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Il sistema normale ad uso delle scuole de' domini di sua maesta'
24 settembre 2007

NAPOLI - 24.9.2007 Il testo in oggetto, pubblicato a Napoli nel 1789, è diviso in dieci sezioni: 1) prefazione; 2) estratto dell'Editto imperiale di Maria Teresa d'Austria; 3) introduzione al metodo normale; 4) I parte: teoria del metodo; 5) II parte: pratica del metodo; 6) III parte : doveri degli operatori scolastici (maestri, ispettori, etc); 7) esempi di tabelle didattiche applicate ad alcuni passi tratti dai vangeli; 8) tabelle orarie per le varie classi; 9) tabelle di valutazione dei docenti; 10) tabelle di valutazione degli alunni. Nella prefazione viene evidenziato il nesso tra istruzione, politica ed economia. Nel solco dei processi di riforma avviati a livello europeo dalle monarchie illuminate, si coglie, ai fini della conservazione degli ordinamenti statuali vigenti e del progresso dell'economia, l'importanza della “pubblica educazione”, che deve essere gestita e regolamentata dallo Stato in relazione a tutte le classi sociali. La coltura delle Scuole – si afferma nel testo – è divenuta uno degli oggetti principali dell'attenzione del Governo […]. Perciocchè l'educazione forma i costumi, questi il carattere della Nazione, e da esso si modellano tutti i rapporti sociali a dispetto per fino delle leggi, le quali giacciono ineseguite, o si eludono, quando il carattere della Nazione o non sente più la forza, o sta in opposizione con essa. […] Qualunque sovrano pertanto, che vorrà produrre un cambiamento notabile nella sua Nazione tanto rapporto all'Agricoltura, quanto riguarda l'altre arti utili, siccome la loro prosperità dipende dall'esservi chi sappia bene eseguirne le regole, e chi voglia profittare de' loro risultati, dovrà determinarsi a cangiare l'educazione di tutte le classi, che compongono il suo popolo, a provvederlo d'opinioni, che lo conducono a favorirsi, a sostenersi reciprocamente; ad incitarle con distinzioni, e con premii, onde operare con vigore in conseguenza delle opinioni medesime. (ivi, pp. III-V). L'ignoranza della “plebe” è considerata il brodo di coltura delle posizioni rivoluzionarie, presentate come “scellerataggini”. La crassa ignoranza, che regna nel basso popolo de' principii del leggere, e scrivere la patria lingua, presta opportuna occasione a questi mostri dell'umanità di commettere simili scellerataggini in faccia ad un Principe, che prescrive eque e giuste leggi; in faccia ad un illuminato Ministero, che le propone, ed avanti a' savii Magistrati, che le fanno eseguire (ivi, p. XIV). Inoltre, sempre al fine di una “conservazione dinamica”, si sottolinea l'importanza dell'educazione delle donne: In quest'epoca le fanciulle, che dallo Stato si debbono mirare, ed istruire con maggior cura, saranno tante donne utili e preziose allo Stato, care a' loro sposi, e rispettabili a' loro figli (ivi, p. X). Nella seconda sezione del testo, introduzione al metodo normale, dopo la sua definizione ne segue un'illustrazione analitica, che procede dal tono della voce all'importanza dei segni per il maestro e gli scolari, dall'istruzione simultanea di tutti gli alunni al lavoro con i singoli scolari, dall'oculatezza dei maestri alla divisione in classi degli alunni in base ai loro livelli di preparazione ed alle loro facoltà, dalla cura dei libri di testo alla precisazione degli obiettivi. Infine, sono evidenziati i vantaggi del metodo normale rispetto all'insegnamento individuale sino ad allora in auge. Segue la Parte I, teoria del metodo, scandita nell'illustrazione dei principi costitutivi e fondanti il metodo normale: il metodo delle tabelle, quello delle lettere iniziali, le quattro operazioni, la lettura e la formulazione delle domande. Ogni metodo viene presentato ed illustrato in modo analitico, coerentemente all'impostazione razionalista ed illuminista degli autori. Divideremo – si precisa nel testo – questo presente capitolo in quattro articoli, nel primo de' quali tratteremo delle due specie di tabelle, nel secondo parleremo del metodo di trasformare una tabella nell'altra, nel terzo si rapporteranno i requisiti de' Maestri rispetto alle medesime, nel quarto finalmente si mostrerà l'utilità delle divisate tabelle (ivi, p. 16). Nella Parte II, la pratica de metodo, scandita in capitoli, articoli e paragrafi, viene esposto, con novizia di particolari e precetti rigorosi a cui i maestri devono attenersi scrupolosamente, il modo in cui applicare il metodo in relazione alle quattro classi in cui è divisa la scuola normale. Quattro - si afferma nel testo – saranno i Capitoli, in cui la divideremo, de' quali ciaschedun si suddividerà in tanti altri articoli, e talvolta questi, ove il bisogno lo richiederà, in paragrafi. Il primo Capitolo parlerà della istruzione, e della maniera, con cui questa si dà a' fanciulli della I. Classe. Nel secondo si vedrà il modo facile di portare avanti questi stessi fanciulli in un secondo anno d'istruzione, che riceveranno nella II. Classe. Il terzo capitolo, riguarderà la III. Classe normale, nella quale, come abbiamo di sopra veduto, essi si perfezioneranno ne' divisati quattro oggetti normali. Farem parola finalmente nel quarto capitolo dell'ultima, e IV. Classe Normale, e de' soli oggetti, intorno a' quali essa si raggira; dappoiché rispetto ala maniera di farli apprendere a' giovinetti niente dovremo aggiungere di più a quel tanto, che nella I. Parte abbiam diffusamente insegnato. Le sole cinque regole cardinali saranno quelle, le quali giocheranno nella ridetta IV. Classe. (ivi, pp. 84-85). Infine, la Parte III, che si identifica con l'Editto di Maria Teresa d'Austria, è dedicata ai doveri dei diversi operatori scolastici – sovrintendenti, direttori, ispettori, visitatori e maestri –, per poi passare alla delineazione del modo in cui devono essere amministrate economicamente le scuole normali, delle procedure di esame e del modo in cui devono essere strutturati i formulari e le tabelle. Il testo si conclude con l'avvertimento dell'autore ai maestri e con una serie di allegati, in cui si riportano degli esempi di tabelle didattiche a forma di albero genealogico e di tabelle orarie e di valutazione dei docenti e degli alunni. Il testo in oggetto sembra interessante e stimolante sia per quanto concerne la storia delle istituzioni e del pensiero educativo strictu sensu, sia per quanto concerne la storia del Mezzogiorno in generale. Infatti, una sua eventuale riedizioni potrebbe confermare sul piano storiografico l'inserimento del Regno borbonico nel processo del riformismo illuminato, che nel Settecento interessava le principali monarchie europee, contribuendo, così, a sfatare l'immagine di un Mezzogiorno isolato, immobile, ed abulico che è stata tramandata ed avallata da tanta letteratura e da tanta storiografia passata e recente, contro cui si è scagliato criticamente Piero Bevilacqua nel suo lavoro di revisione storiografica degli stereotipi sul Sud d'Italia. Inoltre, una sua riedizione consentirebbe di approfondire le tematiche concernenti il rapporto tra politica ed educazione, tra Stato ed istituzioni scolastiche, in modo tale da evidenziare la funzione ideologica della scuola, spesso volta a favorire i processi di legittimazione dei sistemi socio-politici vigenti. In relazione ad una prospettiva di storia delle istituzione scolastiche e del pensiero educativo, sarebbe interessante avviare uno studio comparativo, secondo un'ottica interdisciplinare, volto a confrontare criticamente i principali modelli delle scuole normali a livello europeo, nonché le elaborazioni teoriche ad essi sottesi con le scuole normali e le teorizzazioni elaborate negli stessi decenni del Regno borbonico. Ad esempio, si potrebbero confrontare le tesi di Johann Ignaz Felbiger e di Francesco Soave con quelle dei teorici meridionali, in modo tale da valutare un eventuale contributo originale offerto da questi ultimi in relazione al contesto storico in cui operavano o la semplice ripetizione di principi, pratiche e modelli di altri paesi inficiata dall'astrattismo razionalistico ed illuministico. Salvatore Lucchese
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