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Pensione e depressione: cosa fare per non andare in down
07 maggio 2018
Nell’immaginario del lavoratore medio c’è la pensione, lo smettere di lavorare, il liberarsi dagli impegni quotidiani, eppure non tutti si godono l’agognato congedo nel modo migliore. Il sogno idilliaco, una volta realizzato ci si rende conto che era stato solo idealizzato. Avere tempo libero, non avere orari o responsabilità per molti non rappresenta la sensazione di una rinascita, ma di solitudine e confusione. Questo avviene innanzitutto perché non si può più continuare a fare quello che si è fatto tutta una vita, quello che dava un ruolo, che per molte persone faceva parte della propria identità. Questo vale specialmente per chi ha messo la propria attività lavorativa al centro di tutto, della propria quotidianità e dei propri pensieri. Per queste persone, donne o uomini, non cambia solo la routine giornaliera, ma sembra cambiare anche la vita in generale. Tutto questo si può tradurre in casi di lieve tristezza, fino ad arrivare a sensazioni di scarsa autostima, inutilità e, nei casi più critici, depressione.
Depressione da pensione
La “depressione da pensione” rientra nelle forme di depressione “reattiva” cioè causata dal sopraggiungere di un preciso avvenimento esterno per la persona impattante, come una separazione, un lutto, la scoperta di una malattia. La persona cade in uno status di profonda tristezza e apatia e finisce col perdere interesse per le cose che gli stanno intorno e per se stessa. Mancano quindi le energie per affrontare la giornata e si arriva anche a svalutare se stessi. Il senso di inutilità e di non poter far nulla determina il cattivo umore e ogni cosa diventa più difficile e insormontabile del previsto. Le conseguenze possono essere molto gravi, anche drammatiche. Se quindi ci si rende conto che si è in depressione o che un proprio caro lo è, è bene intervenire con tempestività con sedute psicologiche.
Come prendere la pensione con la giusta positività
La prima cosa da fare è rendere le aspettative del proprio pensionamento realistiche e concrete, senza lasciare il pensiero troppo vago. É bene progettare le cose almeno per i primi mesi, per non ritrovarsi spaesati. É ovvio che non si pianificherà ogni aspetto della vita, ma solo le cose principali. Quindi ci si potrà iscrivere a qualche corso artistico o sportivo, si potrà stabilire il bridge del venerdì sera, un viaggio ma alla fine ci si dedicherà anche a cose, ovviamente, non programmate. Se si è ben disposti capiteranno continuamente cene fra amici, qualche passeggiata nella natura, il gioco alle
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durante qualche serata etc. e chi più ne ha più ne metta. La cosa importante è pianificare queste attività e farle anche se non se ne ha poi tanta voglia, perché all’inizio meno si fa, meno si farebbe.
Che cosa fare
É bene meditare e concepire che l’addio al mondo del lavoro coincide realmente con l’avere maggior tempo libero per se stessi e per le proprie passioni: quindi bisognerebbe pensare a tutto quello che si è trascurato negli anni, come amici, hobby, lettura, giochi online etc. Il pensionamento va considerato come un premio dopo anni di fatiche, un meritato riposo quindi e non come la fine della propria utilità nel mondo. Le cose che si possono fare per sentirsi utili, ed esserlo realmente, sono tante: si possono aiutare i familiari o si può entrare in contatto con le associazioni di volontariato. Il pensionato perfetto dovrebbe approfittare del tuo tempo libero per partecipare alle occasioni ludiche che gli si presentano e parlare con il mondo, dedicandosi finalmente a se stesso.
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