Il vescovo della Diocesi di Molfetta, Mons. Cornacchia, ha celebrato il 37° anniversario della CASA “Don Tonino Bello” di Ruvo di Puglia
L'omelia del vescovo mons. Cornacchia
RUVO DI PUGLIA - Mercoledì 8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, la comunità C.A.S.A. (Comunità Accoglienza Solidarietà Amicizia) “don Tonino Bello” di Ruvo ha celebrato il 37° anniversario di istituzione della comunità accoglienza. Era infatti l’8 dicembre 1984 quando, per volontà del Venerabile don Tonino Bello, furono accolti i primi ospiti in una villetta in via di completamento sulla strada Terlizzi-Ruvo.
La comunità C.A.S.A. dalla fine del 2019, dopo un attento e delicato iter burocratico è gestita in collaborazione con la cooperativa Oasi2 ed oggi accoglie 16 ospiti in percorso terapeutico residenziale e 1 in percorso di sostegno non residenziale.
In occasione dell’anniversario S.E. Mons. Domenico Cornacchia, vescovo della Diocesi di Molfetta, Giovinazzo, Terlizzi e Ruvo di Puglia, ha celebrato la S. Messa trasmessa in diretta streaming sul sito e sui canali social della diocesi.
Il vescovo nella sua omelia ha messo in evidenza come sia importante il ruolo della Casa di accoglienza per restituire ai giovani la speranza di un futuro, perché in una comunità gli uni dipendono dagli altri ed è importante fare nostro quello che è il vissuto degli altri.
Mons. Cornacchia ha ricordato un episodio del 1984 quando gli fu chiesto di dare una mano a un ragazzo che aveva avuto uno sbandamento nella sua vita. Così si rivolse alla Casa di Ruvo per chiedere ospitalità ed accoglienza per lui. Come risultato, dopo la sua permanenza in questa struttura, il ragazzo ha ripreso in mano la sua vita, ritrovando la gioia di vivere.
Questo per sottolineare l’importanza di questa Casa di accoglienza, una delle prime realtà realizzate dal vescovo don Tonino Bello, oggi venerabile. Il vescovo Cornacchia ha ringraziato tutti coloro che in questi 37 anni hanno contribuito a mettere su le fondamenta di questa istituzione, portando avanti con entusiasmo, ma soprattutto con amore questo compito.
Qui i giovani fanno i conti con le loro ferite e provano a ricominciare la loro vita, comprendendo il valore della loro esistenza anche nel rapporto con gli altri, che rappresenta un arricchimento. E chi finisce il percorso di recupero, diventa un esempio per gli altri, perché possono dire loro: “credeteci, noi ce l’abbiamo fatta!”.
Quindi il vescovo, dopo aver ricordato la gioia della Chiesa per l’annuncio della venerabilità di don Tonino, ha parlato della celebrazione dell’Immacolata e dell’annuncio dell’Angelo a Maria, che sarebbe diventata la madre di Dio.
“Oggi siamo preoccupati del contagio da Covid che sta devastando le nostre esistenze, ecco perché è quantomeno necessario il contagio spirituale per superare le difficoltà che la vita ci presenta” ha detto don Mimmo. La strada per la santità non è un percorso impossibile e dobbiamo cogliere il messaggio di don Tonino che ci dice: “Ci sono riuscito io, puoi riuscirci anche tu, con l’aiuto di Dio perché per Lui, come disse l’Angelo a Maria, nulla è impossibile”.
Il vice presidente della Casa, Giulio Pisani ha ringraziato il vescovo don Mimmo Cornacchia «che ha osato essere anche lui un “sognatore di sogni diurni”. Evidenziando al Santo Padre la grandezza delle opere di don Tonino, ha puntato l'attenzione sull'attualità del suo messaggio, ha dato più forza alle sue parole, accelerando così il processo di santificazione presso il Vaticano.
Ora qui vi confido che da quando presto umilmente servizio in questa Comunità (sono oramai 28 anni di cui 8 come vicepresidente) insieme a S.E. e tutto il consiglio, accompagnandola, con Oasi2 nelle trasformazioni che si sono rese necessarie perché questa CASA fosse al passo coi tempi, toccando con mano le situazioni di fragilità cui dà accoglienza, seguendo il cammino di coloro che vi entrano tristi e smarriti per poi uscirne fiduciosi nella vita, vi dico che non c'è stato un giorno, credetemi, un solo giorno in cui io non abbia venerato don Tonino».
Pisani ha concluso mettendo in evidenza come il nostro compito, da ora in avanti, è di raccontare, parlare, spiegare ai giovani la grandezza di un Vescovo che continua a fare miracoli a oltre 28 anni dalla sua scomparsa, affinché tutti possano percepire l'odore di santità delle sue opere e del suo messaggio e possano farsene piacevolmente contagiare (per una pandemia di bontà).
Questo sarebbe il miracolo più grande e… tutti noi siamo chiamati a prendervi parte».
Infine le conclusioni di Gianpietro Losapio, presidente della Cooperativa Oasi 2 che gestisce la Casa.
Alla cerimonia religiosa ha partecipato anche il nipote di don Tonino, Stefano Bello con la sua famiglia, venuti da Alessano per condividere questo ricordo dei 37 anni di fondazione della CASA.
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