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Inchiesta sulle spese elettorali a Molfetta Una lettura comparativa e articolata dei Bilanci preventivi presentati dai candidati sindaco e dalle singole liste
26 maggio 2017

MOLFETTA - Insieme alla documentazione per la presentazione delle candidature a Sindaco, è prevista la presentazione del Programma elettorale e del Bilancio preventivo delle spese elettorali per il Candidato sindaco, per le diverse Liste a sostegno e anche per i singoli candidati al Consiglio Comunale, laddove tali spese non siano sostenute dalla lista. La legge 6 luglio 2012, n. 96, all’art. 13 prevede la «Introduzione di limiti massimi delle spese elettorali dei candidati e  dei partiti politici per le elezioni comunali».
1. Nei Comuni con popolazione superiore a 15.000 e non superiore  a100.000 abitanti, le spese per  la  campagna  elettorale  di  ciascun candidato alla carica  di  sindaco  non  possono  superare  l'importo massimo derivante dalla somma della cifra  fissa  di  euro  25.000  e della cifra ulteriore pari al prodotto di euro 1 per  ogni  cittadino iscritto nelle liste elettorali comunali.
[…]
4. Nei Comuni con popolazione superiore a 15.000 e non superiore  a 100.000 abitanti, le spese per  la  campagna  elettorale  di  ciascun candidato alla carica di consigliere comunale  non  possono  superare l’importo massimo derivante dalla somma della  cifra  fissa  di  euro 5.000 e della cifra ulteriore pari al prodotto di euro 0,05 per  ogni cittadino iscritto nelle liste elettorali comunali.  Nei  Comuni con popolazione superiore a 100.000 e non superiore a  500.000  abitanti, le spese per la campagna elettorale di ciascun candidato alla  carica di  consigliere  comunale  non  possono  superare  l'importo  massimo derivante dalla somma della cifra fissa di euro 12.500 e della  cifra ulteriore pari al prodotto di euro 0,05 per ogni  cittadino  iscritto nelle liste elettorali comunali. Nei comuni con popolazione superiore a 500.000 abitanti, le spese per la campagna  elettorale  di  ciascun candidato alla carica di consigliere comunale non  possono  superare l'importo massimo derivante dalla somma della  cifra  fissa di euro25.000 e della cifra ulteriore pari al prodotto di euro 0,05 per ogni cittadino iscritto nelle liste elettorali comunali.
5. Nei medesimi Comuni di cui al comma 4, le spese per la  campagna elettorale di  ciascun  partito,  movimento o  lista che partecipa all'elezione, escluse le spese sostenute dai singoli candidati alla carica di sindaco e di consigliere comunale, non possono superare la somma risultante dal prodotto dell'importo di euro 1 per il  numero dei cittadini iscritti nelle liste elettorali comunali.
6. Alle elezioni nei Comuni  con  popolazione superiore a 15.000 abitanti si applicano le seguenti  disposizioni della  legge  10 dicembre 1993, n. 515,  come da ultimo modificata dalla presente legge: a) articolo 7, comma 2,  intendendosi  il  limite di spesa ivi previsto riferito ai limiti di cui ai commi da 1  a  4  del  presente articolo; commi 3 e 4, con esclusione dei candidati che spendono meno di  euro  2.500  avvalendosi  unicamente  di  denaro  proprio,  fermo restando l'obbligo di redigere il rendiconto di cui al comma 6; comma6, intendendosi sostituito al Presidente della Camera di appartenenza il presidente del consiglio comunale; commi 7 e 8; b) articolo 11; c) articolo 12, comma 1,  intendendosi sostituiti i Presidenti delle rispettive Camere con il  presidente  del  consiglio  comunale; comma 2 e comma 3, primo e secondo periodo,  intendendosi  sostituitala Corte dei conti con la sezione regionale di controllo della  Corte dei  conti  competente per territorio; comma 3-bis;   comma 4, intendendosi sostituito l'Ufficio  elettorale circoscrizionale con l’Ufficio elettorale centrale; d) articolo 13; e) articolo 14; f) articolo 15, commi 3 e 5; comma 6, intendendosi il  limite di spesa ivi previsto riferito ai limiti di cui ai commi da 1  a 4 del presente articolo; comma 7, intendendosi sostituita la delibera della Camera di appartenenza con la  delibera del consiglio comunale, e comma 8; comma  9,  intendendosi i limiti di spesa ivi previsti riferiti ai limiti di cui ai commi da 1 a 4  del  presente articolo; comma 10, intendendosi sostituito al Presidente della Camera di appartenenza il presidente del consiglio comunale;  comma  11,  primo periodo, e comma 15; comma 16, primo periodo, intendendosi per limiti di spesa quelli di cui al comma 5 del presente articolo; comma 19. 7.  In  caso di mancato deposito dei consuntivi delle spese elettorali da parte dei  partiti, movimenti  politici e liste, la sezione regionale di controllo della Corte dei conti applica la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 50.000 a euro 500.000. La dichiarazione di cui all'articolo 7, comma 6, della legge 10 dicembre1993, n. 515, e successive modificazioni, deve essere trasmessa al presidente del consiglio comunale entro tre mesi dalla data delle elezioni.

Per Molfetta i limiti previsti dalla legge sono quelli indicati nella tabella 1 (vedi foto sotto)
 
Potrebbe sembrare dal suddetto articolo che non siano previsti controlli né sanzioni per dichiarazioni false o mendaci dei singoli candidati o delle liste.  Non è così. Ogni candidato, rappresentante di lista o mandatario elettorale deve essere consapevole delle sanzioni penali e amministrative previste dall’art.76 D.P.R. 28/12/2000 n.445 in caso di dichiarazioni false, falsità in atti, uso o esibizione di atti falsi o contenenti dati non rispondenti a verità. Devono infatti dichiarare di rendere i dati sotto la propria responsabilità, di essere a conoscenza della decadenza dai benefici conseguenti all’emanazione del provvedimento basato su dichiarazione non veritiera (art.75 D.P.R.445/2000) e di essere consapevole che l’Amministrazione procederà ai controlli previsti dall’art.71 D.P.R. 445/2000;
Inoltre ricordiamo che «Ai sensi del combinato disposto dell’art. 4 della legge 18 novembre 1981 n. 659 e dell’art. 7 della legge 10 dicembre 1993, n. 515 si specifica che: - vanno elencati anche i contributi o finanziamenti erogati sotto forma di messa a disposizione dei servizi; - i contributi ricevuti da soggetti diversi da persone fisiche devono essere evidenziati per qualsiasi importo ricevuto; - i contributi ricevuti da persone fisiche vanno evidenziati se di un importo che superi, anche cumulativamente, €5.000 nell’arco dell’anno».

LE MODALITÀ DI CONTROLLO
Le modalità di controllo del rispetto dei tetti e più in generale della regolarità della rendicontazione della raccolta dei fondi e del loro impiego nella campagna elettorale, alla stregua delle elezioni politiche, seguono due tipologie. Il controllo dei rendiconti dei singoli candidati è effettuato dal collegio regionale di garanzia elettorale (un organo composto da magistrati istituito in ciascuna Regione presso la corte di appello e in mancanza presso il tribunale del capoluogo). Questo tipo di controllo, effettuato nei Comuni con più di 15mila abitanti, non viene modificato dal comma 3, lettera a), dell'articolo 33 che, invece, incide sulla seconda tipologia, ossia quella relativa alle spese elettorali dei partiti.
Il citato articolo 13 della legge n. 96 ha esteso anche alle elezioni dei Comuni con più di 15mila abitanti le forme di pubblicità e controllo delle spese elettorali dei partiti previste per le elezioni politiche, adattando le procedure alla dimensione locale. Pertanto, i partiti devono presentare alla Corte di conti il consuntivo delle spese per la campagna elettorale e delle relative fonti di finanziamento. In luogo dello speciale collegio istituito presso la Corte di conti, cui compete il controllo delle elezioni politiche, per le elezioni comunali i rendiconti dei partiti sono esaminati dalla sezione regionale di controllo competente per territorio che entro sei mesi pubblica un referto di cui una copia è depositata presso l'ufficio elettorale nazionale. Ai partiti che omettono di depositare i consuntivi delle spese elettorali è applicata una sanzione amministrativa pecuniaria da 50mila a 500mila euro da parte del collegio istituito presso la sezione regionale di controllo della Corte dei conti. La disposizione del decreto legge n. 91 eleva a 30mila la soglia demografica dei Comuni oltre la quale si applicano le procedure di controllo delle spese elettorali dei partiti, mentre rimane invariata la soglia di 15mila abitanti per i controlli sulle spese dei candidati. (cfr. http://www.camera.it/leg17/561?appro=app_cortedeiconti_dl91_2014)
Vediamo dunque quanto hanno dichiarato di voler spendere i Candidati sindaco e le liste (vedi TABELLA 2 sotto).  

Proviamo a leggere questi dati (vedi TABELLE sotto): a prima vista il Candidato sindaco che dichiara di voler spendere di più sembra essere Isabella De Bari con 69.500 euro, seguito da Tommaso Minervini con 34.050, da Gianni Porta con 20.000, Leonardo Siragusa con 11.000 e buon ultimo Bepi Maralfa con 5.050. Dobbiamo confessare che pare poco realistica la cifra prevista da Tommaso Minervini tenendo conto sia della enorme campagna di megamanifesti che hanno tappezzato la città, sia della pubblicità elettorale sui giornali locali cartacei e online, della stampa del libro a colori e in carta patinata del programma elettorale ecc. ecc.
Ma se consideriamo la cifra complessiva delle varie coalizioni la classifica cambia e le cifre anche e di molto: in testa passa decisamente Minervini e la sua Molfetta Positiva che dichiara di voler spendere in totale 127.870 euro, seguito dalla Destra di De Bari con 98.000, segue a grande distanza la Sinistra di Porta con 26.050, Siragusa con 21.320, fanalino di coda l’Area Pubblica di Maralfa con 6.880.
Ma, come abbiamo visto sopra, la legge prevede che anche i singoli candidati al Consiglio comunale dovrebbero dichiarare la spesa prevista a meno che non venga sostenuta. Ed ecco che la Grande Armata di Centro-Destra, tinteggiata di fresco di pseudocivismo, capeggiata da Tommaso, il Predestinato, dispiega tutta la sua potenza: ai 127.870 euro delle liste andrebbero aggiunti altri 195.600 euro dei candidati, a cui andrebbero ancora aggiunti, a quanto ci ha dichiarato Piero De Nicolo, altri 24.000 per i candidati del PD, che porterebbero il totale a 347.470. Sembra davvero tanto, sono cifre davvero importanti, eppure se dovessimo dare credito alle voci che girano in città potrebbero essere molto lontane dalle cifre davvero investite in questa campagna elettorale: si pensi ai buoni spesa, ai buoni carburante, alle buste della spesa e alle ricariche telefoniche, ai “rimborsi” ai rappresentanti di lista o ai rilevatori dei singoli candidati, tutte somme in nero, che non potranno mai essere dichiarate perché illegali.
Qualche altra spigolatura guardando ai bilanci delle singole liste. Quello che salta subito all’occhio è il bilancio presentato da Officine Molfetta: 42.100 euro per la lista e 2.400 euro a candidato che portano il totale addirittura a 92.400 euro per una sola lista. Esagerati o sinceri? Abbiamo sentito il capolista e ispiratore Pasquale Mancini.

Voi di Officine avete dichiarato di voler spendere 42.100 euro come lista più 2.100 a candidato, in totale fanno 92.500 euro, non ti sembrano un po' troppi per eleggere, se tutto va bene e a voler essere ottimisti, un paio di consiglieri?
Certamente troppi anche perché ne consumeremo si e no il 10%. Immagino sia stata indicata quella cifra per prevenire qualsiasi tipo di imprevisto. In realtà contiamo di non spendere più di 8/10.000 euro per la lista. E i candidati non dovrebbero andare oltre le poche centinaia di euro a testa con un paio di eccezioni. Mi preme però proporVi una nuova chiave di lettura: quale che sia la cifra non dovete parametrarla alla ipotetica elezione di consiglieri. Tutto quello che impiegheremo lo impiegheremo perché crediamo fortemente nella necessità di una lotta di Popolo che contribuisca a cambiare il modo di fare politica a Molfetta. Mi fanno notare che lotta di Popolo suona un po' troppo di sinistra: a noi di Officine piace fare politica in questo modo. Riteniamo che l'autotassazione e la riduzione drastica della spesa elettorale siano il modo migliore per ottenere solo voti fortemente convinti e non dettati da obblighi, imposizioni o convenienze del momento.

D'accordo 92.000 euro sono troppi per una lista ma sulla base della tua lunga esperienza non ti sembrano troppo pochi i 3.000 euro che dichiara il PD o i 2.000 che certifica Pino Amato per la sua lista?
Non conosco i costi altrui né ho elementi per valutarli. Né sappiamo se altri candidati sindaco contribuiscano in modo da non incidere sulle liste. Il nostro non contribuisce.

Abbiamo provato a sentire Robert Amato, segretario del partito Unione di Centro e figlio di Pino Amato, recordman di preferenze in precedenti elezioni. Il loro bilancio pare più una formalità sbrigata in fretta e senza particolare impegno: 2.500 euro solo per la prima delle 5 voci previste.

Avete presentato un bilancio preventivo per la vostra lista di soli 2.500 euro e non prevedete spese per i singoli candidati, non vi sembrano troppo pochi?
Abbiamo previsto un bilancio preventivo di 2.500 euro ma essendo un bilancio preventivo potrebbero aumentare le spese, se dovessero aumentare ne renderemo conto nel consuntivo, non pensiamo di affrontare una spesa molto più grande perché facendo due calcoli abbiamo visto che più o meno dovrebbe essere quella la spesa per materiale del partito riguardo ai candidati.

Quanti sottocomitati prevedete di aprire?
Abbiamo una sede centrale in via XX settembre e un sottocomitato in via Fremantle nella zona 167 [di fronte al Centro diurno di assistenza disabili n.d.r.]

Non prevedete nessuna manifestazione pubblica?
Non prevediamo di fare altre manifestazioni pubbliche oltre la presentazione della lista che abbiamo già fatto, dove siamo stati ospiti in una struttura privata e non abbiamo dovuto sopportare costi [a dire il vero la legge prevede che vadano dichiarati anche i servizi gratuiti, facendo figurare il valore sia nelle entrate sia nelle spese n.d.r.].

Non avete previsto nessuna spesa per banner pubblicitari online né pubblicità televisiva né su giornali locali? Come mai? Solo manifesti e santini?
Non abbiamo previsto nessuna spesa per banner pubblicitari online né pubblicità televisiva né su giornali locali perché crediamo che oggi con i social network raggiungiamo facilmente tutto quanto l’elettorato, quindi al momento non abbiamo previsto nulla però non escludo che possano essere prese altre decisioni ma non saranno banner pubblicitari o interviste televisive molto frequenti, se ce ne sarà ce ne sarà 1-2 in tutto l’arco della campagna elettorale.

Prevedete una qualche forma di contributo per i rappresentanti di lista? I singoli candidati potranno avere loro rilevatori nei seggi?
Non prevediamo forme di contributo per i rappresentanti di lista, perché abbiamo deciso di usare solo rappresentanti di lista che siano vicini e abbiano deciso di sposare il nostro progetto e che si battano nei seggi e quindi sentano la causa del partito, ogni candidato potrà avere i propri rilevatori se il candidato se ne renderà conto e quindi come detto nessun contributo ma solo rilevatori e rappresentanti di lista che siano dello stesso partito e che abbiano già sposato la causa del nostro partito.

Abbiamo rivolto le stesse domande anche a Piero De Nicolo, uno dei due rappresentanti della lista del Partito Democratico.
Avete presentato un bilancio preventivo per la vostra lista di soli 3.000 euro e non prevedete spese per i singoli candidati, non vi sembrano troppo pochi?
Abbiamo previsto 3.000 euro per i costi della Lista e riteniamo siano un budget corretto. Abbiamo (a differenza di quasi tutte le liste) una sede "stabile", quella di Corso Margherita, che può ospitare anche 200 persone per manifestazioni ed eventi e per ogni esigenza organizzativa. Tutte le nostre manifestazioni saranno svolte in questo luogo per cui possiamo annullare la quasi totalità dei costi organizzativi. La somma prevista sarà, quindi, solo dedicata a costi tipografici e connessi alla presenza del PD molfettese sui social e su qualche testata giornalistica on line. Al momento della presentazione della Lista abbiamo depositato un  "bilancio preventivo" per ogni sindaco candidato di 1.000 euro a testa. Molti dei candidati non raggiungeranno questa somma, altri la supereranno ma questo dipenderà dall'evolversi e dalle contingenze della Campagna elettorale. Come previsto dalla legge, sarà tutto rendicontato nel Bilancio "definitivo" che depositeremo (per Lista e singoli candidati) presso gli Uffici competenti nei termini previsti.

Quanti sottocomitati prevedete di aprire?
il Partito non aprirà "sottocomitati", la nostra sede è sufficiente. Ogni candidato si organizzerà, invece, come ritiene. Credo comunque che non più di 6 o 7 candidati apriranno "sottocomitati".

Non prevedete nessuna manifestazione pubblica?
Ad oggi ne abbiamo già organizzate 3 presso la nostra sede. Altre saranno tenute con l'intera coalizione a supporto di Tommaso Minervini. Altre ancora saranno organizzate non appena il Partito ci farà pervenire la disponibilità di esponenti di rilievo nazionale del P.D..

Non avete previsto nessuna spesa per banner pubblicitari online né pubblicità televisiva né su giornali locali? Come mai? Solo manifesti e santini?
Investiremo la gran parte delle nostre poche risorse sui Social (riteniamo che oggi questo sia lo strumento più efficace). Non escludiamo qualche "banner" pubblicitario su testate on line.

Prevedete una qualche forma di contributo per i rappresentanti di lista? I singoli candidati potranno avere loro rilevatori nei seggi?
Siamo un Partito strutturato. I nostri militanti (a partire da me, come ogni volta) saranno personalmente nei seggi a difendere la nostra lista. Questa si chiama "militanza" e solo un Partito Nazionale può permetterselo. Sconsiglio ai singoli candidati di inviare "rilevatori" fuori dei seggi. Non serve a niente. La Campagna elettorale si fa convincendo la gente singolarmente e con passione.

Qui si conclude, per ora, la nostra piccola inchiesta sulle spese elettorali. La battaglia per elezioni trasparenti continua. Il prossimo passo sarà un controllo delle fonti di finanziamento (da dove arrivano tutti questi soldi? cosa chiedono in cambio?), delle pratiche deteriori del voto di scambio, su cui c’è un forte impegno dell’Azione Cattolica diocesana e anche di alcuni candidati e associazioni civiche, sui potenziali e concreti rischi di conflitto di interessi. Su questi temi quest’anno anche nella nostra città è arrivata la campagna nazionale SAI CHI VOTI promossa da Riparte il Futuro e sostenuta da Comitando, da Molfettattiva e dal Liberatorio politico: ad oggi hanno aderito quattro candidati sindaco su cinque, manca ancora l’adesione del candidato della Destra De Bari. Fino all’11 giugno magari arriva anche quella.

© Riproduzione riservata

Autore: Mimmo Favuzzi
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Da dove arrivano i soldi per le spese elettorali? Via terra? Via mare? Dal cielo? Dal sottosuolo? Più è assurda la provenienza, più vicina è la verità. Finchè l'uomo vive immerso nelle cose del mondo e da queste si lascia prendere e occupare, seguendo lo stesso ritmo che quelle gli impongono, non prende coscienza della sua posizione. Ma il giorno in cui l'uomo si chiede perché, e si guarda intorno e inizia a considerare il senso della sua vita automatica e quello della realtà che lo circonda in cui ha vissuto fino ad oggi un'esistenza sempre portato dal tempo, inizia il momento della coscienza che lo desta e provoca il risveglio definitivo. L'assurdo diventa la ragione che conosce i propri limiti, l'impossibilità di dare un senso all'esistenza e di giustificare tutti i comportamenti umani. Detto in altro modo, l'assurdo è la presa di posizione dell'uomo di fronte al mondo e nasce allorché l'uomo, considerando razionalmente la sua condizione, è dalla logica costretto a concludere che il rapporto tra l'uomo e il mondo è assurdo. L'assurdo è quindi un rapporto che si stabilisce tra l'uomo che chiede, interroga e il mondo irrazionale che resta sordo al suo richiamo. Se nell'uomo cessasse quest'ansia irrefrenabile di conoscenza, l'assurdo sparirebbe, perché venendo meno uno dei termini del rapporto svanirebbe anche l'altro, e l'uomo diventerebbe una cosa tra le cose; viceversa, se il mondo fosse in grado di rispondere al nostro richiamo irragionevole, ugualmente crollerebbe l'assurdo e l'uomo sarebbe deificato. Non potendo né l'una né l'altra ipotesi essere possibile, la nostra situazione resta quella che è: desolante, insignificante e angosciosa. Camus dice che l'assurdo non è una verità che si dimostra logicamente, ma una sensazione che si palesa in modo evidente all'uomo. Il mondo, cioè, diventa assurdo non alla fine di un movimento di pensiero che ne esige una giustificazione logica, ma nel momento in cui gli si pongono domande e gli si richiede di accordarsi alle aspirazioni dell'uomo. L'assurdità, dunque, non è secondo Camus una prerogativa dell'essere o del pensiero presi nella loro unilateralità, essa scaturisce dall'incontro tra ciò che è umano, la ricerca di senso e di unità, con il mondo irrazionale. Stabilito pertanto che il mondo è assurdo, qual è l'atteggiamento più coerente che l'uomo deve assumere rispetto ad esso? Di fronte all'assurdità, l'uomo può reagire in due modi diametralmente opposti: in primo luogo può fuggire l'assurdità con cui si presenta l'esistenza immaginando un universo superiore di senso, in grado di giustificare il divenire che ne sta al di sotto; in secondo luogo, può abbandonarsi al tempo e all'insensatezza, vivendo fino in fondo la sua condizione di ente finito. L'uomo, però secondo Camus, non può rinunciare alla sua dignità e deve perciò rimanere nell'assurdo. - Allora chi paga? L'ASSURDO!
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