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Molfetta, maretta nel Pd, la fronda interna mette a rischio la maggioranza di centrosinistra. L'amarezza del sindaco Natalicchio e la minaccia di dimissioni
25 settembre 2014

MOLFETTA - «Sto cercando le motivazioni. Le ho cercate tutta la notte. le motivazioni per continuare nonostante una macchina amministrativa che non segue i nostri ritmi e le nostre indicazioni e su cui però, ogni giorno, devo mettere la faccia. Le motivazioni per continuare nonostante la politica delle redini strette attorno al mio collo. Le motivazioni per dire che ne vale la pena: lasciare tutta la mia vita professionale, chiedere alla mia famiglia di aspettare in un angolo, sacrificare tutto questo tempo e queste energie a mio figlio di tre anni. In nome del cambiamento di questa città difficile e complicata. Che forse aveva bisogno di un eroe dei fumetti - uno di quelli col mantello e la spada di fuoco - e non certo di me. Verrebbe davvero la tentazione di dire "avanti una altro". A fare la campagna elettorale e a farla meglio.

A governare Molfetta dopo dieci anni di sfascio totale e farlo meglio. Ma mi ripeto che non posso deludere 17.878 persone che mi hanno votato. Non posso deludere una città di 60mila abitanti che ha bisogno di buongoverno e non di nuove elezioni. E però, lo dico sinceramente, non posso deludere nemmeno me stessa e tutti coloro i quali mi chiedono di tenere la barra dritta. O sono nelle condizioni di portare avanti il progetto che sta scritto nel nostro programma, con l'energia travolgente che stava dentro e fuori i partiti, senza trucchi e barbatrucchi, della primavera 2013, oppure non intendo diventare l'ennesima brava persona trasformata dalla politica in qualcosa di diverso. Non mi raffreddo, non mi calmo, non intendo perdere un solo pezzo del mio carattere, del mio entusiasmo, della mia libertà di dire quello che penso e di non fare quello in cui non credo. Non mi faccio passare fogliettini. Non accetto ricatti, condizioni e boicottaggi.
Non ho il mantello nè la spada di fuoco. Ma ho la parola. E dico a tutti che così non va. Alzi la mano chi vuole continuare. I dirigenti che vogliono continuare, senza accumulare errori imperdonabili. I consiglieri comunali che vogliono continuare, senza stare un po' dentro e un po' fuori. I partiti, i movimenti, le associazioni, i comitati. Nessuno mi sta facendo un favore. Posso alzarmi dalla famosa "poltrona" in qualsiasi momento. Qualcuno, però - e non parlo dell'opposizione - lo scandisca chiaramente. Lo dica alla città, con parole comprensibili. O ritrovi la forza che ci ha uniti tutti e riprenda a scalare le montagne. E, ogni tanto, mi passi una corda, un po' d'acqua e mi tenga la mano».

Questo il drammatico messaggio che il sindaco di Molfetta, Paola Natalicchio, ha pubblicato sul suo profilo Facebook, dopo la riunione del consiglio comunale e la frattura all’interno del Pd, provocata da Annalisa Altomare, che rischia di far saltare anche la poltrona dell’assessore allo sport, Serena La Ghezza, espressione della stessa Annalisa Altomare e di Lillino Di Gioia. La Ghezza sarebbe vittima suo malgrado della fronda interna la Pd anche in vista delle elezioni regionali che vedono il candidato di Molfetta, l’assessore regionale Guglielmo Minervini contrastato dal gruppo di Annalisa che appoggia, l’altro candidato alle primarie per la presidenza Michele Emiliano, ex sindaco di Bari.
La Ghezza ieri è uscita piangendo dall’aula: avrebbe litigato con Annalisa Altomare (nella foto con Paola Natalicchio ai tempi della vittoria elettorale), che in questi ultimi tempi appare molto nervosa, si vuole ritagliare un ruolo da protagonista, aspirando alla candidatura al consiglio regionale.
E il sindaco Paola Natalicchio avrebbe minacciato le dimissioni. Sembra tornato il clima del 1995, quando Tommaso Minervini d’accordo con la destra, fece cadere l’amministrazione di Guglielmo Minervini, come ha scritto il direttore di “Quindici” Felice de Sanctis nell’editoriale dell’ultimo numero della rivista in edicola.

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