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Quel motopesca di Molfetta che trafficava droga con l’Albania, 4 molfettesi arrestati: resi noti altri particolari sull’operazione “Blue box” della Finanza
21 novembre 2020
MOLFETTA
- Il motopeschereccio "Tonia" salpava di notte dal porto di Molfetta diretto nelle acque internazionali davanti alle coste dell’Albania e del Montenegro. Appena giunto in zona, disattivava l’impianto satellitare Ais, un sistema di controllo per la sicurezza dei pescherecci in mare.
Ma l’equipaggio (composto da
Vito Mezzina
, detto il “notaio” di 56 anni,
Antonio Biase
, 43 anni,
Benito Gadaleta
, 48 anni, tutti di Molfetta) non sapeva che i finanzieri del Reparto aeronavale avevano piazzato delle microspie a bordo e ascoltavano tutto, anche le comunicazioni per l’acquisto di droga dagli albanesi. Le intercettazioni hanno confermato che lo scambio di droga avveniva in mare e, una volta contati i sacchetti contenenti stupefacenti, l’imbarcazione ritornava nelle acque italiane dirigendosi al porto di Bisceglie, dove trovava in attesa alcune auto, nei cui doppifondi la droga veniva nascosta. Le vetture venivano parcheggiate in un’autorimessa di Bisceglie, che era la base dello spaccio, per essere poi smerciata nelle piazze di Bari, del nord barese e di Foggia. Secondo l'accusa, a capo dell’organizzazione c’erano
Girolamo Cuocci
, 40 anni, residente aa Bisceglie e agli arresti domiciliari (dai quali avrebbe diretto il traffico) e suo padre
Giuseppe Cuocci
di 64 anni, detto “Pinuccio U’ Molfettese”, già coinvolto in passato in altre operazioni. Sono questi gli altri particolari dell’operazione “Blue box” (dal nome dell'impianto satellitare disattivato) della quale
“Quindici” ha dato notizia venerdì
. Le indagini coordinate dal Pm
Ettore Cardinali
della Direzione Distrettuale antimafia di Bari, hanno portato alla scoperta del traffico internazionale di droga e hanno portato all’arresto di Giuseppe Cuocci e Vito Mezzina, oltre ad Antonio Biase e Benito Gadaleta ai domiciliari e di altre 11 persone coinvolte nel traffico. Sono stati anche sequestrati 709 chilogrammi di marijuana, 1.036 di hashish e 333 grammi di cocaina, oltre a beni immobili, mobili, fra cui il peschereccio e rapporti finanziari per 3,5 milioni di euro.
Queste le accuse per le 28 persone complessivamente indagate, a vario titolo, per i reati di produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope aggravata dalla transnazionalità, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, spendita e introduzione nello Stato di monete falsificate, trasferimento fraudolento di valori e ricettazione, di cui 15 destinatarie di misura restrittiva.
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