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Molfetta, “La città degli… stabilimenti balneari furbetti”
31 luglio 2020

MOLFETTA - “Per quest’anno non cambiare, stessa spiaggia stesso mare” diceva una vecchia canzone di Piero Focaccia facendo riferimento alla consuetudine degli italiani, nel secolo scorso soprattutto, di andare in vacanza al mare sempre negli stessi posti del cuore. Molfetta lo sa bene.

Una città che vede nel mare una delle ricchezze più grandi, con chilometri di spiaggia, quest’anno più che in altri tempi sta subendo le conseguenze di scelte poco oculate fatte nel corso di decenni. “Quindici” ha più volte mostrato come, in confronto alle città limitrofe, la nostra bella città abbia sempre facilitato la nascita di stabilimenti balneari piuttosto che occuparsi della gestione e salvaguardia delle spiagge libere. Insomma, si è sempre scelta la strada più facile.

Ma, e lo stiamo imparando a nostre spese, in questo 2020 nulla è come sembra. Complice l’emergenza Covid, quasi la totalità degli stabilimenti balneari molfettesi ha pensato bene di far di necessità virtù. Con la scusa di garantire il distanziamento sociale imposto dalla legge, la strategia dei lidi è stata molto chiara. Per prima cosa hanno sondato il terreno dei clienti storici, fornendo la possibilità di mantenere quasi del tutto invariata la retta solo se pagata con netto anticipo.

Dove sta il trucco? Sta nel fatto che il Covid ha toccato tutti indistintamente, ricchi o poveri. Dopo mesi passati a destreggiarsi con cassa integrazione, stop forzati, spese e quant’altro in pochissimi avevano come primo pensiero quello di confermare il proprio ombrellone, per il semplice motivo che le ferie non sarebbero state così scontate.

Coprendo quindi una certa percentuale di posti disponibili, ecco partire le campagne pubblicitarie per la nuova stagione. Ed ecco la sorpresa. Prezzi aumentati quasi del 70% (per alcuni in particolare anche del 100%). La differenza ancora più grande la si è notata sulla retta delle tessere per gli Under che hanno reagito abbandonando quasi del tutto l’idea del lido ed affollando quelle pochissime spiagge libere sulla litoranea molfettese.

Il molfettese medio adulto abituato alle comodità del lido però, una volta provata l’ebbrezza di dover cercare posto magari nel weekend in spiagge sovraffollate come possono essere quelle della Prima Cala e del Gavetone, di non avere una zona d’ombra, di non poter usufruire di doccia, bar e parcheggio custodito, è tornato sui suoi passi. Si è fatto due conti in tasca e ha bussato alle porte del suo lido del cuore.

Il gioco è fatto. Non solo i lidi hanno cominciato a riaccogliere le loro pecorelle smarrite ma, ormai in piena stagione estiva, lo hanno fatto senza la facilitazione di prezzi calmierati. Oltre il danno anche la beffa. Perché a pensarci su, i lidi balneari solo estivi forse sono stati gli unici del settore a non subire l’emergenza Covid, per un motivo semplice, da marzo a maggio, mesi del boom della pandemia, loro sarebbero stati ugualmente chiusi. Nascondendosi dietro la scusa del dover diminuire i propri bagnanti per garantire il distanziamento sociale (situazione tra l’altro tutta da dimostrare) si sono garantiti entrate pari se non superiori a quelle degli scorsi anni e lo hanno fatto sulla pelle dei molfettesi, certamente comodi, ma colpevoli solo dell’essersi adattati negli anni ad una situazione di mancata salvaguardia delle spiagge libere.

© Riproduzione riservata

Autore: Daniela Bufo
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