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Il prefetto Nunziante al Rotary di Molfetta: la sicurezza si costruisce insieme
04 novembre 2014

MOLFETTA – Responsabilità personale e giustizia sociale. Unione tra interesse privato e pubblico. Coesione civile e passaggio dall’ “io” al “noi”. Sono stati questi i temi cardine che hanno tenuto banco durante l’incontro dal tema “Sicurezza e legalità nel periodo di crisi”, organizzato dal Rotary Club di Molfetta e tenutosi presso la sala conferenze dell’Hotel Garden di Molfetta. Il convegno, svoltosi alla presenza delle autorità civili e militari del territorio, ha visto la partecipazione in qualità di oratore, del prefetto di Bari dott. Antonio Nunziante (nella foto con il presidente Poli e l’assistente del governatore de Gennaro) il quale ha rimarcato prima di tutto una forte corrispondenza tra la legalità e senso di responsabilità e corresponsabilità.

A ben vedere, infatti, non si può parlare in maniera astratta solo di un insieme di norme cui obbedire poiché a pensarla così si rischierebbe di trasformare questo valore di primaria importanza in un scatola vuota, un mero contenitore da riempire con norme che magari non sposano del tutto l’idea di una stretta correlazione tra legalità e l’esigenza di sicurezza sociale. Difatti, i tempi sono cambiati. La mafia del terzo millennio – come ha spiegato il prefetto Nunziante, che è stato introdotto dal presidente del Club di Molfetta, avv. Emilio Poli, mentre a portare i saluti del Governatore del Distretto 2120, Luigi Palombella è stato il suo assistente dott. Paolo de Gennaro – non ha più il volto della coppola e della lupara ma si insinua e serpeggia tra i membri stessi della società civile. Ne è esempio banale e assolutamente esemplificativo l’abitudine malsana di parcheggiare in zone proibite, oppure il senso omertoso che assale chi è spettatore di un atto criminoso ed evita di denunciare, diventandone inconsciamente complice.
Per tale ragione è necessario un cambiamento che tenga il passo dell’evoluzione cui stiamo andando incontro, un intervento di pianificazione sul territorio che possa  bilanciare domanda e offerta e che sollevi, nello stesso tempo, i cittadini da quel senso di inquietudine, disagio e insofferenza che vivono quotidianamente. È necessario, dunque cercare di avvicinare la percezione alla realtà del problema e sviluppare quel senso di comunità e unione di intenti tale da evitare azioni repressive e mettere in atto piuttosto modelli di prevenzione cui attingere. È fondamentale convincersi che nessuno può operare da solo e che serve una linea di cooperazione interistituzionale che abbia come obiettivo il bene comune. Non è certamente semplice raggiungere tale scopo poiché nella società civile ci sono una serie di interferenze, di insidie che lo mettono costantemente a repentaglio come ad esempio la criminalità. E non si tratta della classica leggenda metropolitana che vede al centro del dibattito il binomio delinquenza – immigrazione.
È ora di smetterla di trincerarsi dietro l’immagine di una società perfetta ma invasa dalla illegalità portata dallo straniero. Infatti, carte alla mano, le statistiche smentiscono che la percentuale maggiore di reati sia commessa da stranieri. Anzi, tutt’altro. La sicurezza – come ha sottolineato l’illustre oratore – è un fatto culturale. I cittadini devono prima prendere consapevolezza e accettare l’idea di sicurezza e legalità e solo dopo metterle in atto e attenderne i frutti. Certo è che non si chiede nessun atto di eroismo alla gente comune ma semplicemente di fare il proprio dovere attraverso le agenzie educative quali la famiglia in primis, la scuola e le istituzioni. È tempo di guardare all’immigrato come una risorsa quale è. Infatti in diversi contesti socio-produttivi la forza di lavoro primaria (e in taluni casi quasi esclusiva) è rappresentata da stranieri. E se così non fosse, tali attività che coraggiosamente contribuiscono alla crescita economica e non solo del Paese, sarebbero destinate a chiudere. È ora di abbandonare il modello sociale basato sull’individualismo e aprirsi al collettivismo che rafforza il vincolo di comunità e sicurezza integrata, elevando così il livello di vivibilità sociale.

Altro fattore che minaccia il buon vivere comune è la problematica relativa alla diffusione della droga e all’abuso di alcool nel nostro Paese. Infatti secondo le statistiche più del 61% di individui di età compresa tra i 25 e i 34 anni fa uso di droghe. Altamente preoccupante è la situazione dei più giovani. Il 55% di ragazzi, di età compresa tra i 15 e i 24 anni, si serve abitualmente di sostanze stupefacenti. A tal proposito e strettamente collegato all’utilizzo di droga e all’abuso di alcolici, il dott. Nunziante, ha sollevato la questione degli incidenti stradali, veri e propri drammi familiari e con un elevato costo sociale. Basterebbe essere più coscienti del proprio ruolo di vigilanza e avere più rispetto per la vita propria e altrui per evitare tali tragedie. Facile a dirsi. Ma quantomeno sarebbe opportuno tentare di mettere in atto delle strategie per marginalizzare tali stragi. Ribaltando la medaglia, con il supporto economico e non solo del Rotary, è stato possibile mettere in piedi un progetto di produzione di birra artigianale a Bitonto, come strumento di recupero per ragazzi disagiati del territorio e soprattutto occupando un terreno confiscato alla mafia.

Per non parlare poi del fenomeno del web, carico di insidie soprattutto per donne e bambini. Di fatto è in forte aumento la prostituzione femminile e quella di ragazzini. Anche in questo caso il miglior rimedio è il controllo costante da parte degli adulti congiuntamente ad un’azione educativa e di prevenzione.
Strettamente legato al fenomeno dell’utilizzo del corpo della donna come merce, c’è il dilagante accertamento di atti di femminicidio. Una violenza che si perpetra sia a livello fisico che mentale e in taluni casi non solo sulle donne ma in generale su soggetti deboli. Per questo, sempre grazie al preziosissimo contributo del Rotary e in osservanza ai valori del club, si è riuscito a realizzare il progetto “Codice Rosa”, come fonte di supporto per curare le ferite fisiche e anche quelle dell’anima, offrendo quindi un supporto psicologico importante per chi si trova in una condizione di vessazione.
E a proposito di persecuzioni e maltrattamenti è stato attivato anche un mezzo per contrastare azioni di bullismo. Si tratta del numero 43002. Basta inviare un sms per mettersi direttamente in contatto con le forze dell’ordine e permettere loro di intervenire prontamente al fine di contrastare e arginare un altro fenomeno che tormenta la nostra società.

Insomma c’è bisogno di entusiasmo e voglia di non arrendersi per raggiungere un miglioramento effettivo della società civile. E fondendo il pensiero di due grandi uomini, Aldo Moro e Papa Giovanni XXIII, «contro l’imbarbarimento della vita bisogna prendere una posizione» e «cercare sempre ciò che ci unisce piuttosto che ciò che ci allontana».

© Riproduzione riservata

Autore: Angelica Vecchio
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