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Il sindaco di Molfetta tenta inutilmente di riaggregare la sua maggioranza ciambotto per il prossimo quinquennio, ma il problema resta il Pd. Stasera comizio autoreferenziale per ricaricarsi un po’
De Nicolo, Minervini, Tammacco, c'eravamo tanto amati?
28 maggio 2021

 MOLFETTA – Disperato tentativo del sindaco di Molfetta di rimettere insieme la stessa coalizione di maggioranza di liste civiche e del Pd considerato alla stregua di lista civica, ma necessario per salvare la faccia a una coalizione poco politica e molto ciambottista.

Oggi Tommaso Minervini sperava di portare a casa il risultato della conferma della maggioranza attuale anche per il quinquennio 2022-2027, per questo ha convocato alle 18.30 al Country Club un incontro con liste civiche, Pd, consiglieri comunali, assessori, presidenti delle municipalizzate e consigliere regionale Tammacco.

La speranza è venuta meno, per l’indisponibilità del Pd e quindi addio pompa magna, fiato alle trombe, brindisi e champagne finale per il nuovo accordo elettorale con l’obiettivo di governare altri 5 anni.

Infatti il Partito Democratico oggi è diviso in tre linee, quella di Nicola Piergiovanni e Giovanni Facchini (“tieni salda la poltrona”), quella dei Giovani Democratici e di altri iscritti al partito fra cui Pietro Capurso (“mai più con questa maggioranza, torniamo col centrosinistra”) e quella di Piero de Nicolo (“vediamo come gira il vento e cosa decide Emiliano”).

In pratica il duo Piergiovanni-Facchini non molla poltrone e stipendi (presidente del consiglio comunale e consigliere provinciale comunale) nemmeno con le cannonate e quindi non ha alcuna intenzione di uscire dalla maggioranza prima della scadenza dell’amministrazione comunale, nella primavera del 2022. Al massimo deciderà un cambio di rotta quando, in vista delle amministrative, vedrà concretizzarsi il progetto di coalizione di sinistra attorno al dr. Felice Spaccavento e, fiutando il vento, valuterà questa coalizione vincente (con relative poltrone assicurate anche per il futuro).

L’altro gruppo, invece, è per una chiarezza immediata: fuori della maggioranza e adesione al possibile progetto Spaccavento. Tra l’altro, è quello che chiede, giustamente, la costituenda coalizione di centrosinistra, per evitare ambiguità nei confronti dei propri elettori. Inoltre Spaccavento vuole una condanna dell’attuale amministrazione, della quale il Pd e in particolare Piergiovanni e Facchini fanno parte a pieno titolo (anche se in politica vige la regola del “mai dire mai”), con buona pace dell’on. Marco Lacarra, ex segretario regionale, che copre i suoi due elettori sul fronte del Pd regionale.

Piero de Nicolo rimasto senza l’auspicato incarico regionale da parte del governatore della Puglia, Michele Emiliano, è in attesa di decidere da quale parte schierarsi, lui che di cambi di casacca è un esperto navigato. La sua assessora Gabriella Azzollini è in attesa di ordini per eventuali dimissioni.

C’è da dire che, oggettivamente, il Pd non può prendere alcuna decisione in merito, in attesa del congresso del partito che si terrà ai primi di luglio. Con il nuovo segretario nazionale Enrico Letta per i due “dissidenti” ci sarebbe poco spazio, all’interno del partito, che ha scelto la discontinuità. Magari sceglieranno altre strade e non sarebbe la prima volta.

Ma chi garantisce a Tommaso Minervini e alla sua maggioranza la rielezione? Ecco perché, auspice Tammacco il gran burattinaio, oggi un po’ in ombra perché non conta nulla come consigliere regionale di opposizione, si vuole blindare subito la possibile coalizione ciambotto-frankenstein. Anche per questo Minervini lo ha scaricato prendendo in mano le redini della coalizione e lasciandolo un po' in disparte, come un cane bastonato.

Infatti le prossime amministrative non saranno una passeggiata per l’attuale maggioranza, malgrado le colate di cemento e le opere realizzate, perché i cittadini sono stanchi di vedere il vero volto di Molfetta, una città sporca e in degrado, dove tutto viene tollerato ed esiste il “liberi tutti” in ogni settore.

Allora cosa racconterà stasera il sindaco Minervini alla sua coalizione? Farà il solito elenco di opere per dire quanto sono bravo io, quanto siamo bravi noi, che abbiamo realizzato cose mai fatte dal dopoguerra ad oggi, superando perfino la presunzione del sindaco Antonio Azzollini, che si definiva il “miglior sindaco dal dopoguerra”.

A proposito, come si schiererà l’ex senatore? Con i suoi ex sergenti a destra o strizzerà l’occhio a sinistra? L’opposizione del suo gruppo in consiglio comunale è assolutamente inesistente, ha perfino perduto pezzi per strada e difficilmente, senza i suoi ex sergenti, potrà aggregare molti consensi, al di fuori di quelli personali, che potranno essere anche tanti (finora non sono stati “misurati”), ma servono molti altri voti per vincere. Si ha l’impressione che Azzollini stia come Berlusconi, un po’ suonato, con voglia di rivincita, ma con forze insufficienti per farlo e come il Silvio nazionale, perde continuamente pezzi.

Intanto lasciamo al sindaco Minervini la sua serata di applausi, in questo comizio autoreferenziale, anche se in cuor suo, per la situazione del Pd, non è sicuramente tranquillo.

"Quindici" quello che gli altri non dicono.

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