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Le Alchimie di Mancini e Tammacco, i furbetti politici Sindaco commissariato
15 luglio 2019

L’ex assessore di centrodestra della giunta “ciambotto” di Tommaso Minervini, oggi consigliere comunale delle Officine ne ha combinata una delle sue. Infatti non è la prima volta che il politico Pasquale Mancini fa pasticci, tutti finalizzati, però, a mantenere posizioni di potere. E così ha chiuso la sua Officina per aprirne una più grande. Infatti l’ultima alchimia della sua fantasia politica si chiama “Noi – Nuova Officina della idee” (quali siano queste idee, è tutto da vedere). “Quindici” quello che gli altri non dicono, vi spiega cosa è successo in consiglio comunale a metà giugno, dove 10 consiglieri comunali si sono distaccati dai loro rispettivi “ciambotti” (le liste civiche) per costituire un ciambotto più grande, ma con l’obiettivo di commissariare il sindaco Tommaso Minervini, in vista delle elezioni regionali. Ad essere ammaliati dal canto della sirena Mancini, a sua volta catturato dalla sirena Saverio Tammacco, già al servizio della sirena Michele Emiliano, sono stati i consiglieri comunali eletti nei movimenti politici: Insieme per la Città, Molfetta per la Puglia, Molfetta Futura, Progetto Molfetta, Si può fare e Officine Molfetta che aderiscono al progetto politico denominato “NOI – Nuove Officine delle Idee”. Capo gruppo politico e consigliare sarà Pasquale Mancini mentre Nicola La Forgia spetterà il ruolo di vice. I consiglieri comunali che hanno aderito al progetto sono De Gioia, La Forgia, Ragno, Binetti, Secchi, Spadavecchia, De Candia, Salvemini, Tridente e Mancini. E questa presa di distanza dalla maggioranza e in particolare dal sindaco, lasciandosi, in pratica, le mani libere è stata spacciata per unità. Insomma, un’alleanza elettorale non tanto nascosta, mascherata da un presunto allargamento della partecipazione dei cittadini, subito criticata dalle opposizioni di sinistra. Ma dietro questa alleanza c’è una nuova logica spartitoria, per mettere in atto la quale è stato modificato lo Statuto comunale per permettere al sindaco di nominare consiglieri e cittadini delegati a supportarlo in determinati incarichi. Insomma, un po’ di prebende anche a cittadini non eletti, per raccogliere consensi in vista delle elezioni regionali del prossimo anno. “Quindici” ha chiesto a Paola Natalicchio, ex sindaco ed oggi consigliere comunale di Sinistra Italiana, cosa ne pensa di questa nuova alchimia politica: «Grazie a una delibera approvata nel consiglio comunale, il Sindaco potrà nominare consiglieri e cittadini “delegati”, che potranno supportarlo nello svolgimento di alcune specifiche funzioni. È l’ultima invenzione politica del sindaco Tommaso Minervini per alleggerirsi della pressione dei suoi azionisti di maggioranza: i consiglieri delle numerose liste civiche ormai riunite nella “Tammacco band”, confezionata dal fido Pasquale Mancini nell’altissimo brand “NOI” (le Nuove Officine delle Idee). In sostanza, secondo la nuova delibera, il sindaco allarga le sue possibilità di distribuire incarichi, sotto il marketing profumato e altisonante dell’allargamento degli spazi di partecipazione. Non ci saranno, al suo fianco, solo gli assessori delegati, ma anche i consiglieri delegati e i cittadini delegati. A questi ultimi, sarà possibile riconoscere anche una indennità per il disturbo. “Un nuovo modello di governance che allarga gli spazi di partecipazione”, giura in aula un Tommaso Minervini evidentemente commissariato dal trio Tammacco-Camporeale (Ninní) e Mancini, che ottengono anche l’anticipazione del punto, per rimarcarne la priorità politica in seduta consiliare. E per dare un segnale chiaro, tutto interno: quando i “SignorNOI” chiedono ormai la maggioranza deve dare, altrimenti si plastificherebbe la divisione con un minuscolo Partito Democratico e con la forza che pare più composta e molto a disagio di tutta la maggioranza: la Molfetta in più del giovane e capace Dario De Robertis, in estremo imbarazzo davanti alla sbracata operazione muscolare che inaugura anticipatamente la crisi di governo della giunta Minervini e la campagna elettorale per le elezioni regionali». Durissimi gli attacchi in aula dei consiglieri di sinistra Paola Natalicchio e Gianni Porta, che considerano la delibera una sorta di legalizzazione del clientelismo prossimo venturo e della abitudine consolidata di questa amministrazione di distribuire bende e prebende. «Se l’amministrazione avesse avuto a cuore l’attivazione di processi partecipativi, avrebbe discusso il nostro ordine del giorno sul Forum della Cultura, mai convocato dall’assessora Sara Allegretta, nonostante fosse suo obbligo farlo dopo 120 giorni dal suo insediamento. E invece il punto è stato rimandato per la seconda volta. Una contraddizione evidente con le promesse di allargamento della partecipazione di inizio seduta, che raccontano che si tratti di un nuovo, ennesimo bluff di sindaco e maggioranza. Ormai ai ferri corti e in grado di regolare i propri conti solo a suon di incarichi e medagliette», dichiara a “Quindici” Paola Natalicchio. &&&&& Molto critica anche la reazione dell’ex candidato sindaco Gianni Porta, oggi consigliere di Rifondazione comunista-Compagni di strada con Gianni Porta e Antonello Zaza (alla sua ultima seduta di consiglio): «PRONTI, PARTENZA, VIA! Così è stata lanciata la volata verso le elezioni regionali dell’anno prossimo. Nell’ultimo consiglio comunale è stata annunciata la creazione del gruppo consigliare Noi (Nuove Officine delle Idee) costituito da 10 consiglieri comunali delle liste civiche a sostegno della candidatura di Saverio Tammacco a consigliere regionale. Con quale candidato presidente? Emiliano o altri? Con quale coalizione? Centrosinistra, centrodestra? Con quale lista? Lista di partito o lista civica regionale? Che domande inutili, che domande ideologiche, che domande vecchie... che volete che sia... l’importante è l’obiettivo dell’elezione, “Franza o Spagna, purché se magna” recitava l’antico adagio. E il resto della maggioranza? Il Partito democratico con 3 consiglieri a reggere servizievolmente il moccolo in Consiglio comunale e la lista civica “Molfetta in più” (la lista del sindaco) a resistere con gli ultimi 2 consiglieri “mohicani”. E il sindaco Minervini? Ormai è commissariato dall’altro “uomo del fare” – Saverio Tammacco, regista e cuoco indiscusso del “ciambotto” molfettese – nonostante ripeta ogni tanto il mantra “Sono io il capo dell’amministrazione, sono io il capo dell’amministrazione” anche se ormai in pochi ci credono. Fin qui niente di scandaloso, è solo una legittima manovra politica per concentrare voti e garantirsi un posto in consiglio regionale. La cosa grave è invece la forzatura delle regole e dello Statuto comunale per evitare di affrontare i nodi politici di questa amministrazione e allargare ancora di più l’area dell’appoggio elettorale. Un po’ come detto dal super-capogruppo di Noi, Pasquale Mancini, con questa modifica dello Statuto scatta la fase 2. Tanto è vero che hanno votato a favore anche due consiglieri di Forza Italia che ormai da mesi hanno smesso di fare opposizione e fanno gli “occhi dolci” all’amministrazione comunale e al sindaco Minervini. Cosa vogliamo dire quando parliamo di gravità? Ci riferiamo alla proposta di modifica dell’art. 50 dello Statuto comunale per consentire al sindaco di attribuire, con proprio decreto e su base fiduciaria, delle deleghe ai consiglieri comunali e ai cittadini “per lo svolgimento di attività istruttorie connesse all’esercizio di funzioni amministrative”, il tutto finalizzato “al coinvolgimento e alla partecipazione dei cittadini all’attività amministrativa”. Deleghe date dal sindaco ai delegati che dovranno rispondere solo e solamente al sindaco. Che significa dare una delega su particolari materie ai consiglieri comunali? 1. I consiglieri perdono il loro status di controllori dell’amministrazione cioè del sindaco e della giunta e diventano “assessori di serie B”. 2. I consiglieri anziché rendere conto al Consiglio comunale, ai colleghi consiglieri, alle commissioni consigliari, al presidente del Consiglio comunale, direttamente agli elettori, dovranno riferire al sindaco, perdendo di autonomia e di iniziativa. 3. Si aumenta il peso dell’esecutivo a danno dell’assemblea elettiva, aumentando surrettiziamente il numero degli assessori senza dover cambiare assessori e ridistribuire le deleghe perché non si vuole ammettere che si è sbagliata qualche nomina oppure perché il sindaco ha trattenuto per sé troppe deleghe. 4. Si mantengono gli assessori e si nominano altri consiglieri (tutti portatori di voti) nella prossima campagna elettorale. Il tutto fregandosene senza vergogna degli equilibri e dei rapporti tra i vari organi e funzioni del Comune. Ma lo sfregio istituzionalmente più pesante, commesso in nome della partecipazione, è quello di cambiare le regole dello Statuto per conferire una delega a un privato cittadino. Che significa? 1. Che un privato cittadino potrà avere accesso ad atti e fascicoli comunali. 2. Una persona né eletta né dotata di competenze particolari potrà “tranquillamente” metterci del “suo” nell’attività amministrativa. 3. Ci sarà la possibilità di “commissariare” assessori, dirigenti e perché no anche funzionari che vanno tenuti d’occhio e coadiuvati nell’attuazione del programma amministrativo e che dovranno riferire direttamente al sindaco. A chi dice che saranno nominati cittadini dotati di competenze nella materia in cui saranno delegati rispondiamo che quelli si chiamano consulenti e vanno individuati con procedure pubbliche e retribuiti secondo normativa esistente (senza bisogno di stracciare lo statuto comunale). A chi dice che così si favorisce la partecipazione del cittadino rispondiamo che il sindaco e l’amministrazione mentono, sapendo di mentire, poiché altri luoghi e istituti di partecipazione per i cittadini ad oggi dopo due anni non sono stati ancora insediati, ad es. il Forum della cultura. La partecipazione non è qualcosa che passa attraverso la individuazione di un pugno di cittadini autorizzati a essere presenti e intervenire nell’attività di uffici e dipendenti comunali. La partecipazione può svilupparsi attraverso forum, consulte, comitati, organismi opportunamente regolamentati nel rispetto dei ruoli e dei compiti dei vari organi. I politici facciano i politici, i dipendenti facciano i dipendenti, e i cittadini facciano i cittadini. A questa distinzione molto liberale, per nulla rivoluzionaria, noi comunisti non intendiamo rinunciare nella nostra città solo perché qualcuno deve “coprirsi” di appoggi in questa nuova fase che porta alla campagna elettorale delle regionali. Anche perché le modifiche statutarie rimangono e possono produrre effetti nefasti anche quando gli amministratori che le propongono sono andati a casa. Per questo ricorreremo in ogni sede possibile per impugnare questa modifica dello Statuto comunale a tutela del corretto funzionamento del Comune di Molfetta». Gianni Porta replica anche a Pasquale Mancini: «In primo luogo, Mancini sostiene che “questo passaggio non è stato gradito da chi ad ogni piè sospinto parla di partecipazione, ma evidentemente preferisce la partecipazione fumosa e di facciata a quella quotidiana reale e operativa che noi abbiamo in mente”. Forse Mancini dimentica che in questa consigliatura si è insediato per la seconda volta il Comitato monitoraggio dei fenomeni delinquenziali, cosa resa possibile dalle modifiche che noi abbiamo apportato nella precedente consigliatura. Così come nella scorsa consigliatura sono stati riattivati il Forum di Agenda XXI e creato il Forum della cultura che questa Amministrazione ancora non ha insediato dopo due anni. 2. In secondo luogo, Mancini parla di “agenzie sul territorio (gruppi di lavoro – gratuiti e assolutamente gratuiti – di cittadini su specifici temi e progetti)” che erano “parte centrale e irrinunciabile del programma elettorale di Tommaso Minervini” e con “questo provvedimento una maggioranza mai così compatta porta alla realizzazione, quindi, un altro tassello fondamentale del proprio programma elettorale, del proprio impegno con i cittadini”. A parte che il programma di una coalizione può non essere condizione sufficiente per stravolgere uno Statuto fatto di regole che sono di solito condivise a larga maggioranza, ma Mancini ha letto la modifica di Statuto che ha votato nello scorso Consiglio comunale? O pensa di avere a che fare con analfabeti o che abbiamo l’anello al naso? Sembra di no, visto che da nessuna parte nel provvedimento votato si parla di “agenzie sul territorio” o “di gruppi di lavoro” o “di agenzie” di cittadini. Nella modifica si parla solo di deleghe personali che il sindaco conferisce o a un singolo consigliere comunale o a un singolo cittadino che poi esclusivamente a lui dovranno riferire. Ma di che partecipazione va parlando questa maggioranza... O forse Mancini parla di un’altra proposta di modifica dello Statuto ovvero un altro scempio delle regole in preparazione nel retrobottega delle Nuove officine delle idee? Magari a insaputa di altri consiglieri della sua stessa maggioranza. Il dubbio ci sorge spontaneo». Insomma, Mancini ha combinato un altro dei suoi pasticci politici e, forse, non se ne è nemmeno accorto (non sarebbe la prima volta). Non basta cambiare casacca frequentemente, l’uomo delle Officine, deve riconoscere, onestamente che la politica non fa per lui. Decisamente. © Riproduzione riservata

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