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La burocrazia uccide la sanità e paralizza il 118. Accade a Molfetta, ma nella Puglia in genere
Il pronto soccorso di Molfetta
18 agosto 2018

MOLFETTA - La burocrazia uccide la sanità e qualche volta anche il paziente. Tra le disposizioni assurde della Regione Puglia c’è anche quella che paralizza per ore il personale del 118, in attesa della consegna di un paziente al pronto soccorso.

Lo abbiamo scoperto al pronto soccorso di Molfetta in un afoso pomeriggio di metà agosto. La vicenda in sintesi: un’equipe del 118 chiamata per soccorrere una persona anziana in difficoltà. Fatti i rilievi del caso e prestati i primi soccorsi, il medico ritiene necessario trasferire il paziente in ospedale per le cure del caso.

Giunti al pronto soccorso, pur in presenza di un codice giallo, quindi non urgentissimo, l’equipe del 118 è costretta ad aspettare oltre un’ora per “consegnare” il paziente. Una cosa assurda, anche perché il cronista scopre che nella mattinata, la stessa equipe, è stata bloccata, sempre al pronto soccorso per oltre tre ore.

Una logica razionale in questa procedura è difficile da individuare, soprattutto se si considera che si tengono bloccati medici, infermieri e un’ambulanza, che potrebbero essere impiegati in interventi urgenti.

E, magari, può capitare che mentre una squadra del 118 resta in attesa del pronto soccorso, un altro paziente possa morire.

Ci chiediamo: il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, che ha anche la delega alla sanità, è al corrente di questa procedura burocratica? La ritiene normale e soprattutto razionale?

Non sarebbe più semplice che il paziente portato dal 118 venga subito “accettato”, liberando l’equipe e lasciandola disponibile per altre urgenze, per poi prestare le cure del caso allo stesso paziente?

È così difficile adottare questa soluzione, che verrebbe in mente anche a un bambino, ma non a un burocrate?

Poi non lamentiamoci della scarsità di uomini e mezzi, quando non si ha la capacità di gestirli in modo efficiente. Il 118 è un servizio di vitale importanza, la superficialità non è ammessa. Non si può vanificare l’impegno professionale degli operatori della sanità per una inspiegabile procedura burocratica, né danneggiare i cittadini fin troppo “pazienti”.

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