Pino e Robert Amato
MOLFETTA – Abbiamo seguito con attenzione mercoledì sera la puntata di “Chi l’ha visto?” con la speranza di vedere se avessero trovato Pino Amato, dato per disperso dalla politica di Molfetta. Nulla. Non riuscivamo a capirne il motivo. Poi ci siamo risvolti ad alcune agenzie immobiliari, sapendo che cercava casa e ci hanno risposto che sì era passato di lì, ma poi non era ritornato.
Alla fine abbiamo scoperto che il Pino 2.000 voti, si era nascosto col figlio Robert nei meandri di Facebook, social per perditempo, con licenza di insulto. E già, perché, ora che i due guasconi, inadatti alla politica, sono meno occupati da quando il loro partito l’UDC, come loro stessi affermano, li ha snobbati e di conseguenza hanno dichiarato il loro disinteresse dall’impegno elettorale e dalle indicazioni di voto che il partito intenderà esprimere.
Tutto per una donna! Quella Carmela Minuto, una volta amica, che è stata candidata al Senato da Forza Italia e anche dalla coalizione che comprende anche “Noi con l’Italia” di Raffaele Fitto, che a sua volta comprende l’Udc di Lorenzo Cesa, da quando Pierferdinando Casini è passato al Pd, che per premio lo ha candidato nella rossa Bologna. L’Amato family solidarizza con l’ex sen. Antonio Azzollini, emarginato da Forza Italia e non consultato, escluso dalla candidatura e probabilmente anche lui in cerca di casa.
Siccome gli Amato boys, personalizzano tutto e non leggono nemmeno quello che scrivono, sono agitati e nervosi perché “Quindici” ha “osato” avanzare qualche ipotesi sul loro futuro politico, sostenendo che rischiavano l’espulsione dal partito, perché nel momento più importante della vita del partito, cioè le elezioni politiche, peraltro difficili e incerte, come questa volta, loro passavano il tempo a cazzeggiare sui social. Ma erano gli stessi Amati in un comunicato ad affermare di voler aprire una fase di riflessione sulle scelte future e sull’emigrazione dei loro famosi 2.300 voti. Insomma cercavano casa, magari in condominio con l’ex senatore.
I due non conoscono l’art. 21 della Costituzione sulla libertà di stampa e opinione, soprattutto Robert che dice di averla studiata, ma forse l’ha dimenticata o non l’ha studiata bene a suo tempo, eppure questo articolo sulla libertà di stampa e di opinione è comprensibile anche a un bambino. Ecco spiegato perché dimostrano poca dimestichezza con la democrazia, e si scatenano su Facebook contro “Quindici” e il loro direttore sulla nostra bacheca (non hanno rispetto degli altri), rei (vuol dire colpevoli, per chi non ha molta dimestichezza col vocabolario) di aver espresso delle opinioni sul loro conto e sul possibile futuro. Insomma, i giornalisti, come insegnava Benito, non devono fare il loro mestiere, ma chiedere il permesso ai politici quando devono scrivere. E va bene che nel centrodestra ci sono anche i post fascisti della Meloni, i razzisti e amici di Casa Pound (fascisti contemporanei) di Salvini, ma scatenarsi per così poco, è inutile e soprattutto ridicolo, come si sono accorti tutti quelli che hanno letto i loro post. E nella furia contro i giornalisti che Pino Amato insulta chiamandoli “papponi” (poveretto, speriamo che almeno non conosca il significato anche di questa parola offensiva) l’irresistibile coppia Pinuccio e Robertino, inciampano nell’italiano: “lecchinaghio” (forse per lecchinaggio); “la verità su di esso” (su di esso?); “raggione” (c’è una g di troppo); “un minimo professionale” (?); “noi di democrazia ne abbiamo da vendere e te la INSENIAMO” (forse per insegniamo); “avvolte” (forse per a volte); “non fai d’atto” (forse per non fai danno)… Non parliamo di consecutio temporum! (che non è un fenomeno atmosferico, cari Amati, ma un termine che riguarda la grammatica). E potremmo continuare nel florilegio (che non è un fiore).
Il laureato (così almeno dichiara) Robert, di provenienza Liceo Classico, convinto di denigrarci, ci attribuisce “una laurea alla crusca”, che, lo informiamo, non è il residuo del grano, bensì la più prestigiosa accademia delle lingua italiana. Qualcuno deve pur dirglielo, per evitare queste gaffe! In un altro post, sempre su Facebook, Robertino scrive: “io mando un comunicato stampa ai giornali e loro fanno una costruzione fantasiosa di un analisi (senza apostrofo, naturalmente) politica del momento!!!”. In pratica tutti i giornali hanno fatto una ricostruzione fantasiosa, almeno a leggere la frase! E già, ma i giornalisti sono “papponi”! come insulta il papà. Del resto non c’è da meravigliarsi di questo personaggio politico che ha diffamato anche un magistrato.
“Quindici” nell’articolo non ha insultato nessuno, ha solo espresso legittime opinioni sul futuro politico dell’Amato family, ma questo per loro, come nel fascismo, non può e non deve essere consentito ai giornalisti. Va bene la somiglianza di mister 2.000 voti al mitico dittatore Benito dal cranio pelato e volitivo, ma chi vuole fare politica deve imparare ad accettare le critiche, altrimenti farebbe bene a restare a casa in pantofole a cazzeggiare su facebook o meglio, leggere qualche buon libro, che a loro sarebbe utile.
Bene, potete trovare una selezione di queste “perle” nelle foto sotto. A questo punto, mentre tutti i lettori ridevano a crepapelle e ci telefonavano, non per esprimere una non necessaria solidarietà (da chi, Pino Amato? Figuriamoci!), ma per condividere questo divertimento, noi di “Quindici” abbiamo rinunciato a rispondere su Fb, anche se siamo per il dialogo e la tolleranza, perché ci siamo ricordati di quel vecchio proverbio: “a lavar la testa all’asino, si perde il ranno (non il ragno) e il sapone”. Così abbiamo lasciato che finissero di sfogarsi Pinuccio e Robertino, ai quali sono corsi a dare manforte l’altro “intellettuale” della famiglia, il fratello Leonardo e un povero giovane tifoso (uno dei 2.300 fan?). E poi, noi di “Quindici”, siamo democratici, abbiamo rinunciato perfino a cancellare i loro post, per dare modo alla gente di avere idea dei due personaggi in cerca d’autore, che forse non hanno nemmeno il senso del ridicolo. La verità brucia, lo sappiamo. Ma bisogna accettarla, altrimenti si rischia di fare la fine di Tafazzi (il mitico personaggio televisivo che masochisticamente si percuote il basso ventre con una bottiglia). I loro insulti non ci toccano, non abbiamo posti da difendere in Regione, né alcuna “longa manus”, né conflitti di interesse: siamo giornalisti liberi, non politici. Il famoso moschettiere D’Artagnan consigliava: non incrociare la spada con me! Lo stesso consiglio diremmo noi agli Amati: non incrociate la penna con noi!
E’ evidente e palese il loro nervosismo, la loro agitazione, la loro concitazione, ma nella vita, e soprattutto nella politica, bisogna saper perdere, del resto sono in buona compagnia con l’ex senatore.
E poi a Molfetta ci conosciamo tutti, ognuno con la propria storia: la gente conosce e giudica, conosce loro e conosce noi. Il resto sono solo chiacchiere da facebook.
Cari lettori e cari cittadini, vi racconteremo l’evoluzione della storia degli Amati (dopo le elezioni): un po’ di pazienza, non siate ansiosi!
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