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Le due anime di Paganini magistralmente proposte da Paolo Sassanelli, Davide Alogna e Giulio Tampalini Grandi consensi per "La leggenda Paganini"
11 agosto 2018

MOLFETTA – «Ovunque andassi, lasciavo un segno del mio passaggio... Mi piaceva portare quel raggio di sole tra le tenebre»: a pronunciare queste parole è lo stesso Nicolò Paganini ne “La leggenda Paganini”, il coinvolgente monologo portato in scena al Teatro del Mare (Anfiteatro di Ponente) nell'ambito di “Molfetta in prosa”, rassegna promossa da Il Carro dei Comici, nell'ambito di Eventi Molfetta.

Sul palco l'attore Paolo Sassanelli, magistrale performer che ha dato grande prova delle sue capacità interpretative calandosi nel ruolo di narratore, in quello di Paganini e in quello di colui che è stato identificato come “compagno” del grande compositore, ossia Mefistofele: per la sua grandissima agilità e per la capacità di superare i limiti umani, il compositore fu tacciato di un immaginario patto col diavolo.

Non è mancata una “incursione” di Sassanelli nel ruolo di cantante, interpretando “Malafemmena” mentre veniva rievocato il soggiorno napoletano di Paganini (sì, a giudicare da quanto abbiamo ascoltato, Sassanelli potrebbe fare anche il cantante).

La narrazione è stata intervallata dall'esecuzione di alcuni capolavori del compositore genovese, eseguiti dal violinista Davide Alogna e dal chitarrista Giulio Tampalini, i quali hanno dato prova di autentico virtuosismo.

Non appaia strana la scelta dei due strumenti musicali: Paganini è stato un impareggiabile musicista anche sulla sei corde.

Non sono mancati momenti ironici, divertenti schermaglie tra parole e note che hanno alleggerito un racconto drammatico. La performance ha consentito di scoprire le due anime del compositore, quella “sulfurea e pirotecnica” - segnata dalla “velocità”, dalla consapevolezza della propria grandezza e dalla volontà di emergere - e quella “più riflessiva e sognante”, a partire dall'amore per l'unico figlio Achille («unica persona a questo mondo che sono stato lieto di conoscere»).

A sottolineare questa caleidoscopica personalità i brani eseguiti, dal Capriccio n. 24 in La minore per violino a Campanella (terzo tempo dal concerto n. 2 in Si minore per violino e orchestra, eseguito – ovviamente – in una riduzione per violino e chitarra), dal Capriccio n. 5 “Agitato” in La minore per violino alla Sonata concertata in La maggiore op. 61 MS 2 per chitarra e violino, di cui sono stati eseguiti l'Allegro spiritoso, l'Adagio assai espressivo e il Rondeau, allegretto con brio.

Intense le esecuzioni del dolcissimo Cantabile in re maggiore per violino e chitarra (eseguito anche come bis a grande richiesta del pubblico) e la Romanza dalla “Grande Sonata per chitarra sola”, composta per Elisa Bonaparte Paciocchi (sua amica, amante ed estimatrice).

Dal monologo, su testo di Biancamaria Melasecchi, Filippo Michelangeli e dello stesso Paolo Sassanelli, è emersa la figura di un Nicolò Paganini osannato dal pubblico, amato dai potenti a partire da Metternich, che lo volle a Vienna, per proseguire con Papa Leone XII che gli conferì “lo Sperone d'oro” e per finire con Francesco II di Borbone che lo nominò suo virtuoso da camera, ma anche un uomo tormentato, «un'anima straziata in cerca di un luogo a cui tornare».

Lunghissimi applausi hanno contrassegnato l'intera serata dedicata a colui che Hector Berlioz definì «un genio».

Non poteva esserci un esordio migliore per la sia pure breve rassegna di prosa, che proseguirà il 1 settembre con “Il Mercante di Venezia” portato in scena da Andrea Buscemi.

«Una scommessa vinta» l'ha definita l'Assessore alla Cultura e Turismo del Comune di Molfetta Sara Allegretta, che ha evidenziato la grande partecipazione e pubblico e colto gli unanimi consensi espressi dagli spettatori non solo con gli applausi ma anche con i commenti al termine dello spettacolo.

Ciò fa bene sperare per la proposta di ulteriori serate dedicate alla prosa con i grandi protagonisti del panorama teatrale nazionale.

@Riproduzione riservata

Autore: Isabella de Pinto
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