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Il grande maestro Omar Galliani e la sua mostra “Blu oltremare” alla Fondazione Valente di Molfetta, presente anche il maestro Gaetano Grillo
Giseppe Carabellese, Rocco Nanna, Omar Galliani e Carmela Minuto (ph Giuseppe Clemente)
12 aprile 2018

Molfetta, città dalla specchiata vocazione alla cultura, ospita il grande pittore Omar Galliani nella mostra “Blu Oltremare“ grazie alla Fondazione Vincenzo Maria Valente con il patrocinio della Regione, del Comune di Molfetta, e della Università degli studi di Bari e il sostegno di molti partner del territorio. Omar Galliani è un artista riconosciuto a livello nazionale e internazionale. Emiliano, insegna a Brera, collega dell’apprezzatissimo pittore molfettese Gaetano Grillo, ha partecipato a tre biennali di Venezia, numerose quadriennali di Roma, oltre alle biennali di Parigi, Tokio, San Paolo del Brasile, Pechino, ecc.. ed ha tenuto mostre a Mosca (Museo Storico Statale), sue opere fanno parte delle collezioni delle Gallerie degli Uffizi, dei Musei Vaticani, Poldi Pozzoli di Milano, Kafa Museum di Pechino, Pinacoteca di Bologna, Gam di Torino, e tanti altri. Insignito dal Presidente della Repubblica dell’onorificenza di Cavaliere delle Arti e della Cultura. Recentissimo (marzo 2018) il focus voluto su di lui da Gallerie d’Italia di Milano nella mostra “L’ultimo Caravaggio” eredi e nuovi maestri”, sulla lezione dei grandi maestri: l’Arte non opprime ma diventa una via maestra dalla quale poter avviarsi in direzioni nuove, sempre alla luce della bellezza come ideale spirituale. È questa la ricerca di Galliani.

L’evento, assai e ben articolato, è stato suddiviso in quattro fasi, tra il 6 e il 7 Aprile, due delle quali sono avvenute a Bari, ponendo l’ouverture con la Lectio Magistralis “le declinazioni del disegno” tenuta dal Maestro Omar Galliani nella Sala degli Affreschi dell’Ateneo di Bari, alla presenza del Magnifico Rettore Prof. Antonio Uricchio, del Presidente della Autorità Portuale, l’Avv. Ugo Patroni Griffi, del Direttore dell’ Accademia di Belle Arti di Bari, Prof. Giuseppe Sylos Labini e del Presidente della Banca Popolare di Puglia e Basilicata, Avv. Leonardo Patroni Griffi, introdotti dal Presidente della Fondazione Valente, l’ Avv. Rocco Nanna.

Una targa ricordo della Fondazione è stata consegnata al Presidente di Exprivia, il Dott. Domenico Favuzzi. L’esposizione barese del Maestro Galliani ha avuto invece luogo presso il centro Porsche di Bari.

A Molfetta il 6 aprile alle 18,30 presso la Fabbrica di San Domenico, Omar Galliani e Gaetano Grillo, hanno tenuto una “conversatio” sul tema “Riscoprire la bellezza”, interessantissimo punto di confronto e convergenza sul nuovo modo di porsi degli artisti contemporanei davanti al vero senso della bellezza, soprattutto spirituale, necessario ai nostri tempi materialisti, e sulla responsabilità altissima di cui gli artisti debbono essere ormai consapevoli riguardo all’importantissimo ruolo di “testimoni” di una bellezza universale che è armonia e salva il mondo, citando non a caso lo scrittore e filosofo Dostoewskij. Insieme al Presidente della Fondazione Valente, Rocco Nanna, ottimo moderatore della serata, i due Maestri Galliani e Grillo, hanno dato il senso della misura dello riscoprire la bellezza a lungo obnubilata e invece tutta da riscoprire, attraverso un percorso lungo i secoli e i luoghi della bellezza in tutta Italia, in contrapposizione con quello smarrito senso della bellezza che ormai imperversa. Una aggressione è un dialogo con gli ascoltatori estremamente interessante condito in ambedue in tutto il mondo da almeno un secolo.

Il 7 aprile alle 18,30, presso la sede della Fondazione Vincenzo Maria Valente, c’è stata l’inaugurazione della mostra “Blu Oltremare”, alla presenza del Presidente della Fondazione Valente, Rocco Nanna e di Gaetano Grillo, il Maestro Omar Galliani ha ricapitolato poetiche e intenti: tra gli astanti, il Direttore della Accademia di Belle Arti di Bari, Sylos Labini, il Presidente di Exprivia Favuzzi, la neo Senatrice FI, Carmela Minuto, la Dott. Annalisa Altomare

Il maestro Omar Galliani ha creato un omaggio all'arte e alla bellezza anche femminile con una personale interpretazione, classica e contemporanea insieme, nel pieno stile e nella piena linea del grande contributo culturale dell'Associazione Vincenzo Maria Valente, operazione pienamente riuscita con risultati di altissimo spessore culturale e artistico che danno lustro alla nostra città, confermandola come un polo culturale e artistico pieno di possibilità e ulteriori sviluppi.

Omar Galliani ci dona una rilettura in chiave moderna di tradizioni consolidate, anche riguardo alle antiche tecniche utilizzate in queste opere, esprimendo la sua volontà di individuare una continuità poetica e temporale tra il passato e il presente.

Il maestro Galliani parla del suo concetto di bellezza che prende le radici dalle splendide opere del passato da Raffaello a Michelangelo a Leonardo... Questo è anche visibile nei suoi splendidi visi femminili ottenuti con tecniche antiche di disegno dove la manualità, la sensibilità e la bellezza si amalgamano in un risultato di squisita dolcezza e di fusion tra il gusto moderno e la perfezione antica.

Le opere portate a Molfetta sono così commistioni fra il moderno e l'antico, in blu o rosso o carboncino che sia. La modella è sempre la stessa di origine euroasiatica, ma il suo mutare delle angolature e delle espressioni ce la restituiscono sempre diversa, immersa in una bellezza spirituale e senza tempo sempre unica.

Il maestro ha voluto dare attraverso il viso femminile che è sempre stato investigato dai pittori del passato, il segno della bellezza come eternità, valore eternamente valido. A questo concetto utopistico eppure tangibile della bellezza spirituale, il maestro Galliani si rifà in ogni sua opera.

I soggetti delle sue opere (donne, dettagli di corpi, oggetti) appaiono come simboli, apparizioni, visioni poetiche che si dissolvono nel dualismo tra luce e tenebre. Il tratto dolce della matita si smaterializza nel colore e si raggruma nel chiaroscuro: rievoca i grandi maestri del passato esprimendo la condizione esistenziale contemporanea. La lezione dei grandi maestri non opprime ma diventa una via maestra dalla quale poter avviarsi in direzioni nuove ma sempre alla luce della bellezza come ideale spirituale.

Questi 4 incredibili appuntamenti d’Arte hanno tutti goduto del contrappunto musicale dell’ensemble costituito dai Maestri musicisti: Daniela Carabellese (violino), Francesca Carabellese (viola) , Giuseppe Carabellese (violoncello) Pietro Laera (pianoforte), dimostrando che le arti non hanno confini e la bellezza è un bene da condividere (foto Giuseppe Clemente per la Fondazione Valente).

 Daniela Calfapietro

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Leggere a distanza di un anno un commento così strambamente lontano da qualsivoglia senso critico riguardante l'' artista o l''arte... del tutto fuori contesto. E fuori del seminato, giacchè in campo artistico si dà del Maestro a chi ha acquisito maestrìa nel proprio campo, e ne può insegnare. È propriamente definito" Maestro d'' Arte" e si abbrevia dicendo solo " Maestro". È dunque sia un riconoscimento alla tecnica sia alla carriera, sia alla maestrìa,appunto, ovvero una bravura riconosciuta. Nulla a che vedere nè col campo religioso, nè con quello del Vangelo. In epoca e cultura giudaica, il " Maestro " non è un concetto presente, perchè romano. La cultura romana introduce il termine Magister - colui che conosce di più, magis, e perciò lo può insegnare. Il concetto ebraico di rabbì non corrisponde, perchè è colui che detiene una sola conoscenza specifica,ovvero quella spirituale derivante dall''approfondito e decennale studio della Torah. Il rabbì non è un tecnico ma un relatore, detiene una comprensione spirituale e di quanto prescritto nella Torah, e ne amministra anche come un legislatore. Ne consegue che Maestro e Rabbì, non sono assolutamente la stessa cosa e non esprimono lo stesso concetto, ma si ritrovano a confluire sulla figura di Gesù nella scrittura dei Vangeli perchè, ci si scorda che molti gli si rivolgevano in latino, chiamandolo appunto Magister, e per un motivo tecnico: sapeva leggere e scrivere. Cosa riscontrabile solo tra i Farisei,gli scribi del Tempio e coloro che avevano avuto precettori o che lo erano. La Giudea era una Provincia romana e molti erano coloro che a vario titolo parlavano latino,o perchè era la propria lingua,o perchè lavoravano per romani.Solo i giudei chiamavano Gesù Rabbì. E nelle traduzioni protocristiane dai vangeli - scritti in greco, non certo in ebraico, si usa più spesso rabbì nella accezione ebraica, non latina. Insomma i Vangeli registrano e " fotografano" l'' abitudine romana di chiamare Gesù "Magister:, e quella ebraica di chiamarlo "Rabbi". 2000 anni dopo sbrigativamente si tende a pensare che sìano sinonimi. Errando assai.Questo vuol dire non tenere conto dei contesti storici / non averne contezza alcuna. Non a caso il Vangelo raccomanda di evitare di farsi chiamare inutilmente Rabbì: sottintende che non tutti possono avere le necessarie comprensioni delle leggi spirituali portate da Gesù - che non sono più la sola Torah - e che è più giusto considerarsi come coloro che fraternamente si aiutano, perchè Magis, che tutto sa delle leggi del Padre, è uno solo. Più che dimenarsi in amletiche domande tra l'' essere più cristiani o più cattolici (?) Vale ricordare che il Vangelo va letto, almeno, meglio ancora compreso,e auspicabilmente studiato nelle sue semantiche,quando si voglia farne un riferimento raffrontato sia al presente sia alla filologia, la quale contribuisce in modo determinante a raccapezzarsi nei meandri della linguistica, che è materia vivente e parla del pensiero degli uomini e delle sue evoluzioni attraverso il tempo. D.Calfapietro
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