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La maggioranza di centrosinistra il 12 febbraio alla prova dell'aula consiliare a Molfetta. Tutti i nodi della crisi e il congresso di San Valentino del PD
05 febbraio 2016

MOLFETTA - Segnatevi  queste tre date. 12 febbraio: è la data del primo Consiglio Comunale del 2016 in cui potrà essere verificata in aula la compattezza della maggioranza. E all’ordine del giorno c’è anche il comparto 18, terreno di scontro negli ultimi due anni, fino a diventare un totem dell’opposizione sull’immobilismo in campo urbanistico. 13 febbraio: il senatore Antonio Azzollini chiama a raccolta i suoi in un appuntamento pubblico dopo le dimissioni forzate dalla Asi. 14 febbraio, Congresso di San Valentino: il Partito democratico cittadino dovrà scegliere il nuovo segretario. Le idi di febbraio potrebbero essere un nodo decisivo per la politica cittadina.

Ma andiamo con ordine. Il Consiglio Comunale torna a riunirsi dopo i venti di crisi di maggioranza di fine anno, con pochi consiglieri “in marcia” per la pace e tanti falchi pellegrini.
La prima incognita arriva dal Partito democratico. In quanti siederanno al fianco dell’amministrazione? Nell’ultima seduta erano in tre: il capogruppo Giuseppe Percoco, Saverio Patimo, Raffaella Ciccolella. Assenti: Sergio De PintoLia De Ceglia, Annalisa Altomare, che già a dicembre avevano preso pubblicamente le distanze in una conferenza stampa in cui avevano criticato aspramente il sindaco Paola Natalicchio e la segreteria del Partito democratico. C’è poi il caso di Roberto La Grasta, sempre più agitato, assente nell’ultima seduta, dimessosi dalla presidenza della terza commissione e successivamente firmatario di un documento con il gruppo Altomare, che prendeva le distanze delle posizioni del suo segretario Piero de Nicolo.
Negli altri gruppi la situazione non pare più tranquilla. DèP, è rappresentata in consiglio da Davide de Candia e Damiano Angeletti. Da settembre non hanno un rappresentante in giunta, finora non hanno fatto mai mancare il sostegno all’amministrazione. Il movimento o partito cittadino, la cosa non è ancora molto chiara, aspetta di capire i numeri del Partito democratico, ma già avrebbe proposto una soluzione di rottura, per la ricomposizione della crisi.
In Sel a inizio anno è scoppiato il caso di Ignazio Cirillo. Per professione e passione interessato al comparto agricolo, era pronto ad assumere la presidenza del Consorzio Guardie Campestri. Tuttavia trattandosi di un consorzio con una convenzione in essere con il Comune per la sorveglianza nelle campagne, al quale è corrisposto anche un contributo economico, si è sollevata una questione di incompatibilità tra la carica di presidente e quella di consigliere, e ha dovuto rinunciare alla carica. Non senza qualche malumore.
Tra le fila dei movimenti resta sulla Linea Diritta, Domenico Gagliardi, mentre hanno fatto rumore le assenze e i silenzi di Onofrio Pappagallo, consigliere eletto nelle file di Signora Molfetta, la lista del sindaco Natalicchio, ma negli ultimi mesi non si hanno notizie di posizioni pubbliche espresse a sostegno della maggioranza.
Gianni Porta di Rifondazione, in questi giorni è nel pieno delle considerazioni sulla raccolta porta a porta, in prima linea nella rivoluzione “comunista” dei rifiuti su cui il presidente della Asm Antonello Zaza e l’amministrazione Natalicchio sembrano marciare compatti. Dunque sembrano lontani i tempi del “così non va” affisso sulle plance qualche mese fa.
Resta Leonardo Siragusa, nel suo gruppo c’è Angione, non certo nuovo a salti di schieramento, ma lui sembra stabile sulla linea della maggioranza. Sarebbe senza i tre di Annalisa Altomare, il quattordicesimo consigliere di maggioranza o il quindicesimo con La Grasta. Due o tre consiglieri in più dell’opposizione, soglia necessaria per governare.
E qui veniamo al senatore Antonio Azzollini. Questa situazione di difficoltà non gli è certo sfuggita e dallo scampato pericolo degli arresti domiciliari, è tornato a fare politica a suo modo, poche dichiarazioni pubbliche e tanto lavoro sotto traccia. Con ogni mezzo. A inizio gennaio al tradizionale incontro con gli amici al Garden Hotel quest’anno ha convocato tutti. Anche i consiglieri di opposizione che si erano staccati dalla sua egida. Ha annunciato ricorsi alla magistratura contro i provvedimenti di Palazzo di Città, e ha anche tentato il golpe. Portare cinque consiglieri della maggioranza a firmare dal notaio le dimissioni contestuali dalla carica, e causare lo scioglimento immediato consiglio. Arrivando anche ad allearsi con l’ex nemico Lillino Di Gioia e il suo gruppo di consiglieri. E non provate a capire chi era attorno a quel tavolo perché oggi smentiranno tutti.

Dunque la battaglia si sposta nelle aule deputate, in quella massima assise cittadina in cui contano le presenze, le dichiarazioni e ancor più i voti. Intanto il sindaco e la giunta hanno continuato a lavorare, certo in questo contesto che non può definirsi sereno. Hanno chiuso l’accordo con il comparto 18, stanno seguendo la difficile riconversione del sistema di raccolta rifiuti al porta a porta, hanno adottato il piano urbano della mobilità sostenibile, pubblicato il bando per la riqualificazione del Parco di Mezzogiorno e approvato il progetto preliminare per Piazza Principe di Napoli.

E siamo all’ultima data: il 14 febbraio dovrebbe essere in programma il terzo congresso in tre anni del Partito democratico. Non ci sono a 10 giorni ancora convocazioni ufficiali. Il segretario Piero de Nicolo arriva dimissionario, alla fine di una campagna di tesseramento chiusa il 31 gennaio 2016 come richiesto dalla segreteria provinciale. In pochi però hanno dubbi su come sia andata e su chi abbia ancora la maggioranza delle tessere. Resta da capire se, vista la circostanza, farà pace con Annalisa Altomare e le riaprirà le porte del partito, in occasione di San Valentino o se sarà rottura definitiva. Ma già dal Consiglio Comunale il quadro potrà essere più chiaro.    

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Autore: Felice de Sanctis
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Il conte Axel Oxenstierna, cancelliere svedese durante la terribile Guerra dei Trent'anni, parlava con ampia cognizione di causa quando disse: “Renditi conto, figlio mio, che ben poco posto viene lasciato alla saggezza nel sistema con cui è retto il mondo.” Lord Acton, uomo politico inglese del secolo scorso, usava dire che il potere corrompe, e di ciò ormai, siamo perfettamente convinti. Meno consapevoli siamo del fatto che esso alimenta la follia, che la facoltà di comandare spesso ostacola e toglie lucidità alla facoltà di pensare. La perseveranza nell'errore, ecco dove sta il problema. I governanti giustificano con l'impossibilità di fare altrimenti decisioni infelici o sbagliate. Domanda: può un paese scongiurare una simile “stupidità difensiva” come la definì George Orwell, nel fare politica? Altra domanda, conseguente alla prima: è possibile insegnare il mestiere ai governanti? I burocrati sognano promozioni, i loro superiori vogliono un più vasto campo d'azione, i legislatori desiderano essere riconfermati nella carica. Sapendo che ambizione, corruzione e uso delle emozioni sono altrettanto forze di controllo, dovremmo forse, nella nostra ricerca di governanti migliori, sottoporre prima di tutto i candidati a un esame di carattere per controllarne il contenuto di coraggio morale, ovvero, per dirla con Montaigne, di “fermezza e coraggio, due virtù che non l'ambizione ma il discernimento e la ragione possono far germogliare in uno spirito equilibrato.” Forse per avere governi migliori bisogna creare una società dinamica invece che frastornata. Se John Adams aveva ragione, se veramente l'arte di governare “ha fatto pochissimi progressi rispetto a 3000 o 4000 anni fa” non possiamo aspettarci grandi miglioramenti. Possiamo soltanto tirare avanti alla men peggio, come abbiamo fatto finora, attraverso zone di luce vivida e di decadenza, di grandi tentativi e d'ombra.


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