Recupero Password
Rischio idrogeologico, una guerra infinita di arroganza: il Comune ricorre alla Cassazione contro il TSAP
24 marzo 2012

MOLFETTA - L’arroganza non ha fine. Il Comune di Molfetta ricorre in Cassazione contro la sentenza n.19/12 del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche (TSAP) che aveva rigettato il ricorso promosso dal Comune di Molfetta contro la perimetrazione del Piano di Assetto Idrogeologico dell’Autorità di Bacino (AdB). La decisione era stata adottata anche in base alla perizia del consulente tecnico d’ufficio ingaggiato dal TSAP, il prof. Maurizio Giugni dell'Università degli Studi Federico II di Napoli che aveva riconosciuto «accuratezza ai dati assunti dall’AdB». Perciò, il giudice non aveva potuto«ribaltarne i risultati, né assumere sua sponte altri o differenti parametri, sì da sostituire il proprio giudizio alla valutazione complessa e articolata dell’AdB».
La stessa sentenza considerava il PAI (nella foto sovrapposto al Prgc) «rigoroso e molto cautelativo» perché «destinato non a fotografare una situazione, ma a governarla anche per il futuro». Infatti, a Molfetta il rischio inondazioni è concreto, aggravato dall’obliterazione, dalla deviazione e dall’impermeabilizzazione delle lame e delle relative fasce fluviali e di rispetto (75 + 160 metri dall’alveo).
Persino il prof. Enrico Larcan, ordinario del Dipartimento di Ingegneria Idraulica, Ambientale, Infrastrutture Viarie e Rilevamento, del Politecnico di Milano,luminare in campo internazionale e consulente del Tribunale di Trani ha giudicato ineccepibile il Pai dell’AdB, e, guardando la situazione attuale, ha intuito la gravità del rischio idrogeologico a Molfetta, aggravato dalla linea ferroviaria e dalla SS 16bis. Per di più, come ha spiegato il dott. Guglielmo Facchini in un’intervista a Quindici pubblicata sul numero di marzo in edicola, il prof. Larcan ha auspicato che si provveda urgentemente a stappare i tombini ostruiti e a demolire i manufatti che ostruiscono il deflusso delle acque in caso di piena, prima che a Molfetta accada l’irreparabile con possibile perdita di molte vite umane.
Ai deliri di onnipotenza non possono essere posti limiti. Era un diritto del Comune di Molfetta ricorrere contro la sentenza del TSAP, ma perché insistere con arroganza e ottusità politica a scapito della salvaguardia della collettività?
La sentenza del TSAP aveva indirizzato il Comune di Molfetta verso una nuova prospettiva: la valorizzazione e il miglioramento della qualità ecologica e paesaggistica. Al di là dei proclami propagandistici, non è la rivalutazione e ottimizzazione delle aree verdi una delle priorità dell’amministrazione Azzollini.
Il sindaco senatore Antonio Azzollini è ancora convinto che l’AdB abbia agito per attuare una ritorsione politica? Stessa considerazione per il TSAP? Azzollini non ammette la sconfitta, ma proprio questa prepotenza politica potrebbe essere il segno e il frutto di una disfatta lenta e bruciante.
Il TSAP ha certificato una situazione disastrosa e drammatica che, però, inficia il programma edilizio, urbanistico e finanziario azzolliniano. Perciò, Azzollini vuole (e deve) imporre la pianificazione urbanistica del Comune per salvare, in particolare, il Pip, il comparto 21 (autoporto), necessario al nuovo porto commerciale, tutti gli atti amministrativi a firma dell’ing. Rocco Altomare (tra cui le cartografie dell’adeguamento del Prgc al Putt/p e del Piano dell’Agro), oltre al Consorzio Asi, obbligato dalla sentenza a rivedere i vari permessi di costruire concessi in zona ad alta pericolosità idraulica.
Sarebbe bastato un po’ di buon senso, ma l’amministrazione Azzollini preferisce correre da sola, con i suoi uomini e i suoi interessi politici e, a questo punto, anche finanziari. Dimenticando, ad esempio, che secondo il D.Lgs. n.279/00 (Interventi urgenti per le aree a rischio idrogeologico molto elevato), poi convertito nella Legge n.365/00, il Comune di Molfetta è al 59esimo posto nella tabella dei Comuni italiani con situazioni di rischio idrogeologico molto elevato (su 101 Comuni individuati).
Un refresh, per chi lo avesse dimenticato, anche perché negli ultimi dieci anni l’urbanizzazione selvaggia e la speculazione edilizia hanno peggiorato la situazione idrogeomorfologica di Molfetta, come più volte denunciato dalle associazioni locali, tra cui Legambiente, e dai partiti Pd, Sel e Rifondazione Comunista. Basti pensare ai nuovi comparti di espansione residenziale (quelli dall’1 al 12, alle spalle dell’ospedale tra via Terlizzi, la SS 16bis, la strada vicinale del Mino e via Berlinguer) su Lama Martina-Cupa o ai nuovi capannoni edificati del Consorzio ASI o della zona industriale su Lama Marcinase o sui suoi affluenti (tutti acque pubbliche).
Se la Cassazione dovesse accogliere il ricorso del Comune (con qualche “santo” in “paradiso”), Molfetta sarebbe condannata a un disastro umano e ambientale in caso di un’onda di piena su Lama Marcinase e affluenti, su Lama Le Sedelle (urbanizzata nell’area di Ponente) e su Lama Martina-Cupa. A qualcuno, forse, conviene così.
 
© Riproduzione riservata
 
Autore: Marcello la Forgia
Nominativo
Email
Messaggio
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""



Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2024
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet