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Piano di riordino e ospedale di Molfetta: gli appelli della Consulta Femminile, del Tribunale del Malato e di Cittadinanzattiva
12 giugno 2012

MOLFETTA - Dopo l’incontro dello scorso giovedì sulla seconda fase del Piano di rientro ospedaliero della Regione Puglia, che investirà anche il Presidio Ospedaliero “Don Tonino Bello” di Molfetta, la Consulta Femminile di Molfetta rivolge un «fermo appello» alle istituzioni per l’esecuzione del Piano di riordino ospedaliero (al presidente della Regione Puglia, del Consiglio Regionale e del Consiglio Comunale di Molfetta, all’assessore alla Sanità della Regione Puglia, al sindaco di Molfetta, all’assessore regionale Guglielmo Minervini e al consigliere regionale Antonio Camporeale).
La Consulta, difendendo il diritto alla salute di tutti come valore fondamentale di una società civile e solidale, chiede che «rimangano tutelate le funzioni vitali e di qualità dei servizi essenziali del Presidio Ospedaliero di Molfetta a salvaguardia di un efficace sistema sanitario regionale e nell’interesse inalienabile della salute dell’utenza, vadano razionalmente distribuiti i servizi sul territorio per una rete ospedaliera diffusa onde evitare all’utenza disagi dannosi per la salute e siano rispettati i piani di investimento già realizzati e pienamente funzionanti per scongiurare inutili sprechi, nella logica di un risparmio razionale».
Un appello rivolto «indistintamente» a tutti gli schieramenti politici affinché «in prospettiva, superando le divisioni ideologiche, arrivino al raggiungimento di un obiettivo comune per una soluzione condivisa che tenga conto della portata sociale del servizio sanitario, nel rispetto del contenimento della spesa sanitaria pubblica».
 
Presa di posizione anche del Tribunale del Malato di Molfetta. Rivolgendosi alle stesse istituzioni della Consulta Femminile, «nello spirito statutario della tutela dei più deboli, dopo attento esame del piano di riordino, rileva che, nel ridimensionamento dei reparti nell’ospedale di Molfetta, non si è adeguatamente tenuto conto della mappa dei servizi sul territorio».
Perciò, chiede che «al di sopra delle logiche gestionali, pur tenendo conto della revisione della spesa, non ci siano tagli lineari e automatici, ma si salvaguardi la qualità del sistema al fine di preservare le prestazioni essenziali ai cittadini». Rivolge, quindi, un appello a tutte le istituzioni «perché s’intervenga con equilibrio, di modo che i reparti siano spalmati su un’area accettabile per l’utenza che, ricordiamo, copre una popolazione di 250mila abitanti comprensivi delle città limitrofe». Infatti, «solo disegnando un’adeguata rete dei servizi assistenziali, si può assicurare ai cittadini il diritto inalienabile alla salute».
 
Entrambi gli interventi sono stati letti nel Consiglio comunale straordinario e monotematico di ieri sugli effetti della seconda fase del Piano di riordino ospedaliero sul presidio di Molfetta. A breve Quindici renderà un dettagliato resoconto di quanto accaduto in aula consiliare, dalle vacue speculazioni politiche (con l’attacco strumentale a Quindici) all’accordo politico raggiunto tra maggioranza e opposizione, poi padronalmente rigettato dal sindaco Antonio Azzollini.
 
Infine, non è mancato l’apporto civile di Cittadinanzattiva. «Per quanto ci riguarda, non avendo mai sostenuto la necessità dell’ospedale sotto casa, ribadiamo la richiesta, già avanzata, di lasciare inalterata la presenza dei reparti nel nostro ospedale, pur con le debite riduzioni. Non è una richiesta onerosa, perché abbiamo accettato la riduzione a 98 posti letto. Accettiamo la riduzione convinti che più dei posti letto, conta l’uso razionale degli stessi - si legge in un comunicato -. Conosciamo molti paesi con oltre 10 posti letto (ovviamente ogni mille abitanti) che non offrono grandi servizi, paesi invece, con solo 3 posti letto, offrono servizi di grande prestigio (come Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna)».
«La nostra richiesta di lasciare l’esistente presente nell’ospedale vuole essere anche un giusto riconoscimento nei riguardi dell’opera Pia di carità e spedalità di Molfetta che fece erigere l’ospedale su proprio suolo, incaricando l’architetto Sergio Mezzina della progettazione e della direzione dei lavori - continua il comunicato -. Il vecchio ospedale dell’opera Pia aveva molti reparti ivi compreso l’ostetricia, servendo un territorio molto ampio. Non va dimenticata la secolare storia ospedaliera di Molfetta».
«Se la Regione vorrà lasciare i tre posti aggiunti (adesso siamo a 101), potrà usarli per mantenere in piedi anche l’UTIC. La cittadinanza ha atteso oltre 10 anni per vederlo realizzato, non possiamo sopprimerlo. Non crediamo invece nella costruzione di un nuovo ospedale con 450 posti, crediamo invece nell’uso dell’esistente, diviso in blocchi specialistici, sotto una direzione attenta e capace - conclude la nota stampa -. Ci auguriamo che quanti hanno la possibilità di intervenire, faranno quanto in loro potere, perché l’ospedale rimanga con tutti i reparti esistenti, fino all’arrivo del nuovo grande ospedale».
 
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