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Ricostruzione critica del federalismo meridionale
01 settembre 2008

NAPOLI - 1.9.2008 I temi del federalismo, dell'autonomia, dell'autonomismo e del regionalismo sono stati costantemente presenti nel dibattito politico-istituzionale italiano, ma l'interesse storico-critico nei loro confronti è stato quasi sempre ridotto ed oggetto di diffidenze. La ragione di ciò deve essere ricercata anche nell'“ostinata sopravvivenza della mitologia risorgimentale”, incentrata sull'esaltazione del modello statuale romano, in base al quale i termini “unità” e “Stato centralizzato” sono stati identificati politicamente e giuridicamente, sino a farli divenire sinonimi. A partire da questo paradigma giuridico-politico, le istanze autonomiste, regionaliste e federaliste, insieme alle corrispettive ricerche storiografiche, sono state bollate come eretiche in quanto considerate una minaccia all'unità politica del Paese. Non è un caso che “la figura del nostro massimo pensatore federalista del XIX sec., Carlo Cattaneo (foto), sia rimasta troppo e troppo a lungo 'fuori fuoco', rispetto ai campi d'indagine di volta in volta di moda e più frequentati”, marginalizzando, così, le tesi dei “vinti”, che avevano inteso perseguire il comune ideale risorgimentale dell'unità nazionale contemperandolo con i valori della democrazia, della partecipazione e dell'autonomia. Solo negli ultimi decenni, pur rimanendo un campo di studi minoritario, il pensiero di Carlo Cattaneo è divenuto oggetto di disamine storiografiche e base di riflessioni teoriche da parte di studiosi autorevoli. Tuttavia, se si è assistito ad una rinascita degli studi su Cattaneo “sostanzialmente in ombra è, invece, rimasta la scuola di Cattaneo”. Sebbene Gastaldi, sulla base di alcune ricerche incompiute di Pier Carlo Masini, abbia posto, in un suo intervento del 1989, l'esigenza di indagare più a fondo il tipo di ricezione cattaneana di volta in volta attuata, è significativo il fatto che egli, in quella occasione, non abbia annoverato tra gli esponenti della scuola di Cattaneo due eminenti intellettuali meridionale, quali Napoleone Colajanni e Gaetano Salvemini, che pure si richiamarono direttamente alla lezione del pensatore lombardo e dei suoi discepoli settentrionali. Questa esclusione è significativa, in quanto essa rivela una tendenza di fondo della storiografia sul federalismo: quella di non mettere sufficientemente in risalto il contributo che il pensiero politico meridionale postunitario ha offerto alla riflessione intorno ai temi dell'autonomia, del regionalismo e del federalismo. Tale tendenza ha contribuito a generare l'idea che “il federalismo sia stato solo l'espressione di correnti di pensiero del Nord”. Solo negli ultimi anni, in concomitanza con l'attuale dibattito politico-istituzionale, si sta assistendo ad una graduale riscoperta della tradizione federalista meridionale postunitaria. Sulla base dei recenti contributi storiografici prende le mosse il presente saggio, che intende offrire una quadro sintetico della tradizione federalista meridionale postunitaria, per sottolinearne gli spunti di riflessione critica in essa presenti. Salvatore Lucchese
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