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Il sindaco di Molfetta, Paola Natalicchio: «vi racconterò i motivi delle dimissioni». I retroscena della crisi nel numero della rivista “Quindici” in distribuzione questa mattina
18 luglio 2015

MOLFETTA – E' in edicola da questa mattina la rivista mensile “Quindici”, numero doppio con molte pagine in più, per raccontare oltre alla vicenda della richiesta di arresto per Azzollini e alla morte del Vescovo Martella, anche i retroscena della crisi che ha portato alle dimissioni del sindaco di Molfetta Paola Natalicchio, che intanto, dopo la notizia data in anteprima da “Quindici on line” interviene su Facebook con un breve testo: «proverò a spiegare il perché, ma è tutto vero: mi sono dimessa da Sindaco di Molfetta. Non è un tradimento. Se l'ho fatto è proprio per non tradire il patto del 2013, messo in crisi da un Partito Democratico che dopo le dimissioni prima di un assessore e poi del presidente della commissione urbanistica ha dimostrato di volersi porre come elemento di destabilizzazione del nostro progetto. Mi spiace di aver deluso la parte di città che ha creduto in me e nel nostro gruppo di lavoro, ma eravamo ormai immersi in un clima politico irrespirabile, basato sulla costante delegittimazione del sindaco e della giunta. Ho amato con ogni mia cellula questo lavoro di servizio alla città. Ho stravolto la mia vita per 25 mesi indimenticabili in cui ho vissuto solo in funzione del bene di Molfetta. Spero di aver lasciato un umile segno di impegno civico e di aver seminato un po' di speranza nella buona politica. Ho fatto argine finché ho potuto. Credetemi: finché ho potuto. Grazie a chi mi ha insegnato, in questi mesi, a conoscere e ad amare questa straordinaria città. Non siate delusi da me: ci ho provato fino in fondo».

Il sindaco, quindi, conferma quello che “Quindici” ha scritto per settimane (e che troverete nel giornale in edicola) della politica suicida del “nuovo” Pd di Piero de Nicolo, Annalisa Altomare e Lillino Di Gioia che, dopo aver conquistato il partito della sinistra trasformandolo il Pdc (ne parla diffusamente il direttore Felice de Sanctis in un articolo di fondo intitolato “Amore suicida”) ha logorato il sindaco per spingerlo a lasciare l’incarico.
Secondo noi il sindaco Natalicchio ha commesso un errore a dimettersi prima del consiglio comunale di mercoledì che dovrà approvare il bilancio: avrebbe dovuto farsi sfiduciare in aula dal Pd, dimostrando a tutta la città chi erano i responsabili della crisi. Anche se tutti a Molfetta hanno capito che questa crisi ha indiscutibilmente un solo nome e un solo colpevole il Partito democratico (che voleva più poltrone), nel quale il suo segretario De Nicolo, il quale probabilmente non è stato capace di gestire la situazione e, forse, gli è sfuggita di mano, ma questo accresce la sua responsabilità, per la quale dovrebbe dimettersi.

Preoccupa anche l’atteggiamento dei Giovani democratici, che si sperava non si facessero imbrigliare nella vecchia politica democristiana e che invece appaiono succubi della politica del “nuovo” Pd che li vede protagonisti, sono giovani già vecchi, che hanno tradito il loro elettorato e che, forse, a causa della loro inesperienza e immaturità politica (presente anche in alcuni consigliere comunali) non immaginavano questa svolta e che ora sono preoccupati per la loro rielezione.
A godere delle situazione, regalata loro dal Pd, è il centrodestra. Basta leggere i commenti di certi personaggi, sempre perdenti e sconfitti, come l’ex candidato sindaco Ninnì Camporeale, al quale non sembra vero aver ottenuto un risultato non per una propria azione politica (visto l’ultimo flop alle regionali, dove si è dimesso inutilmente da consigliere comunale per raccogliere voti a favore di Tammacco, voti che poi si sono indirizzati altrove, come ha ben sintetizzato “Quindici” con la sua vignetta del mese “Saverio t’ammacco”) ma per quelle del centrosinistra e del “nuovo” Pd.
“Quindici” che è stato il primo a dare la notizia delle dimissioni del sindaco Natalicchio, vi racconterà come sempre, nei prossimi giorni, la verità sulla situazione politica a Molfetta, una città che non vuole cambiare e che rischia di tornare indietro di anni, restando in quell’immobilismo che ha lasciato come eredità una città disastrata. I nostri politici, ancora una volta ci hanno regalato un quadro di incapacità da un lato e di volontà di cristallizzazione amministrativa (che hanno nomi e cognomi) che è devastante, mentre ora si assiste a vendette personali di personaggi condannati dall’elettorato e che cercano una rivalsa con i vecchi metodi della prima repubblica.
Chi come noi ha creduto nella possibilità del cambiamento, non potrà restare insensibile alla politica dello sfascio continuo, perché il nostro obiettivo editoriale era e resta lo sviluppo e la crescita di Molfetta e il futuro dei giovani che oggi sono costretti ad emigrare perché non sono state create le condizioni di lavoro in un Comune che è stato devastato dall’edilizia, vero cancro della città (lo abbiamo scritto da sempre).
Saremo ancora qui, al servizio dei cittadini onesti, di coloro che pur essendo una minoranza, non si arrendono e non gettano la spugna, perché altrimenti Molfetta resterebbe senza una voce libera e priva di interessi ma serva del potente di turno, denunciando chi crede di agire indisturbato per i propri interessi e non per quelli della città. Siamo per la difesa della legalità, con la speranza che anche la magistratura resti vigile contro illegalità e corruzione come ha fatto in questi anni.
Resteremo fedeli al nostro motto di scrivere quello che gli altri non dicono.

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