Il gruppo Cambia verso di Molfetta: «non entriamo nel merito del caso Tammacco. Chi ha parlato per noi, non fa parte del nostro gruppo». E Guglielmo Minervini attacca il trasformismo
MOLFETTA - Le vicine elezioni regionali sono destinate ad infuocare il dibattito politico e soprattutto gli scontri (anche a livello personale, quasi un regolamento di conti per vecchie ruggini tra alcuni protagonisti politici), anche in vista dei futuri equilibri anche sul piano amministrativo a Molfetta. E non accennano, nemmeno a placarsi le polemiche intorno alla scelta di Guglielmo Minervini di non candidarsi nel Pd (che, per questo motivo, non gli ha rinnovato la tessera) e di farlo nella lista di Nichi Vendola e Dario Stefàno “Noi a sinistra per la Puglia” per difendere l’esperienza di questi 10 anni di governo di centrosinistra alla Regione Puglia.
Su questo argomento e su altri della politica regionale e locale risponderà lo stesso assessore regionale in un’intervista che sarà pubblicata sul prossimo numero della rivista mensile “Quindici” in edicola il 15 aprile, che conterrà anche altri articoli sull’infuocato dibattito politico, sui pasticci delle liste, sui possibili inciuci, sui trasformismi e quant’altro si annuncia sullo scenario locale.
Intanto, una precisazione viene dal direttivo del gruppo politico “Cambia verso” che ha fra i suoi esponenti Lillino Di Gioia e Annalisa Altomare: non è stato il gruppo a chiedere di non inserire la lista di centrodestra di Saverio Tammacco fra quelle che sostengono il candidato presidente di centrosinistra Michele Emiliano.
«Siamo completamente fuori da questo dibattito relativo alla scelta di Tammacco, non entriamo nel merito. I problemi sono interni al Pd e non ci interessano. La persona che ha dato la notizia relativa alla posizione di Cambia verso sul caso Tammacco, non fa parte del nostro gruppo (ma del Pd, ndr)».
Prendiamo atto della precisazione, che comunque conferma che all’interno del Partito Democratico ci sono tanti contrasti, ma ci sono anche esponenti che non vogliono che questo pasticcio politico di un centrodestra che appoggia il candidato del centrosinistra, solo per recuperare qualche poltrona. Vedremo cosa farà Emiliano: li imbarcherà sull’arca di Noè col rischio che il Pd perda voti a Molfetta, oppure per poco più di mille voti (tanti ne potrebbe contare il gruppo) l’ex sindaco di Bari farà una scelta politica discutibile e contestata.
Chi invece non salta sul carro del vincitore è l’ex assessore regionale Guglielmo Minervini che torna a parlare sulla sua vicenda politica: «Avviso ai naviganti (della maldicenza). Mettiamola così. Quando uno scende dal carro vincente, proprio mentre tira meglio, proprio mentre tutti vi salgono.
Quando uno lascia la via vecchia, più sicura e comoda, dove ha tanti amici e un solido patrimonio di stima e di consenso. E in cambio sceglie una incerta via nuova, anche a rischio di incomprensioni, beh, questo è difficile definirlo opportunismo, mentre viene più naturale qualificarlo incoscienza o forse addirittura - dipende dai punti di vista - masochismo.
Piuttosto, se sono in gioco buone profonde ragioni, forse si può semplicemente chiamare coraggio. Difficile crederci, ma non tutto si riesce a spiegare sempre col calcolo».
Ma Guglielmo parla anche del trasformismo che vedrà ancora una volta Molfetta protagonista in negativo sulla scena politica regionale e forse nazionale con il caso Tammacco. E lo inquieta anche l’ipotesi che il Nuovo centrodestra di Alfano e Azzollini possa entrare nella coalizione di centrosinistra.
Ecco cosa dice Minervini: «L'escalation del trasformismo. Se per caso fosse vero che il Nuovocentrodestra potrebbe pure entrare nella nostra coalizione a patto di cambiar nome, beh, allora è meglio essere chiari. Non è una questione di forma, di sigle e di simboli. Non è un fatto estetico. E' un densa questione di sostanza. Perché la politica si alimenta di idee e persone. La politica si fonda sulle differenze. Allora, noi con l'idea di politica (come esercizio del potere... a fini privati) che hanno Cassano e Azzolini non abbiamo nulla da spartire. Dinanzi a questa mutazione genetica il centrosinistra non esisterebbe più. Michele (Emiliano, ndr) per piacere si può vincere lo stesso senza imbarcare tutti. Perché conta anche governare bene non solo vincere».
Certo che le vicende regionali del centrodestra diviso e che vede l’un contro l’altro armati (Fitto, Schittulli, Vitali), fanno intravedere una vittoria schiacciante del centrosinistra di Emiliano, il quale non avrebbe bisogno di imbarcare soggetti politici trasformisti per opportunismo, altrimenti il rischio piò essere che tale consenso finisca col ridursi, proprio per la presenza di questi soggetti e gruppi di centrodestra.
Staremo a vedere.
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