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Il primo consiglio comunale dopo lo scandalo “Appaltopoli”: come se non fosse successo nulla a Molfetta Pochi minuti di comunicazione e poi il voto ordinario, mentre la città va letteralmente in fiamme
19 novembre 2020

 MOLFETTA - Esistono parole intraducibili in molte lingue del mondo e che richiedono una proposizione più articolata per spiegarne il senso compiuto.

L’autrice inglese Ella Frances Sanders per esempio, ne ha fatto di questa particolarità addirittura un libro, diventato famoso con il titolo “Lost in translation”.

Ho provato allora a cercare alcune parole che provassero a sintetizzare l’ultimo consiglio comunale, il primo dopo l’esplosione del caso “Appaltopoli” che vede 23 indagati tra cui l’ormai ex assessore ai LLPP Mariano Caputo appartenente al gruppo consiliare Noi, la consigliera di Forza Italia Sara Castriotta e l’attuale Sindaco di Molfetta Tommaso Minervini, e da esse partire per esprimere alcune considerazioni.

Struisvogelpolitiek (olandese): Letteralmente significa “politica dello struzzo”, quando ci si comporta come se non si avesse fatto caso a qualche avvenimento grave e si decide di far finta di niente.

È un po’ quello che è successo giunti al quarto punto all’Ordine del giorno in tema “Comunicazioni del Sindaco” da parte del Sindaco Minervini.

Sui 5 minuti e 30 secondi utilizzati (è a disposizione di tutti lo Streaming trasmesso dal Comune sul canale Youtube), solo nei primi 3 il primo cittadino tratta la questione della notifica dell’avviso di garanzia.

180 secondi e lo fa per considerarlo come una sorta di evento straordinario, anomalo se considerata la propria carriera pubblica, (“Dopo 43 anni di attività irreprensibile mi capita questo”) dove la comunicazione in consiglio comunale, “a viso aperto”, era un atto dovuto ma che alla fine se ne occuperà la giustizia “nel silenzio e austerità dei tribunali”.
Nessun dibattito, nessun confronto per di più all’interno dell’ assise cittadina. Niente.

Solo una comunicazione a cui non era possibile per altro chiedere alcuna discussione in modo organico da parte dei consiglieri, costretti a esprimersi in merito in poche parole e solo come introduzione ai punti all’o.d.g. successivi.

Un’occasione mancata, volutamente da parte di un’amministrazione sempre più indebolita all’interno e divisa e che si vede resa ancor più fragile da un’indagine che va a colpire il settore più attivo in questi 3 anni.

Schadenfreude (tedesco): godere delle disgrazie altrui
Lo fa l’opposizione di destra e di sinistra, che vede ora una breccia in quel grande blob che tiene unito il Partito Democratico, sempre più diventata minoranza di se stessa ma che non accenna a prendere le distanze, Popolari per Molfetta, neo composizione consiliare con a capo Pino Amato, e le varie liste (poco) civiche ormai composte in due macrogruppi: “Noi – Nuove officine delle idee” di Saverio Tammacco, ancora in silenzio stampa dopo lo scandalo appalti, e Pasquale Mancini (assente ingiustificato in consiglio) e “Obiettivo Molfetta” dell’assessore all’Urbanistica Pietro Mastropasqua, nata un mese prima dallo scandalo Appaltopoli.

Da una parte Isa De Bari dell’opposizione di destra (Forza Italia), che interviene duramente definendo la comunicazione del Sindaco “sterile”, “asettica” e chiedendo le sue dimissioni.

Dall’altra parte Silvia Rana di Sinistra Italiana, che pone dubbi sull’approvazione di documenti strategici ed economici in un contesto di opacità amministrativa, e il duo Beppe Zanna e Paola De Candia del Partito della Rifondazione Comunista che non pretendono le dimissioni ma “un passo di lato” per evitare il commissariamento del Comune.

Posizioni rafforzate nei toni e contenuti all’interno dei rispettivi comunicati stampa pubblicati prima e dopo il consiglio comunale ma che vede le due anime di sinistra cittadina su due posizioni differenti rispetto al futuro dell’amministrazione Minervini.

Won (coreano): la difficoltà di una persona nel rinunciare a un’illusione per guardare in faccia la realtà
La realtà. O meglio il principio di realtà. Tanto caro al Sindaco durante la campagna elettorale al fianco del neo consigliere regionale Saverio Tammacco, così come tanto utilizzato strumentalmente per poter rimanere nel proprio posto vista l’emergenza sanitaria.

Dopo la grande illusione di poter amministrare la città di Molfetta senza problemi di sorta e vista la grande maggioranza presente in consiglio, ecco che la Molfetta Positiva, quella basata sul concetto di smart city, si trasforma in un incubo che potrebbe ingigantire la crisi se dovessero esserci ulteriori novità nell’inchiesta messa in atto dalla Procura della Repubblica di Trani.

Certo è che nell’attesa della conclusione delle indagini, la città va in fiamme (33 sono le automobili incendiate da inizio 2020) mentre i suoi cittadini sono costretti a rimanere in balia dell’incertezza e rabbia, tra precarietà istituzionale di un’amministrazione che ha staccato la spina con il resto del territorio arroccandosi su se stessa e il coronavirus che continua ad avanzare ogni giorno che passa e che costringe a chiedere ancora una volta di stringere i denti.

Ma fino a quando?

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