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Giovanni Abbattista (PD): “La sentenza del Tribunale Superiore delle Acque certifica il fallimento dell'amministrazione sulla gestione del territorio”
23 febbraio 2012

MOLFETTA - “Un esito scontato che certifica in modo eclatante il fallimento dell’amministrazione comunale sulla gestione del territorio”.
Con queste parole Giovanni Abbattista (nella foto, durante un'intervista nella redazione di "Quindici"), consigliere comunale e coordinatore locale del Partito Democratico, ha commentato la notizia dell’ennesima bocciatura del Comune di Molfetta da parte di un organo giurisdizionale.

Questa volta è toccato al Tribunale Superiore delle Acque respingere il ricorso proposto dall’amministrazione comunale per ottenere l’annullamento del PAI (Piano di Assetto Idrogeologico), il provvedimento con il quale l’Autorità di Bacino della Puglia ha approvato, nel 2009, la perimetrazione di vaste aree della nostra città individuate come zone ad alta, media e bassa pericolosità idraulica, con riferimento specifico alle lame presenti sul nostro territorio.
“La pronuncia del Tribunale Superiore delle Acque – spiega Abbattista – smentisce clamorosamente tutta la propaganda di questi mesi del sindaco Azzollini su quanti (Regione Puglia, opposizione, magistratura, Autorità di Bacino) remerebbero contro lo sviluppo economico di Molfetta. Questa sentenza chiarisce una volta per tutte che i veri nemici della crescita della nostra città sono proprio l’incapacità, l’arroganza e l’irresponsabilità di questa amministrazione che ha avviato un inutile e costosissimo contenzioso giudiziario conclusosi con un fallimento ampiamente previsto. Questa è l’ennesima dimostrazione che tutta la gestione del territorio di questi anni è stata, da un lato, devastante per la nostra città e, dall’altro, disastrosa anche per le nostre casse”.
“La verità – prosegue Abbattista – è che, in questi tre anni, quattro comparti edilizi di espansione e l’ampliamento della Zona Artigianale sono rimasti bloccati a causa dell’ostinazione dell’amministrazione che, per ragioni meramente elettoralistiche, ha alimentato le aspettative di cittadini e imprenditori, promettendo loro assegnazioni di suoli del tutto impossibili. Ma ora la sentenza del Tribunale delle Acque sgombra il campo da ogni equivoco, sancendo un principio sacrosanto: non può esserci nessuno sviluppo senza la tutela del territorio”.
“Noi – ricorda il coordinatore del PD –, già due anni fa, in una conferenza stampa, avevamo indicato la strada da percorrere, proponendo all’amministrazione di adeguare gli strumenti urbanistici esistenti alle perimetrazioni del PAI. In tal modo, oggi, avremmo già quattro comparti edilizi realizzati e sarebbe stato anche possibile avviare un allargamento della zona artigianale rispettoso dell’ambiente, rispondendo alle legittime esigenze di quegli imprenditori che vogliono insediarsi nella nostra città. Ma il sindaco e la sua Giunta hanno voluto procedere a testa bassa, senza ascoltarci, e l’esito di questa inutile battaglia era scontato”.
“Ora ci aspetteremmo da Azzollini un gesto di responsabilità con l’ammissione della propria incapacità, ma per il momento, dal sindaco, c’è solo un assordante e imbarazzato silenzio su questa vicenda. Sembrano lontani i tempi in cui, con una tracotanza che oggi appare grottesca, egli vaneggiava in Consiglio Comunale sul sicuro esito positivo del ricorso intentato contro l’Autorità di Bacino, ironizzando sui contenuti del PAI. La verità è che i molfettesi stanno pagando di tasca loro a causa dell’ennesimo fallimentare braccio di ferro istituzionale voluto da Azzollini”.
 “Oggi – spiega Abbattista – è necessario che l’amministrazione comunale proceda senza indugio ad una riperimetrazione della Zona PIP e a un ripensamento dei quattro comparti edilizi che insistono sulle aree ad alta e media pericolosità idraulica, evitando ulteriori gravissime perdite di tempo, visto che hanno già determinato innumerevoli danni. Noi siamo già al lavoro per proporre, nelle sedi istituzionali e in città, soluzioni concrete per rimediare agli errori commessi da questo centrodestra e per favorire autenticamente un ordinato sviluppo”.
“E’ evidente, infine – conclude Abbattista –, che Molfetta ha bisogno di voltare radicalmente pagina sul tema dell’urbanistica, ripensando completamente la gestione del territorio della nostra città e puntando su un modello di sviluppo che sappia valorizzare e non disperdere le nostre risorse naturali. Noi siamo da tempo al lavoro su questi temi e chiediamo a cittadini, tecnici, professionisti e associazioni di fornire il loro fondamentale contributo per scrivere, insieme, una storia nuova”.
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Molfetta si avvia a diventare una “bidonville”? Questo nuovo gigantismo urbano è inquietante, e ribalta il tradizionale ruolo di avanguardia svolto dalle città occidentali durante lo sviluppo del capitalismo. La città, associata all'autorità religiosa e politica, luogo di accentramento degli scambi e dei poteri, è stata a lungo sinonimo di civiltà, simbolo di progresso e di movimento, nodo di alta tensione sociale, spazio privilegiato di conquista di responsabilità collettive e delle libertà individuali. “L'aria della città rende liberi” avrebbe scritto Max Weber. Le città capitaliste hanno rappresentato la forma compiuta dell'umanizzazione della natura e l'impronta sul territorio della ragione e del genio umani. Diventeranno adesso l'emblema dello scacco dell'occidentalizzazione del mondo, agglomerati informi e mostruosi, inferni rumorosi e inquinati, in cui ogni forma di vita civilizzata si dissolve nelle non-città, le quali proliferano ai margini delle metropoli, oppure crollano nelle loro fatiscenti zone centrali come avviene negli Stati Uniti? La questione è posta. Per molto tempo, infatti, la crescita delle città, faro della ricchezza capitalista, è stata intimamente connessa allo sviluppo; tale correlazione, come è noto, non è più verificata. La critica ecologica stigmatizza non solo il gigantismo e gli effetti improduttivi di un'urbanizzazione smisurata, ma anche le conseguenze sulle scarsità e sugli inquinamenti di ogni genere, e, proseguendo, sulla mancanza di umanità delle condizioni di vita, sulla salute, sulla criminalità. La dimensione raggiunta dalla gran parte delle megalopoli produce diseconomie di scala dalle conseguenze ambientali controproducenti: degradazione o assenza di servizi di trasporto, conduzione e depurazione dell'acqua, trattamento dei rifiuti, estensione di zone dall'habitat povero e insalubre.


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