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Lo scrittore Marco Malvaldi ospite della libreria “Il Ghigno” a Molfetta
01 ottobre 2014

MOLFETTA - Per Marco Malvaldi (nella foto con Isa de Marco) la letteratura nasce dal bisogno di evasione. Quando è ancora un semplice laureando, è costretto a passare intere giornate in un laboratorio universitario per preparare la sua tesi di laurea in chimica teorica. Marco si reca in facoltà per controllare che il pc non faccia errori nei calcoli. In sintesi, si annoia da morire e immagina di essere altrove. Dove? “Facile! D’estate, in un bar a giocare a carte con gli amici! Ma se davvero oggi fossi in un bar, chi ci incontrerei in un giorno lavorativo? Non certo i miei amici, bensì dei pensionati, come mio nonno!” È così che nasce l’idea di scrivere una storia, un giallo che condisce il tutto con spirito ironico, avendo per protagonisti dei pensionati assidui frequentatori del BarLume. Una storia nata per non cedere alla noia, giusto così, come divertissement, ma che avrà fortuna e anche un seguito. La storia, infatti, sarà pubblicata da Sellerio nel 2007 col titolo “La briscola in cinque” e sarà seguita da altri romanzi di successo, “Il gioco delle tre carte” (2008), “Il re dei giochi” (2010), “La carta più alta” (2012) e in ultimo, “Il telefono senza fili”, uscito pochi giorni fa. Dunque, tra un esperimento di chimica e l’altro, Marco scopre di avere un’abilità di scrittura apprezzata da amici e colleghi e, oggi, anche da migliaia di lettori.

Prima di proporre il suo libro alla casa editrice palermitana, Marco Malvaldi pensa di continuare sulla strada della ricerca, ma dopo un dottorato di ricerca, le strade che si aprono sono davvero precarie. “Inizialmente, avrei voluto fare il cuoco. Era il mio sogno!”, commenta Malvaldi, “Soltanto che a Pisa la scuola alberghiera non c’era, ma c’era il liceo scientifico. Che poi la chimica, se uno si ricorda di non assaggiare alla fine, con la cucina siamo lì, via!” - “In questi anni ho visto tanti miei colleghi e amici andare all’estero per continuare a fare ricerca e tanti che si sono dovuti reinventare, una sorte che è toccata anche a me. Alcuni hanno aperto ristoranti che tengono corsi di cucina “chimica”, spiegando cosa succede chimicamente quando la maionese impazzisce o il ciambellone non lievita nel forno. Non è una strada poi così avvilente per chi ha studiato tanto. Con il precariato di oggi si può arrivare un giorno a non fare il lavoro per cui si è studiato tanto, ma inventarsi un lavoro usando sempre la tua cultura per ciò che, comunque, da non chimico non avresti saputo fare.”

Non solo per raccontare la sua esperienza di vita e di scrittura, Malvaldi è stato ospite alla libreria “Il Ghigno” di Molfetta, per parlare anche del suo penultimo romanzo: “Argento vivo”. Il titolo è un chiaro riferimento (chimico, guarda caso) alla perfezione sferica di una goccia di mercurio liquido, così metallica e asciutta, da essere eletta come metafora di una perfetta commedia degli equivoci. Perché più che dei veri e propri gialli dal sapore poliziesco o investigativo, i romanzi di Marco Malvaldi sono delle storie dalla forma duttile e circolare: un delitto, l’indagine, la soluzione, un modo per entrare nella realtà e descriverla, ma soprattutto per raccontare storie e passioni. Il soggetto di “Argento vivo” nasce quasi casualmente. Dopo la caduta dal balcone del suo pc, Malvaldi rischia di perdere il lavoro al suo ultimo romanzo: “Il telefono senza fili”, poi fortunatamente recuperato. Da qui però nasce una curiosità di sua moglie Samantha: cosa accadrebbe se il romanzo di uno scrittore noto cadesse nelle mani di un lettore competente e suo ammiratore? Se il romanzo non è per nulla di suo gusto, questo può tradursi in un bel guaio per l’autore. Ed ecco servita la trama di “Argento vivo”.

Con il suo spirito ironico e la sua semplicità ipnotica anche nel raccontare di sé e di ciò che lo ha ispirato nella scrittura di un romanzo, Marco Malvaldi ha riempito di simpatia e curiosità l’ultimo appuntamento del Festival “Storie italiane”. Questa prima edizione, resa possibile anche per tutti i fedeli frequentatori della libreria, ha conciliato ospiti di importanza nazionale e locale: Michele Santeramo, Michele Dezio, Matteo Strukul, Angelo Maddalena, Diego Galdino, Nikola Savic e appunto Marco Malvaldi.

Un bilancio positivo, dunque, per la libreria “Il Ghigno” e per lo stesso Festival, un’iniziativa degna più del nome di ‘rassegna’ che di ‘festival’, ma nata con tanta voglia di crescere e di estendersi in futuro. Chissà, magari proprio per diventare la prima iniziativa di rilievo a Molfetta sulla letteratura.

© Riproduzione riservata

Autore: Marina Mongelli
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