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Le donne del Comitato 50 e 50 contro le vergognose dichiarazioni del consigliere regionale molfettese Antonio Camporeale del Pdl "La politica è un mestiere per maschi" avrebbe detto l'amico del sindaco Antonio Azzollini. "Sono tracce culturali che portano diritto al femminicidio", dicono le donne
28 novembre 2012

 

MOLFETTA – Dopo la vergognosa dichiarazione del consigliere regionale molfettese Antonio Camporeale (Pdl), che ha detto in pubblico dibattito consiliare che "la politica è un mestiere per maschi", il Comitato delle donne ‘50 e 50’ reagisce con un duro comunicato alla bocciatura della proposta di legge sulla parità, da parte del consiglio.

«E' successa una cosa gravissima: il Consiglio Regionale della Puglia ha bocciato a voto segreto la Proposta di Legge di iniziativa popolare '50 e 50'. 30 rappresentanti - evidentemente non più del popolo - hanno tolto la parola a 30.000 cittadine e cittadini pugliesi.

Il Consiglio Regionale ha perso un'occasione storica: rendersi protagonista di una rivoluzione culturale. Se la legge fosse stata approvata, si sarebbe stabilito un precedente unico e valido per tutta l'Italia.

La vergogna di quanto accaduto è stata sancita attraverso la scelta del voto segreto proposta da 6 consiglieri di minoranza (Zullo, Gatta, Camporeale, Sala, Marti, Boccardi) che, in questa maniera, hanno dimostrato di non avere nemmeno il coraggio di esprimere in modo palese la propria scelta.

Questa mancata assunzione di responsabilità si è così tradotta in un voto che ha trasversalmente legato opposizione e maggioranza dimostrando l'arretratezza culturale e politica che permea le nostre istituzioni, non a caso prevalentemente maschili.

Durante la discussione che c'è stata in Aula abbiamo ascoltato argomentazioni becere e misogine.

"La politica è una cosa solo per uomini", "una donna di Santa Maria di Leuca non potrebbe guidare fino a Bari per partecipare ai lavori del Consiglio Regionale", "bisogna rispettare la nostra sensibilità di fronte alle forme di coercizione delle masse urlanti" (Gatta- PDL), "ci devono essere le condizioni reali per favorire la presenza delle nostre donne in consiglio e in politica" (Negro-UDC), "non fa parte della democrazia compiuta" (Mazza - IDV) .

Oppure anche "le donne sono tante e dappertutto: basta andare negli ospedali, nelle scuole, nei tribunali". Queste alcune delle frasi dette e che descrivono le donne come "minus habens: abbiamo ascoltato bugie e visto tanto livore nei confronti delle donne . Possiamo dire che oggi abbiamo avuto evidenza delle tracce culturali che portano diritto al femminicidio».

 

 

 

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Nicola Pende, 1941. Cultura maschile e cultura femminile. - Noi non siamo di quelli che credono alla inferiorità cerebrale della donna. Ma è indiscutibile che il cervello femminile è qualitativamente diverso dal maschile. La donna può fare tutto quello che può fare l'intelligenza maschile, ma fino ad una certa misura media, più che sufficiente però per i compiti per i quali la donna è stata creata. I migliori e più obiettivi psicologi ammettono che molto di rado la donna è capace di assurgere alla celebrità in quei campi di pensiero che richiedono potenza di pensiero astratto e di senso di proporzioni od invenzioni originale. Tali sono le arti creative ed astratte, come la composizioni musicale e l'architettura, le scienze, la filosofia, la storia, il diritto. Su 150 donne celebri nella storia del pensiero, raccolte e studiate dal Pieraccini dal XII al XIX secolo in Italia, solo undici donne figurano come celebri nel campo di tali discipline creative ed astratte. Più frequente è il numero delle donne celebri nel campo della pittura, della poesia, dell'arte narrativa: ma in 27 su 48 pittrici celebri esisteva una ereditarietà diretta, cioè esse erano figlie di artisti. E' pur interessante ricordare che la più grande scrittrice italiana dal XII al XIX secolo è una Santa, S. Caterina da Siena; e la più grande pittrice nel secolo d'oro della pittura, il '400, è pure una Beata, la Beata Caterina da Bologna. Sembra dunque che una fortuna ereditaria speciale od una grazia divina siano necessarie per la creazione di vere donne di genio! Ma al pareggiamento delle due culture, maschile e femminile, si oppone un altro grande principio: quello che una cultura fisica o morale od intellettuale che pareggi la donna all'uomo e metta in non cale i requisiti specifici della femminilità, finisce con l'alterare questa femminilità, ora atrofizzandone i lati più necessari alle funzioni di sposa e madre e di collaboratrice tenera e comprensiva del lavoro dell'uomo, ora deformandola in senso maschile, così dal lato fisico come dal lato psichico. Io ritengo giunto il momento che sia senz'altro modificato profondamente l'attuale ordinamento della Istruzione superiore, limitando alla donna quelle professioni liberali per le quali sappiamo che il cervello femminile non è per natura sufficientemente preparato: come sono le carriere delle scienze, delle matematiche, della filosofia, della storia, dell'ingegneria, dell'architettura. Io vorrei vedere sorgere “una Facoltà Universitaria femminile”, nella quale la donna possa approfondire le proprie conoscenze ed addottorarsi in quella che possiamo chiamare “scienza della donna, del fanciullo, della casa e dei lavori femminili”. - Oh, mamma!!!!
Critica Fascista, 1931 - L'ideale di donna fascista. - …………grazie a Dio son lontani i tempi in cui ci si preoccupava soprattutto di rendere la donna capace di imbracciare un moschetto: onde ci si preparava a far disertare le case per allargare le caserme. Oltrechè “durare” col trascorrere degli anni, il Fascismo si affina: acuisce il profondo senso umano che è alle sue basi, rivede i suoi compiti e i suoi mezzi: solleva sempre più in alto i suoi obiettivi. Fondamentalmente tra questi la creazione della “famiglia fascista”: che, quando avrà giustificato in pieno la sua nuova aggettivazione, ritornerà ad essere puramente e semplicemente la famiglia: la sana, ordinata, armonica famiglia, senza aggettivi più, quale la specie l'ha creata per la sua conservazione e il suo divenire. Gli uomini che inquadriamo, i fanciulli che educhiamo, e in modo particolare le donne che chiamiamo a spingere la loro intelligenza e più ancora il loro cuore nell'intima essenza del Fascismo, sono soltanto tatticamente e contingentemente raggruppati nei fasci maschili e femminili e nelle formazioni Balilla: ma è soprattutto nella unità famigliare che noi attendiamo di vederli funzionare, come in quella ove si svolge quasi completamente la loro attività: buone madri, padri laboriosi, tenaci, previdenti; figli rispettosi, operosi, saldamente legati al focolare ma nello stesso tempo ansiosi d'avvenire e pronti a ogni audacia…………… La Società moderna tende purtroppo a estraniare ed allontanare la donna dalla casa. Ogni giorno più ferree esigenze della vita popolano di queste nostre madri, spese, sorelle, le officine ed i campi, gli uffici e i banchi di vendita: una tragica necessità allontana dai focolari e dalle culle sempre più la carezza e il tepore delle vigili mamme. La Società si moltiplica per sostituire come può quel tepore e quella carezza: ma lo sforzo è impari alla bisogna: nulla nel mondo è così insostituibile come una mamma. Il Fascismo è di ciò profondamente consapevole: e cerca di provvedere, laddove una mamma manchi, con una donna che possa rendere la sostituzione men che sia possibile penosa ed avvertita. Ci ridarà, il fascismo femminile, la donna che ci abbisogna: custode della casa e degli affetti, incitatrice alle nobili opere, consolatrice nel dolore, madre dei nostri figli. Ai quali basterà cher la madre parli il linguaggio che deve parlare, perché il Fascismo, che è squisita umanità in fervore di superamento, appaia ad essi domani l'unica idea degna di essere amata e servita. - (A questo punto, meglio il nostro bistrattato Porto Nuovo: non vi sembra?)

“Il Doganiere”, 1929 – Donne e casa - Se queste due cose, la politica e le donne, potessero star sempre lontane l'una dall'altra, ci sarebbe da guadagnarne un tanto. All'opposto sembra che alle donne la politica piaccia assai, e lo dimostra questa statistica che m'è capitata sotto gli occhi. “Le deputate sono tredici alla Camera dei Comuni, cifra forse fatidica, ma in ogni caso, poco impressionante. Al Reichstag tedesco sono trentatré, ventiquattro siedono nei Consigli degli Stati e centoventi nei Consigli Municipali. La Svizzera, paese femminista, non ha più di tre deputate al Parlamento, su duecentotrenta membri. La Norvegia ha una deputata e centottantanove consigliere municipali. La Cecoslovacchia non ha mai avuto candidate deputate, però, in un villaggio, il Consiglio municipale è interamente composto da donne”. Ma bisogna pur andare orgogliosi che in questo elenco non ci sia compresa l'Italia. Noi le donne ministresse, deputatesse, sindachesse le lasciamo agli altri, e ci piace più che le nostre donne sieno a casa, a badare i figlioli, a educarli, a far le donne insomma, cioè la base di quella grande e vera istituzione politica che è la famiglia. Il buffo è che questa nostra ripugnanza a far partecipare le donne alla vita politica, gli stranieri qualche volta la definiscono come “un barbarismo”, parlando di “condizioni d'inferiorità” in cui si trovano le donne italiane. Scherzi della democrazia! In verità la concezione che noi abbiamo della politica è assai più maschia e seria di quella che non sia la concezione dei democratici, conseguenza del resto di una idea della vita, anch'essa profondamente differente. Sarà merito nostro se il catenaccio che abbiamo applicato alle donne in politica, potremo estenderlo in altri campi, e soprattutto nell'arte e nelle lettere. Misoginismo? No, soltanto tradizionale buon senso italiano, che ha sempre distinto l'attività delle donne da quella degli uomini. – “Il Doganiere”, Donne a casa, in “Critica Fascista, 1929, 19, p.378.

DONNE EROICHE - Stamattina mentre ero in giro mi sono fermato in un bar a bere un caffè. Lo faccio spesso, e mentre lo sorseggio con calma mi guardo attorno e osservo la gente, il via vai continuo che ci può essere in un luogo simile. Una signora alla cassa, sorridente, gentile e disponibile. Mi è venuto in mente in quel momento che prima di uscire avevo scritto qualcosa riguardo alle donne che lavorano: non parlo di quelle che hanno dei lavori di un certo livello (per i quali hanno duramente lottato e studiato) prima di ottenerli. No, in quel caso hanno comunque stipendi che possono permettere certe facilitazioni che rendono la vita più semplice, e il lavorare certamente non un peso. Baby sitter per i loro bambini, colf per un aiuto in casa e via dicendo. Non che non sia comunque facile gestire una famiglia e un lavoro contemporaneamente, anche se aiutate. Ma certamente chi lavora in fabbrica, o in un panificio o fa la parrucchiera… oppure le donne che hanno una bancarella al mercato (sotto il sole d'estate e al gelo d'inverno) e quelle che fanno le pulizie nei condomini, o le portinaie. E ancora le donne che fanno le badanti, e quelle che lavorano nei call center, le bariste, le commesse… hanno la vita certamente più dura. Mille attività che permettono di tirare avanti decorosamente e di supporto al marito, il cui stipendio di certo non basta a far fronte a tutte le spese necessarie per tirare su una famiglia. Guardando quella signora alla cassa del bar ho pensato che dietro quella faccia sorridente, chissà quanti pensieri, quante angosce. Il bambino che ha la febbre, o da andare a prendere a scuola, nel timore di far tardi. O la mamma che è da sola in casa e sta poco bene… oppure il frigo è vuoto e l'orario del suo lavoro non le consente di passare dal supermercato a prendere qualcosa per la cena: magari si dovrà ripiegare su minestrina e 2 uova al tegamino. Forse pensa ai letti che ha lasciato da rifare al mattino, perché è stata costretta a uscire di corsa per accompagnare suo figlio all'asilo, e sempre di corsa a salire su un bus per arrivare in orario al suo lavoro… quante cose da pensare e da gestire… sono eroiche queste donne. La sera sono a pezzi, le gambe non reggono e forse avrebbero solo voglia di fare una doccia e infilarsi a letto… ma nonostante la stanchezza al ritorno dal lavoro mettono assieme una cena decente, seguono i compiti dei figli e magari sono disponibili e affettuose nei confronti del marito che ha avuto una giornata difficile in ufficio. Rimettere a posto la cucina, magari stirare o mettere in moto la lavatrice, senza trascurare di fare una telefonata alla mamma per sentire come sta… o ancora: programmare per l'indomani di chiedere un permesso di un paio d'ore, per poter andare alla riunione scolastica. Infiniti ruoli,infiniti doveri… sono proprio eroiche le donne.






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