella foto della “Gazzetta” l’immagine del busto e la sua base vuota dopo il furto).

Il furto è avvenuto nelle ore notturne  fra giovedì e venerdì, quando ignoti hanno portato via sia il busto sia la targa di bronzo con il nome del servo di Dio, che fu vescovo di Molfetta.
Le telecamere hanno registrato solo alcune ombre e la presenza di un furgoncino sul quale è stato caricato il busto realizzato nel 1998 dallo scultore barese Franco Melonascina e costato alla comunità parrocchiale  6 milioni di lire dell’epoca.
I malviventi, che non hanno rispetto nemmeno per i santi, probabilmente lo utilizzeranno per fonderlo e ricavare il bronzo da vendere al mercato nero, come hanno fatto con molte opere trafugate nelle città e perfino nei cimiteri.

Costernato il parroco don Giorgio Lionetti per il quale l’opera ha un valore soprattutto spirituale e anche sentimentale, tenuto conto che don Tonino è stato in quella parrocchia per due volte nel 1991 in occasione del massiccio sbarco di albanesi dalla nave Vlora e nel 1992 per celebrare la messa delle cresime.
Dopo ben 16 anni, alcuni ladri hanno provocato un danno spirituale più grande di quello materiale, pur consistente. Ora il parroco don Giorgio fa appello ai ladri perché l’opera venga restituita (appello al quale ci uniamo anche noi, pur sapendo che resterà, purtroppo, inascoltato), ma, in alternativa sta pensando, in collaborazione con il vescovo di Molfetta mons. Domenico Cornacchia, che farà visita alla parrocchia in settembre, di sostituirlo con una copia in gesso, per evitare nuovi possibili furti.

La notizia ha suscitato molto clamore a Molfetta soprattutto per un gesto riprovevole che lascia l’amaro in bocca, soprattutto perché il vescovo in odore di santità, aveva avuto parole di comprensione anche per chi è costretto a delinquere per necessità: indimenticabile la sua lettera al «caro fratello ladro», Massimo, uno zingaro ammazzato da un metronotte, morto in solitudine, solo il vescovo volle andare a trovare al cimitero.

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