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Primarie presidenza centrosinistra alla Regione Puglia: l'assessore regionale Guglielmo Minervini di Molfetta annuncia ufficialmente la sua candidatura
25 luglio 2014

MOLFETTA - Ci sono. Se ci siamo. Con queste parole l’assessore regionale Guglielmo Minervini (foto) ha annunciato ufficialmente su Facebook la sua candidatura alle primarie del centrosinistra per la presidenza della Regione Puglia. Un problema in più per l’ex sindaco di Bari Michele Emiliano, che avrebbe preferito essere il candidato unico del centrosinistra, ma che dovrà confrontare con ben 5 avversari, oltre a Minervini, è probabile che saranno in campo anche l’ex assessore regionale, ora deputata europea Elena Gentile, con l’uomo di Nichi Vendola, il senatore Dario Stefàno presidente della Giunta delle autorizzazioni a procedere (quella che deciderà anche sulla richiesta all’uso delle intercettazioni per lo scandalo del porto nel quale è indagato), l’ex segretario regionale del Pd Sergio Blasi e l’outsider Vito Pertosa, imprenditore gradito al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che potrebbe far tramontare definitivamente le speranze di vittoria di Emiliano.
Ma affronteremo in seguito questa situazione.

Tornando a Guglielmo Minervini, riportiamo testualmente le sue parole di annuncio e motivazione della candidatura:

«Ci sono. Se ci siamo. Ne sono sempre stato convinto.
O la politica è cambiamento o è potere.
O serve a sfidare il futuro o si piega a gestire il presente.
O mette in gioco energie nuove o si limita a regolare interessi esistenti.
Quasi dieci anni fa, questa esperienza di governo fu accompagnata da una straordinaria speranza.
Fu il sussulto di un popolo che tornava a credere nella possibilità di... farcela.
Un pezzo di Sud che si rimetteva in piedi per riprendersi il proprio destino.
Nichi fu l'interprete questa sfida straordinaria, eccezionale.
La sfida di un governo che tornava ad agire il cambiamento, rompendo gli schemi, uscendo dalle righe.
Un governo con la missione di perlustrare l'inedito.

Per me ogni giorno di questi anni è stato un giorno di sfida.
Un corpo a corpo con l'esistente.
Il cambiamento non è un pasto gratis.
Costa fatica. Immensa.

In mezzo, in questi anni, ha fatto irruzione la crisi.
Siamo entrati in un mondo e ci siamo ritrovati in un altro mondo.
Tutto è entrato in ballo.
L'era della infinita dissipazione delle risorse si è conclusa sotto i nostri occhi e ci siamo ritrovati improvvisamente nel tempo della scarsità.

La sfida del cambiamento è diventata ancora più ineludibile.
Aiutare la Puglia a ritrovare il suo posto in un mondo che sta vertiginosamente cambiando. Profondamente, radicalmente.

Governo del cambiamento significava guardare in faccia la crisi.
Cogliere non solo i problemi ma anche le opportunità.
Mentre l'Italia chiudeva gli occhi, noi abbiamo scelto di tenerli ben aperti.

La Puglia di oggi è diversa da quella di prima.

Arriva il tempo del bilancio.
Nei prossimi mesi diremo insieme quello che avrebbe potuto essere e quello che è stato.
Diremo anche degli errori, delle contraddizione e delle omissioni.
Faremo bilancio vero, senza omissioni.
Per capire e andare oltre.
Resta il fatto che, luci e ombre, la Puglia che abbiamo dinanzi è una Puglia più fiera, più consapevole, più responsabile di se.

E' una Puglia che piange di meno ma ha imparato a darsi da fare. Che attende meno e intraprende meglio.
E' una Puglia che finalmente ha capito che la risposta alla sua domanda di futuro deriva dalla capacità delle persone di dare valore (non sprecarlo) alle risorse che abbiamo.
La sfida è proprio questa: cambiare la Puglia partendo dalla Puglia, non da Roma o da Bruxelles.
Siamo qui e qui vogliamo sentirci protagonisti del mondo che sta nascendo.
Non ci sentiamo più nel posto sbagliato.

Non tutto ha funzionato in questi anni.
Al contrario.
Ma ho capito quando le cose funzionano, quando le politiche pubbliche hanno efficacia.
Non quando eroghi tante risorse, fai bandi, emetti regolamenti, approvi leggi.
Quelli sono solo strumenti. Spesso intossicati.
Le politiche generano cambiamento quando innescano processi che mettono al centro il protagonismo delle persone, le loro energie.
Quando costruiscono relazioni e generano fiducia.

Le politiche che cambiano la realtà sono quelle che non guardano i cittadini dall'alto in basso. Quella è conservazione. E' la vecchia logica del potere. Sono un inganno.

Le politiche che funzionano sono quelle che cedono potere ai cittadini.
Se vuoi attivare un cambiamento reale devi cedere potere, devi liberare le energie diffuse.

Esce dalla crisi un popolo non un'istituzione, ce la può fare una comunità non un leader.

Una politica che agisce il cambiamento redistribuisce il potere ai cittadini non si limita a concentrarlo su di se.

Questo è il punto di rottura più profondo.

Tra vecchio e nuovo.

Tra una politica chiusa su se stessa, tutta ceto e apparato, e una che si misura con l'innovazione. Perché è credibile. Perché non tradisce.

E che nell'innovazione porta il suo patrimonio di valori.
E per me l'innovazione non è incolore, dentro mi porto tutta la fame e sete di giustizia sociale e di cura della terra che covo da sempre. Radicale.

C'è solo un modo per chiudere questa stagione rilanciando.
Sognare ancora.
Avvertire che è tempo di cambiare il cambiamento.

Passare da buone politiche condivise a un'idea di governo condiviso, allargato.
Di strada.
Che guardi in faccia i problemi, anche quelli più aggrovigliati, anche l'Ilva, e veda innanzitutto una comunità.

Ci sono.
Con tutte le mie fragilità, ci sono.
Ho un sacco di debolezze, mille difetti, alla mia età arrossisco ancora e non so mentire.
E mi ritrovo sempre a mani nude.

Non chiedetemi chi ho dietro. Lo dico subito: nessuno.
Lo confesso, sono una frana.
Conosco il potere, lo frequento da parecchio ormai, ho sviluppato i miei anticorpi e ho imparato a domarlo.
Non ho apparati, non ho gruppi di interesse, non ho strutture organizzate.
Sono debole, se volete nella vecchia logica.
Dunque sono libero.
Libero di agire su quel territorio sconfinato in cui le cose riacquistano un senso autentico e le persone possono ritrovare il filo e rigenerare una passione.
In fondo il vero potere è far scattare la molla del cambiamento in un popolo.
Quella è energia potente.

Non ho nessuno dietro.

Ma sento di avere tantissimi accanto.
Che avvertono lo stesso fremito di speranza, il bisogno di non dissipare questo patrimonio preziosissimo, di riacciuffare buone ragioni per battersi per uno scopo giusto.
Sento che c'è una domanda di partecipazione matura al cambiamento che va oltre l'ammirazione del carisma del leader per spingersi fino al protagonismo di ciascuno.
La Puglia cambia davvero, fa il salto, se ciascuno partecipa al suo cambiamento.
La Puglia è di quelli che la fanno.
Nonostante le difficoltà.

Ora che le mie condizioni di salute, quelle che mi hanno fatto camminare sul cornicione della vita lasciandomi in dono uno sguardo diverso, finalmente disincantato, sulle cose della politica, me lo consentono, posso dirlo:

ci sono per provare a spingere oltre il governo della nostra regione ma a patto che ci siamo.

A patto che riemerga il popolo della buona politica, del governo limpido e trasparente, della Puglia possibile.

Non avrebbe senso aggiungere al palcoscenico un altro io solitario.
La vera sfida è mettere in gioco la spinta di un noi.
Vitale, appassionata, intelligente.
Che sa dove vuole andare.
Molto meglio di tutte logiche di potere.

Non sarà un cammino facile.
Sarà una strada tutta in salita.
Che comincia di qui.
Da ciascuno di voi.
Anche da un click
».

© Riproduzione riservata

 

 

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