Recupero Password
L’album di esordio di Mizio Vilardi “Una forma d’amore che mi devo”
15 ottobre 2020

Un lavoro pregevolissimo l’album d’esordio di Mizio Vilardi, Una forma d’amore che mi devo, realizzato da Isola Tobia Label. Le dieci canzoni che compongono l’opera sono state composte integralmente da Vilardi, con l’eccezione di Occhi aperti (So far, so close), dedicata alla compianta Gabriella Cipriani e scritta in collaborazione con Claudia de Candia. Con Vilardi hanno suonato, per la realizzazione di quello che appare quasi un concept album sui temi delle radici, del sogno e dell’amore la stessa Cipriani (violino in traccia 1), Alex Grasso (che con Mizio ha curato gli arrangiamenti) e poi ancora Orazio Saracino, Marco Pisani, la già citata de Candia, Annalisa Andriani, Cetta Annese e Vincenzo Raimondi. Vilardi conferma le ottime premesse del suo percorso artistico, in cui la musica è concepita al contempo quale strumento di autoauscultazione e quale ponte che pone in relazione con l’altro. I testi sono curati e connotati da lirismo pervaso da un senso di laico misticismo. Nell’itinerario artistico di Vilardi anche il dialetto (complice l’‘apprendistato’ con il poeta Mimmo Amato) riveste un ruolo non secondario. Tutt’altro che vettore di istrionismo fine a se stesso – cosa che spesso purtroppo accade quando se ne fa uso –, esso perde qualunque connotazione di asprezza, per divenire linguaggio della tenerezza, soprattutto in quella nenia moderna ch’è Lê nótte pórte sémbe. Qui, una sorta di solitario trovatore del ventunesimo secolo sembra cantare il suo amour de loin, con la magia notturna che pone rimedio all’inverno dell’anima grazie al pensiero dell’amata. Un pensiero che si fa quasi ierofania, motivo ricorrente nell’intera raccolta e riconducibile a una visione aperta e positiva dell’esistenza che si scioglie in canto. L’uomo appare inscritto in un’armonia cosmica, rispetto alla quale percepisce la propria finitudine, senza che tuttavia tale consapevolezza possa intaccare il suo sentirsi parte integrante di un esaltante mistero. “Terra tra le mani / Radici sotti piedi / Sotto stelle, siamo alberi fatti di pelle”, recita uno dei brani più intensi. E così chi ascolta coglie il nostro essere terra, cielo, anelli di un ciclo in cui nulla si distrugge (si pensi a Venere che ascolta le armonie della musica di Gabriella), ma tutto è fluire infinito, in un’ “addizione d’amore”. Non è un caso che in limine la raccolta presenti Flow, colonna sonora della serie televisiva “Tutto può succedere”. Il lirismo dei testi è esaltato dalle sonorità avvolgenti e dal bellissimo timbro di Mizio Vilardi, a cui riconosciamo la capacità di regalare atmosfere sognanti propria di artisti a noi cari, pur vocalmente diversissimi, come James Taylor e la fine eleganza di un pop d’autore di non comune intensità. © Riproduzione riservata

Nominativo
Email
Messaggio
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""
Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2024
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet