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Restiamo umani, il potere della parola
15 dicembre 2016

Perché scriviamo, raccontiamo, inventiamo? A cosa ci serve? La capacità di produrre segni accomuna gli uomini e li rende simili al di là delle lingue, delle etnie, delle religioni e delle appartenenze territoriali. La parola è un segno ancora tutto da scoprire: che rivela un gesto semplice, istintivo, che però stiamo imparando a dare per scontato, oppure a caricare di roba inutile. L’uomo che scrive non è soltanto l’artista, l’intellettuale, né il personaggio famoso; è sempre e prima di tutto un uomo. Per rispondere a questa e altre domande nel corso del corrente anno scolastico gli alunni del IISS Ferraris di Molfetta incontreranno scrittori e si confronteranno con loro su queste e altre tematiche. “Restiamo umani” il titolo scelto per il nostro ciclo di incontri, nel significato di umanità e condivisione; un invito a restare uniti in un momento storico di grandi cambiamenti sociali ed economici. Le tematiche affrontate saranno: diritti umani, con particolare riferimento alla questione dei migranti, valore del ricordo e dell’incontro nella costruzione del sè e rispetto della diversità. Gianni Mattencini, Leonardo Palmisano, Andrea Martina saranno alcuni degli scrittori con i quali i ragazzi dialogheranno nel corso dell’anno. Tutti gli incontri vedranno protagonisti un gruppo di studenti che coordinati da Clara Spagnoletta hanno costituito all’interno della scuola un circolo di lettori, con l’obiettivo di leggere insieme, di incontrarsi e confrontarsi su quelli che sono i contenuti del libri letti. Analisi, riflessioni e domande troveranno risposta nel dialogo con l’autore. Incontrarci ci ha fatto comprendere quanto sia importante che l’opera possa essere vista e interpretata come un atto di necessità. Il perché lo fai è spesso un mistero, qualcosa di meraviglioso e ancestrale. Questa condizione di necessità oggi troppo spesso si perde quando ci facciamo soffocare dalle sovrastrutture, quando siamo sedati dalla giostra mediatica e ci allontaniamo dall’umano. È per questo che le nostre “Libere-menti” hanno sentito bisogno di credere nel potere della parola, del segno, sopra ogni banalizzazione della realtà, al di là di ogni difficoltà.

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