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Il calcio italiano deve ripartire dai giovani, ma in quanti ci investono? Pochissimo Sud in questi dati relativi alle squadre che investono di più sui giovani. Uniche note positive quelle di Napoli e Cagliari
24 luglio 2019

 MOLFETTA - Sembra essere completamente sparito il sud dalle classifiche delle squadre che investono di più sui giovani. Sintomo di un movimento calcistico sempre più malato, sempre più rallentato, che può vantare solo poche, e sparse, gioie. Il Napoli, senza dubbio, che investe e molto (gli ultimi acquisti di Di Lorenzo e Manolas, più quello prospettato di James Rodriguez lo dimostrano), il Lecce, che è tornato finalmente tra i grandi, il Cagliari tra le più attive nella produzione di talenti “Made in Sardegna”.

Per il resto è un assolo del nord, o del centro. Sono Inter, Roma e Fiorentina le prime tre squadre italiane per debutti di giovanissimi: i nerazzurri 25, uno in meno per i giallorossi, con i toscani a quota 21. Subito dopo, come vi dicevamo, è la squadra cagliaritana con 19 debutti. Tra questi, giocatori di primissima fascia che rappresentano il futuro della nostra nazionale: Cragno, portiere che è stato a lungo corteggiato da Roma e Fiorentina, Romagna, ma soprattutto Nicolò Barella. È lui il simbolo di questa rinascita isolana: centrocampista moderno, dinamico, capace di fare legna in mezzo al campo ma anche di offrire tantissima qualità. Non è un caso se Roberto Mancini gli ha affidato le chiavi della mediana azzurra, non è un caso se Antonio Conte lo ha richiesto fortemente all’Inter, che è riuscito a strapparlo a Roma e Milan.

Ed è proprio la squadra nerazzurra a permetterci di aprire una nuova finestra su questa analisi legata ai giovani prospetti. I settori giovanili stanno diventando sempre di più una ciambella di salvataggio per mettere apposto bilanci e campagne acquisti. Walter Sabatini prima e Beppe Marotta poi hanno preso a pieni mani dalla Primavera dell’Inter per poter generare plusvalenze vitali ai fini del Financial FairPlay, sacrificando sull’altare del bilancio tante belle promesse. Stessa cosa che fanno da anni a Roma: l’ultimo prodotto del vivaio a salutare, in ordine di tempo, è stato Luca Pellegrini, approdato alla Juventus nell’ambito dell’operazione Spinazzola, ma prima è toccato a Bertolacci e Romagnoli, spediti al Milan in una maxi-operazione.

Mago di queste operazioni è stato Walter Sabatini, direttore sportivo oggi al Bologna ma con un passato tra Lazio, Sampdoria e Palermo. È lui a indicare la strada e mettere in evidenza i limiti del nostro calcio: “Il nostro campionato ammazza i ragazzi già nella culla. Certe virtù sembrano difetti, impedimenti al successo. I giovani potrebbero portare freschezza, irruenza, prepotenza, invece devono stare lì a macerare, nell’attesa che prima o poi venga il loro turno”. Un passo importante è stato quello fatto da Roberto Mancini, che ha iniziato a chiamare sempre più giovani, anche alla prima esperienza, in azzurro: “Se il suo coraggio nel chiamare Kean, Barella, Sensi, Chiesa, Pellegri, attaccante del 2001 in via di recupero dopo un infortunio, porterà avanti gli azzurri, sarà una svolta, una locomotiva”.

Numeri importanti sono anche quelli relativi ai giocatori che arrivano direttamente dalla B per giocare nel massimo campionato. Tra le squadre più virtuose in questa graduatoria ci sono Pescara, Vicenza, Empoli e Brescia. I nomi sono quelli di Immobile, Insigne, Di Lorenzo, Bennacer, approdati tutti in top club della Serie A. Il prossimo nome è Sandro Tonali, delle rondinelle. Ma meglio dirlo sottovoce, per non correre il rischio di bruciare l’ennesimo nostro gioiello.

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