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L'assessore regionale Guglielmo Minervini di Molfetta non si dimette dal Pd per iscriversi a Sel in vista delle regionali. Fatti e non voci
20 marzo 2015

MOLFETTA – Quando non si hanno argomenti, si cede alla fantapolitica. E’ quello che sta succedendo a Molfetta, con le voci che si rincorrono sulle dimissioni dell’assessore regionale Guglielmo Minervini dal Pd e gli scenari, graditi a qualcuno, che prova a suggerirlo a qualche giornalista a corto di notizie, che ci casca in pieno.

Che i media debbano anche tener conto delle voci, soprattutto in politica e in campagna elettorale, dove le cose cambiano da un giorno all’altro e ci sono sempre variabili indipendenti, è ormai un’abitudine consolidata, soprattutto quando non ci sono notizie ufficiali. Ma farsi strumento di qualcuno, come è avvenuto per qualche sprovveduto, per mettere in giro ipotesi fantapolitiche a fini di interessi politici e non solo, non è corretto e soprattutto non è professionale. Quando si devono inventare notizie per conto terzi, è meglio tacere, che fare presunti scoop. Basterebbe fare le dovute verifiche, quando è possibile, o essere attenti a tutte le fonti o all’informazione più accreditata e non a qualche blog da strapazzo e le cose appaiono più chiare.

E’ il caso della presunta confluenza di Guglielmo Minervini in Sel, della presunta lite avvenuta nella sezione di Molfetta fra i fautori di Guglielmo e quelli di Tommaso, i due Minervini, da sempre rivali, che hanno spinto il secondo ad avanzare la propria candidatura, facendo una fuga in avanti, magari per alzare il prezzo. E così c’è chi lo dà già assessore nella giunta di Paola Natalicchio, come premio di consolazione. Mentre il segretario del Pd Calvani, secondo gli stessi pettegolezzi, dovrebbe dimettersi per passare con Minervini in Sel.
Lasciando le chiacchiere da bar a coloro che credono di fare giornalismo rivelazione, consideriamo le cronache più accreditate che parlano, invece, della possibilità della formazione di una lista comune tra Stefàno e Guglielmo Minervini, benedetta da Vendola. Ma questo non vuol dire affatto che Minervini lasci il Pd, anzi. Del resto anche altri iscritti al Pd che ruotano intorno a Michele Emiliano stanno preparando liste, volute dallo stesso candidato presidente del centrosinistra. Lo stesso varrebbe per Minervini, il cui obiettivo è rimarcare il lavoro fatto da Vendola in questi 10 anni alla Regione Puglia, respingendo le critiche che spesso l’ex sindaco di Bari rivolge a Nichi, anche per motivi elettorali e per ingraziarsi elettori del centrodestra, che anche a Molfetta con salti acrobatici da vergognoso inciucio (leggi Saverio Tammacco e compagni) si preparano a compiere.

E, sempre in tema di fonti, che noi preferiamo ai pettegolezzi interessati e suggeriti, riportiamo uno scambio di lettere fra Guglielmo e un autorevole esponente del Pd, già segretario regionale del partito, il salentino Sergio Blasi, che risolve ogni dubbio e mette a tacere le voci (con buona pace di qualcuno) che parlavano di imminenti dimissioni dell’assessore regionale e già sindaco di Molfetta.

Scrive Blasi:
«Caro Guglielmo...
 se parlare significa lasciare la lista del PD per candidarsi da un'altra parte come sai non sono d'accordo. Ci sono molte cose che non mi piacciono del PD in Italia e in Puglia. Ma non per questo mollo la trincea, il fronte. So bene che a quelli come noi che hanno provato ad avere sempre una voce libera, coerente con gli ideali con i quali siamo cresciuti devono ripararsi innanzitutto dal fuoco amico (posso solo immaginare cosa sta accadendo anche a Bari con la composizione della lista del PD, pensa che a Lecce la lista del PD ha già tre candidati provenienti dalla Grecìa Salentina, quindi ad ammazzare me) ma io non mollo. Combatto. Quante volte per ragioni di coerenza con la mia idea della politica ho incrociato il ghigno sfottente di tanti dotti e sapienti che poi a distanza di qualche tempo gli scopri nelle cronache giudiziarie del malaffare. Ma io non mollo. E' accaduto anche qualche mese fa quando qualche nostro collega consigliere regionale avendo saputo che il sottoscritto aveva fatto una lettera di rinuncia del VITALIZIO regionale ti guardava con l'espressione "...ma che coglione". Ecco perché non mollo. Allora, non condivido la tua "eventuale scelta" di lasciare il PD. E se c'é da parlarne per la stima e l'affetto che ti porto sono pronto a farlo. Ma stando sulla stessa trincea: io non mollo
Con affetto Sergio
»

E questa è la risposta di Guglielmo Minervini:

«Caro Sergio Blasi (parliamone 2)
tranquillo non mollo nemmeno io. Non ho alcuna intenzione di lasciare che dieci anni di speranze finiscano nel cestino. Perché non abbiamo scaldato la sedia. Anzi la poltrona. Quella poltrona scomoda l'abbiamo rovesciata dalla parte dei cittadini. Ci abbiamo creduto, abbiamo dato l'anima, anzi ci abbiamo rimesso persino la salute.
Tu, come me, sei ancora uno degli ingenui che crede che lo svolgimento di una funzione pubblica sia una delle forme più alte di servizio alla comunità. Una responsabilità gigantesca. Ecco perché siamo stati irrequieti. Ogni giorno. E, allora, sulle cose fatte si discuta, com'è giusto. Ma senza transigere sull'anima dell'esperienza che insieme abbiamo condiviso: governare significa lavorare per cambiare le cose non per spartirsi il potere. Resteremo irriducibili. A ogni lusinga.
Elementare? Si, ma niente affatto scontato. Oggi più che mai. Quei dieci anni di governo sono un fatto. Più importante di tutte le opinioni. Ecco perché dico che è nostro dovere difendere questa idea di politica come cambiamento e quello che di positivo ha prodotto nella nostra regione. Difendere questa idea della Puglia viene prima di qualsiasi vincolo di appartenenza. La Puglia, questa Puglia, viene prima anche del PD. I partiti sono solo un mezzo, la comunità è il fine.
Agire il cambiamento conta. Non conta il percorso. Quello si stabilisce con le condizioni date. E noi, comunque, ci ritroveremo nella stessa trincea. A fare la stessa parte di coscienze libere e autonome. Dei rompiscatole. Che non mollano.
Con affetto. Guglielmo
».

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