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Il Battistero e la Teca degli Oli Santi nella Parrocchia Santa Famiglia Una pubblicazione per i 40 anni della fondazione della chiesa
15 dicembre 2019

Un volume sul Battistero e la Teca degli oli santi nella Parrocchia della Santa Famiglia racconta, con la lettura teologica di mons. Felice di Molfetta, Vescovo emerito della diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano e le belle foto di Marianna de Pinto e Mariella Spadavecchia, il significato dello stesso Fonte Battesimale. La pubblicazione, stampata dalla tipografia “La Nuova Mezzina” e curata dal parroco don Giuseppe Magarelli, è stato presentato in occasione dei 40 anni della fondazione della parrocchia (8 settembre del 1977). La teca in bronzo, donata dalla Famiglia de Pinto in suffragio del suo congiunto Leonardo, fedele della parrocchia, rappresenta un tronco di albero di ulivo sul quale, come germogli, sono posizionate le tre ampolle degli oli dei Catecumeni, degli Infermi e del Crisma. L’opera per dare dignità alle ampolle degli oli è stata collocata nell’area del fonte battesimale, iniziato nel 1986, e illustra sia il pregevole battistero maiolicato della parrocchia (opera del ceramista Franco Calzi) sia la teca, sottolineando gli aspetti artistici, biblici e teologici. La teca è stata ideata dall’artista Giuseppe Samarelli, con la direzione artistica dell’arch. Antonella Scarimbolo e realizzata dalla fonderia Magnifico di Modugno è stata benedetto da S.E. Domenico Cornacchia la domenica del 28 ottobre 2018, festa della Madonna della Speranza. La zona del Battistero, come scrive mons. Felice Di Molfetta, è sempre stata una manifestazione del connubio tra Arte e Fede: «Da anni ho seguito, tra gli altri, il pensiero di Hermann Hesse, scrittore, poeta e pittore tedesco secondo il quale arte significa mostrare Dio in ogni cosa, consentendo un fruttuoso dialogo tra arte e fede si da far germogliare nel loro grembo un messaggio, una verità altra ed efficace fino quasi a costringere a rivelare l’invisibile nello stampo della materia e della immagine attraverso i loro vari codici». Il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, afferma che “Fede e arte sono sorelle perché di loro natura – come diceva Paul Klee per l’arte – ‹non rappresentano il visibile ma l’Invisibile che è nel visibile›”. Nella religione ebraico-cristiana, ricorda il porporato, “la metafora estetica o ludica è divenuta “una via analogica per rappresentare Dio stesso”. “È quella che già nel Medioevo era chiamata la via pulchritudinis, ossia l’analogia della bellezza per cui – come si legge nel libro biblico della Sapienza – ‘dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia (analógôs) si contempla il loro Artefice’ (13,5)” (Sole 24 Ore, 27 novembre). Nel secolo scorso, purtroppo, si è assistito a un divorzio tra arte e fede: “da un lato, in ambito ecclesiale si è spesso ricorsi al ricalco di moduli, di stili e di generi di epoche precedenti, d’altro lato, però, l’arte ha imboccato le vie della città secolare, archiviando i temi religiosi, i simboli, le narrazioni, le figure e tutto quel ‘grande codice’ che era stata la Bibbia”. Ora, ha constatato Ravasi, si sta registrando un avvicinamento. Di questo riavvicinamento, il fonte della Parrocchia è un chiaro esempio, di come arte e fede sono suscitatori di stupore, di ex-stasis e che la fede, “più che di parole deve nutrirsi di contemplazione e di illuminazione”. Il sodalizio, Ing. Nicolò Mezzina; Felice di Molfetta; Franco Calzi ha, infatti, “consegnato alla comunità della Santa Famiglia, in un edificio povero nella sua essenzialità architettonica, un angolo evocativo di suggestione teologica e artistica, l’area battesimale”, ora completato con la teca degli Oli Santi, opera di Giuseppe Samarelli”. © Riproduzione riservata

Autore: Adelaide Altamura
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