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Il “verde” come patrimonio culturale di Molfetta Il presidente di Legambiente Marco Di Stefano
15 dicembre 2019

«Il Comune di Molfetta, con delibera del 5 novembre 2019, ha approvato il “censimento quali – quantitativo del verde cittadino”, effettuato dalla ditta Cassandro a conferma di come sia ben consapevole dei benefici sociali, ambientali, paesaggistici ed economici che una corretta gestione del verde urbano apporti all’intera comunità – dice un comunicato il presidente del circolo Legambiente di Molfetta “Giovanna Grillo”, Marco Di Stefano –. Al suo interno viene ribadito lo stato di estrema sofferenza del nostro patrimonio arboreo, a causa di cattiva manutenzione e incuria. La redazione del censimento, nonostante sia un passo in avanti verso il riconoscimento “culturale” del nostro verde, non è bastato a migliorare la qualità della manutenzione, effettuata dalla Multiservizi e da aziende private, come dimostra l’improvvida potatura effettuata sul pino d’Aleppo di Piazza Aldo Moro, oggi in costante e lenta agonia. Nel censimento si suggerisce, nei casi più gravi, l’utilizzo della chimica, senza valutare la possibilità di rimedi “naturali” certificati. Come circolo Legambiente di Molfetta, riteniamo sia necessario, oggi più che mai, un “piano del verde pubblico e privato” sia della città che dell’agro, ovvero una pianificazione a lungo termine che tenga conto del loro sviluppo negli anni. La sua redazione non solo servirebbe al puntuale riconoscimento di alberi e piante, ma fornirebbe indicazioni importanti per la loro manutenzione. Non pensiamo che la scelta di rivedere il contratto con la Multiservizi, per quanto riguarda la manutenzione del verde, risolva il problema. Siamo convinti invece sulla necessità di investire in competenze e conoscenze all’interno della municipalizzata e dell’amministrazione, incaricando tecnici aggiornati sulle nuove pratiche e con una visione “moderna” del verde che possano coadiuvare gli enti negli interventi di manutenzione. Chiediamo altresì che vengano eseguite buone pratiche di potatura da personale certificato, esperto di alberi e in grado di distinguere la diversa gestione delle varie specie arboree. Chiediamo inoltre che si eviti (dove non ancora eseguita) la tecnica di “capitozzatura” che non è una potatura, ma una mutilazione dannosa per le piante perché aumenta lo stress e il rischio di attacchi parassitari e richiede una gestione costante che riduce il valore del paesaggio circostante, imbruttendolo».

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