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Nessuno tocchi Lilith: la storia per comprendere, la storia per rispettare. Incontro con Annastella Carrino al Liceo Classico di Molfetta
08 novembre 2017

MOLFETTA - La convenzione secondo la quale all'uomo è associata la ragione, alla donna il sentimento, porta ad interrogarsi sulle vicende storiche che hanno determinato queste dicotomie e questi stereotipi: non sarebbe strano se nell'Odissea Ulisse fosse rimasto a tessere e Penelope avesse affrontato interminabili peripezie per mare? Ma d'altronde, come avrebbe potuto un "difetto di fabbricazione" viaggiare per mare? Ne sarebbe stata capace o avrebbe spaventato? Avrebbe spaventato, certo, come spaventa Emma in "Madame Bovary" nel momento in cui inizia a leggere, ad appassionarsi ai libri e alla cultura.

Forse, però, proprio perché la cultura spaventa, va divulgata. Ed è questo l'obiettivo dell'incontro motivazionale, tenuto da don Gino Samarelli, docente di religione, e da Annastella Carrino, docente di storia dell'Università degli Studi di Bari, nella Biblioteca del Liceo Classico. Con questa conferenza si dà ufficialmente il via al percorso formativo che concerne la violenza di genere e che, sabato 25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, vedrà gli studenti del Liceo Classico di Molfetta protagonisti di una performance mirata ad esprimere il dissenso contro un problema ancora di grande attualità.

Nell'ambito della storia di genere, nel quale la donna e l'uomo vanno considerati in relazione fra loro, in quanto vanno calati in una realtà sociale di più ampio respiro, è d'obbligo osservare come la nostra società, di tipo patriarcale, si sia portata dietro questa caratteristica nel corso dei secoli. Sin dal passato, ad un nascituro viene assegnato il cognome del padre; le dinastie, da sempre, sono ricordate per i cognomi degli uomini che ne sono stati protagonisti; quando si vuole offendere un uomo, si usano parole che vanno ad offenderne la madre o la moglie, ma che non vanno a intaccare la sua persona. Sono esempi, questi, che ci aiutano a comprendere come la donna venisse sottovalutata, ma anche umiliata: nessuno ha mai pensato ai parti delle regine, che una volta erano pubblici? Non è anche questa una forma di violenza?

 «Una donna potrà anche non essere un angelo: perché attenzione, le donne non sono angeli, poiché anche le donne sono capaci di violenza inaudita. Più che altro, le donne sono martiri. Una donna potrà anche essere come Lilith, che, secondo la tradizione ebraica, divenne demone una volta lanciata negli Inferi per il fatto di non volersi sottomettere ad Adamo, ma nulla giustifica la violenza che subisce, perché non v'è motivo di praticare violenza neanche sulla donna peggiore sulla faccia della Terra», sostiene la Carrino.

E visto che la rivoluzione copernicana non ha avuto effetti in questo campo, forse è ora che la "rivoluzione copernicana" la facciamo noi. Ma come? Tenere a mente che non bisogna avere a cuore il problema soltanto quando ricorre la giornata mondiale contro lo stesso per poi tacere nei casi di ogni giorno è il primo passo verso la vera rivoluzione, quella che avverrà quando a tutti sarà chiaro che uomo e donna non devono uniformarsi, ma devono godere della diversità che li rende tali e che va rispettata.

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E i NONNI? Non dimentichiamo i NONNI. Un compito importante per la crescita dei figli e nipoti, futuri uomini. Con i soldi e i giocattoli non finisce il compito dei nonni, i nonni devono parlare senza stancarsi con i bambini, hanno tanto da raccontare e trasmettere. I nonni di una volta erano capaci di sedersi e raccontare, parlare per ore, la loro memoria era solida e viva; raccontavano storie di altri tempi e tutte con una loro morale, ora sembra che tutto inizia e finisce con un centinaia di euro e giocattoli sempre più sofisticati e inutile a volte. Abbiamo perduto la MEMORIA che ci permetteva quella che era ed è sempre stata la "trasmissione" delle esperienze passate, a maturare le future generazioni. I bambini dell''era digitale sembrano presentare molti elementi di inadeguatezza. Sembrano essere congiunti per le orbite a televisori, iPud, Game Boy e agli schermi dei loro cellulari. Si teme che gli intervalli di attenzione dei bambini si stia restringendo oltre il limite del calcolabile. Si applicano a tutti contemporaneamente e non si concentrano su nulla, eccezion fatta, forse, per l''assemblaggio di armi di distruzione di massa fatte di plastica. Si lamenta che i bambini di questa generazione post Napster non riescano a resistere ad alcun nuovo prodotto offerto loro dai magnati dei media, ma che perdano rapidamente interesse di fronte a ogni successivo, massiccio lancio pubblicitario. Anche in questo si innesca la "violenza"! Quanti bambini sanno di Pinocchio, I viaggi di Gulliver, Il piccolo principe e tanti altri che hanno allietato l''infanzia delle passate generazioni. Educhiamoci ed educhiamo all''AMORE, solo così possiamo sconfiggere la violenza.


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