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Nuovo Pip e rischio idrogeologico, guerra tra Comune e proprietari delle aree: il tribunale delle acque dà torto al sindaco
05 giugno 2010

MOLFETTA - E’ guerra tra il Comune di Molfetta e i proprietari delle aree soggette ad esproprio della terzo Pip (ampliamento zona artigianale), che sarebbero ad alto rischio idrogeologico.
Il loro portavoce, Dr. Guglielmo Facchini, con una lettera a “Quindici”, smentisce il comunicato dell’amministrazione comunale sull’ordinanza del Tribunale superiore delle acque pubbliche, bollandolo come propaganda politica.
Intanto sarebbe «in itinere – dice Facchini - la segnalazione ovvero la denuncia alla magistratura, relativa al lavoro del Prof. Orazio Giustolisi autore dello studio pagato profumatamente dal Comune di Molfetta con i soldi dei cittadini».

Secondo Facchini, il Comune di Molfetta, contrariamente a quanto affermato, ha perso la causa al Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche di Roma. Il Comune aveva chiesto inutilmente nel luglio 2009, l’annullamento del PAI in vigore dal 20 aprile 2009 e che si rifiuta di riconoscere vero.
«Il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche di Roma ha respinto la richiesta di annullamento del PAI e non ha affatto accettato lo studio del Prof. Giustolisi Orazio consulente del Comune di Molfetta – aggiunge Facchini.
Con sua ordinanza emessa il giorno 26/05/2009, finalmente il Comune di Molfetta è stato condannato dal Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche di Roma, a sedersi allo stesso tavolo con l’Autorità di Bacino della Regione Puglia il 20/06/2010 per la prima volta, per prendere visione dell’aggiornamento del PAI da essa elaborata ed approvata con delibera del comitato istituzionale n. 11 del 20/04/2009 e metterla a confronto con lo studio del Prof . Orazio Giustolisi, il quale studio, mi ripeto, non è stato affatto accettato.
Dagli atti intercorsi tra AdB e Comune di Molfetta risulta che tutti gli inviti rivolti in precedenza dalla predetta autorità al Comune di Molfetta di condividere il PAI, sono rimasti sempre inascoltati, con i tavoli delle sedute andati deserti in tutti questi anni.
Il Comune di Molfetta dopo ripetuti inviti rivolti non ha mai inviato un suo rappresentante presso l’AdB, ritenendola autorità di fatto subordinata e al servizio delle pubbliche amministrazioni comunali.
Il Comune di Molfetta ha ritenuto sufficiente uno studio sul rischio idraulico del nostro territorio alquanto discutibile, privo secondo l’AdB di qualsiasi fondamento scientifico.
Il Comune di Molfetta ha prima detto che lama Scorbeto non è una lama, poi ha presentato il progetto del canalone del Gurgo di deviazione delle acque di questa lama, il cui progetto è in fase iniziale, poi solo in data 12/04/2010 in tutta fretta, come estremo tentativo ultimo di salvarsi, ha presentato al Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche di Roma uno studio “ad usum Delphini,” redatto dal professor Orazio Giustolisi, affermando che l’Autorità di Bacino avrebbe sbagliato i calcoli.
Ad una lettura più attenta di questo studio, si scoprono tutti gli artefatti mal riusciti, studiati mesi e mesi a tavolino e le palesi contraddizioni in esso contenute, per confondere le acque già di per sé torbide delle lame.
I miei tecnici hanno rilevato che nei calcoli di partenza sono stati utilizzati dati errati, colposamente immessi per portare alla deformazione della realtà e la verità e poter ottenere calcoli matematici consequenziali giusti sulla carta, ma menzogneri nella verità (come voler porre sullo stesso piano le due somme 2+2= 4 e 2+1=3) , cercando disperatamente di far credere ancora una volta che il Comune di Molfetta ha ragione.
Si reitera la favoletta cha il muro di cinta della nota azienda dei miei famigliari Mush Card fermerebbe e devierebbe le acque della lama Scorbeto quella del terzo PIP, affluente importante di lama Marcinase, zona protetta da precisi leggi nazionali mai abrogate.
Quel muro, ha preso il posto di un identico medesimo muro a secco di dimensioni perfettamente uguali a quello attuale. In quel punto l’acqua piovana lo deborda e prosegue indisturbata il suo cammino verso Cala San Giacomo come da secoli ha sempre fatto.
Si continua ad affermare che Molfetta non è una zona a rischio idraulico e si assicura che il risultato dell’errore di calcolo dello studio della Autorità di Bacino è addirittura pari all’80% delle zone inondabili!
Dunque per la prima volta il Comune con lo studio del Prof. Orazio Giustolisi ammette che le lame esistono e che hanno una portata di acqua, pari però solo al 20% del reale.
Nello studio si afferma che queste lame non sono pericolose.
Fino ad oggi non esistevano nemmeno!
Si deduce, che se si deve costruire il canalone di deviazione, questa è la più palese contraddizione allo studio del Professor Giustolisi.
I due studi, quindi (quello del Comune bocciato dalla AdB e quello di Giustolisi), sono in palese contraddizione. Uno annulla l’altro!
Si deduce che le opere propagandate e vendute quali magnifiche, quelle di immagazzinamento delle acque meteoriche del terzo PIP, sono del tutto insufficienti.
Non si capisce perché il consorzio ASI, se le portate sono solo il 20% di quelle reali, ossia di quelle calcolate dalla autorità di bacino, ha anche lui in progetto in fase iniziale lo studio di un altro canalone enorme (e sono due distinti e costosissimi canaloni fino ad ora ) che devierebbe, anche quest’ultimo in oltraggio a leggi nazionali mai abrogate, le acque delle lame in questione, questa volta però con po’ di decenza in più, le scaricherebbe nel Comune di Bisceglie e non nel Gurgo e nel Pulo che sono siti protetti e con in corso il riconoscimento SIC da pare della UE.
Lo studio del Prof. Orazio Giustolisi insomma, intorpida le acque non poco e conduce il Comune di Molfetta nella tempesta., anzi in un uragano.
Si salvi chi è in grado e se può. Personalmente – conclude Facchini - credo l’impresa difficile, se non impossibile».
 
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