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L'ultima possibile giravolta del trasformista di Molfetta: il sen. Azzollini si preparata a chiedere perdono a Berlusconi e a rientrare in Forza Italia
04 ottobre 2014

MOLFETTA - Campione di trasformismo, tanto per non smentirsi, ancora una volta il sen. Antonio Azzollini (nella foto mentre in Senato si consulta con Schifani) si accinge ad un salto della quaglia. Questa volta non è un'evoluzione di 180* o di 360, come in passato. Si tratta di una correzione di una trentina di gradi, un ritorno alla casa del padre padrone, per un figliol prodigo, che fiuta sempre l'aria come un cane da tartufo e con grande opportunismo va sempre in soccorso al vincitore.

Del resto la sua carriera politica è costellata da giravolte, qualcuno potrebbe definirlo voltagabbana, ma forse l'accezione più indicata è opportunista, ma questo fa parte del dna della famiglia, come dimostra anche tutta la vicenda della ex Banca Cattolica e dei vari passaggi dal Credito italiano, all'Antonveneta, fino al Monte Paschi, sempre con grande fiuto e tempismo, a parte qualche incidente di percorso.
Così il nostro Mandrake, come Quindici lo soprannominò all'epoca del primo mandato per la sua abilità di prestigiatore, appena vide il suo leader Berlusconi in difficoltà, seguendo la scia del suo mentore Schifani, divorziò per sposare il promettente Angelino (non il maschile della Jolie, ma il meno attraente Alfano), ex delfino di Silvio, che, forse per una esagerata considerazione di sè, pensava di poter prenderne il posto, ma è finito a fare il portato d'acqua di Renzi. E il nostro Tonino locale, lo sciatavinn ridicolmente noto su tutti gli schermi nazionali e sui Social network, sempre sveglio e pronto a cogliere le opportunità (porto commerciale docet), ha capito che l'aria è cambiata e che il Berlusca è stato resuscitato dal Matteo del Pd e da qualche insperata sentenza, e così si prepara all'ennesimo cambio di verso, sull'onda renziana.
L'ex Cavaliere pregiudicato sta raccogliendo le truppe per aumentare il suo peso politico e poter condizionare il premier, mentre le quotazioni di Angiolino sono in forte calo. Così il nostro secolare senatore non intende certo farsi rottamare e perdere il potere, perché come i siciliani insegnano, per alcuni soggetti: "cummannari è megghiu che futtiri". Perciò ha cominciato a muoversi un po' come i gamberi, forse anche perché il suo nemico di sempre, l'ex ministro Raffaele Fitto, è un po' in disgrazia con Berlusconi, a causa delle sue recenti contrapposizioni di sapore finiano.
A questo si aggiunge la posizione di "Renatino" come chiamavano Schifani gli ex Dc di Palermo, il quale aspirava alla carica di capogruppo della nuova formazione centrista tra Udc e Ncd, la "Costituente Popolare", il Ppe italiano, che, però, stenta a decollare. Per questo, al di là delle smentite di circostanza, "Renatino" e i suoi uomini (fra cui lo stesso Azzollini) sono pronti a tornare alla casa del padrone e un elenco di 15 parlamentari, con la preghiera di perdono, è già sul tavolo di Silvio.
La paura di questa pattuglia di ex transfughi è che il Nuovo centrodestra (Ncd) possa fare la fine di Scelta civica (il partito di Monti), scioltosi come neve al sole o di finire come Fini.
A fare da traghettatore, come sempre, c'è l'altalenante, onnipresente Gianfranco Miccichè che sta perorando la causa dei 15 "traditori pentiti".
Ma oltre a queste motivazioni, tutte valide, c'è ne sarebbe un'altra, nei calcoli del sen. Azzollini, quella della prossima scadenza elettorale regionale in Puglia. Il senatore di Molfetta ha inutilmente tentato di ottenere la candidatura del centrodestra, ma doveva passare sul cadavere  di Fitto. Quest'ultimo resta sempre il leader del partito in Puglia, tant'è che alcuni consiglieri comunali ex azzolliniani, fra cui lo stesso ex candidato sindaco trombato Ninnì Camporeale, hanno abbandonato Azzolini per gettarsi nelle braccia del suo nemico Fitto. Con questa scelta è stata accelerata la parabola discendente dell'ex amico Antonio, del quale oggi non vogliono sentire pronunciare nemmeno il nome, attribuendogli la débâcle elettorale a Molfetta.
Allora qual è il segreto timore, quasi un terrore per Azzollini? Quello di un possibile accordo tra il Pd è il Ncd, che sono insieme al governo nazionale, ma che potrebbero allearsi anche in Puglia. Un'intesa che già circola negli ambienti politici regionali. Ve lo immaginate Azzollini costretto ad appoggiare il suo nemico di sempre, l'ex assessore regionale Guglielmo Minervini e magari salire sul palco con lui e con l'altrettanto odiata sindaca Paola Natalicchio?
Anche se in politica vige la regola del "mai dire mai", ampiamente praticata dall'Azzollini, passato dalla sinistra estrema al centrodestra con grande disinvoltura, questa ipotesi appare molto improbabile, anche perché, in materia di odio degli avversari, lui è maestro e poco cristianamente disposto al "perdono".
Tornando in Forza Italia nelle braccia di Berlusconi, si sentirebbe più al sicuro (potrebbe anche contrattare la riconferma della sua candidatura a vita al Senato, in caso di elezioni anticipate) ed eviterebbe situazioni imbarazzanti, alle quali la politica locale ci ha già abituato, quando sono in gioco ambizioni di potere.
Come accoglieranno i neo berlusconiani molfettesi, Camporeale & C., il ritorno del "traditore" Azzollini. Dovranno, loro malgrado, ritrovarsi nell'abbraccio mortale del senatore che tutto dispoticamente decide e del quale si illudevano di essersi liberati?
E se l'ex Cavaliere pregiudicato decidesse di allearsi con Renzi, sostituendo il Nuovo centrodestra al governo, come auspicano alcuni suoi fedelissimi? Cosa farebbe il nostro Tonino molfettese? State pur certi che un giorno, o perfino un'ora prima, sarà pronto a saltare sul carro giusto. In questo è insuperabile.
© Riproduzione riservata

Autore: Q
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