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Festa della liberazione dal nazifascismo, i segreti della storia con gli occhi dei sopravvissuti: iniziativa degli Eredi della Storia
24 aprile 2014

MOLFETTA - “Tra le varie occupazioni che si esercitano con l'ingegno, la memoria degli eventi passati è prominente per la sua grande utilità.” [Gaio Sallustio Crispo, Bellum Jugurthinum, IV, 1]

Il periodo storico attraversato in questi anni, in cui le parole crisi, deficit, spread ecc. sono diventate all’ordine del giorno, uno sguardo al passato si rende più che necessario. La Repubblica Italiana, nata ufficialmente il 2 Giugno 1946, rappresenta la risurrezione della Nazione dal ventennio fascista. Tale svolta democratica fu possibile grazie all’impegno, al sacrifico, all’abnegazione di tanti uomini e donne che con altissimo senso di giustizia si sono battuti tra il 1943 ed il 1945. Il frutto del loro immenso lavoro è commemorato con la festa del 25 Aprile, giorno in cui l’indimenticato Sandro Pertini proclamò lo “Sciopero generale contro l’occupazione tedesca!”

Dopo settant’anni, il ricordo di quella tragedia che è stata la Seconda Guerra Mondiale è ancora aperto nei cuori di coloro che hanno vissuto quegli eventi. Dei combattenti strappati alla gioventù, dei fanciulli costretti alla fame, delle donne abusate, dei tesori razziati e di tutti quegli affari sporchi che un conflitto porta con sé.

L’Associazione culturale Eredi della Storia, in collaborazione con l’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, l’Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi di Guerra, l’Istituto Nazionale del Nastro Azzurro, si è fatta carico di conservare e trasmettere queste preziose testimonianze. Il 25 Aprile, chi avrà voglia di ascoltare e imparare, potrà parlare direttamente con gli uomini e le donne che hanno fatto la storia di quegli anni. Uomini e donne la cui lucidità nel raccontare e ricordare è ammirevole ed affascinante. Oppure, grazie all’immenso archivio storico, potrete conoscere gli eroi molfettesi che diedero la vita per la giusta causa: Manfredi Azzarita, Mauro Manente, Tiberio Pansini e tanti altri.

Per chi crede che le nostre forze armate erano allo sbando nel 1943, vi è la eccezionale storia del generale Nicola Bellomo, che liberò Bari dai tedeschi ma fu fucilato dagli inglesi: perché?

La cittadinanza è invitata presso le sedi di in piazza Mazzini n° 92 per intervistare i reduci e in via San Pietro n°15 per visitare il Museo Storico del Risorgimento.

Andrea de Gennaro
Segretario A.N.C.R.

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L'Italia si riscatta con la Resistenza. Allo sfacelo della nazione, seguito all'armistizio dell'8 settembre 1943, e alla clamorosa abdicazione alle proprie responsabilità delle autorità civili e militari, nelle regioni non ancora raggiunte dall'avanzata alleata c'è che reagisce unendosi ai tedeschi e chi mettendosi in stato di prudente attesa. Ma c'è anche chi prende le armi e comincia a battersi per il riscatto del Paese: nelle città si ergono barricate, nelle campagne si costituiscono le prime formazioni partigiane. Ma in molti dei giovani e non più giovani soldati e ufficiali dell'Esercito sfasciato, che in un primo tempo sognavano soltanto la pace e la casa, cominciò ad affacciarsi un confuso sentimento di solidarietà, un bisogno di riunirsi, di fare numero, fosse anche soltanto per difendersi, insomma qualcosa contro la ferocia e la protervia dell'occupante. Così, tante strade di casa furono dimenticate e, davanti a molti Italiani, si aprirono i sentieri della montagna e della clandestinità. Militari e civili impugnarono dio nuovo le armi, e l'opposizione politica e organizzata al fascismo, che si era formata nelle carceri, in esilio, nella guerra di Spagna, al momento dell'armistizio si trovò accanto, alleati contro il regime e i nazisti, tutto il Paese, dai giovani delusi dal crollo militare ai soldati traditi. Così in tutto il Paese, sulle montagne, nelle valli, nelle città, si accese la rivolta e s'iniziò la tremenda cronologia delle azioni e delle inumane, atroci ritorsioni tedesche. A riprova di ciò, quasi all'estremo opposto dell'Italia, a Napoli, la popolazione insorge: sono le famose “quattro giornate” (dal 27 al 30 settembre 1943), in cui scugnizzi e intellettuali, operai e borghesi si rivoltano spontaneamente contro i Tedeschi con una tale incredibile furia da spazzare via il nemico, costringendo il comandante militare a farsi scudo di 47 ostaggi per aver salva la vita. Il 1° ottobre, quando gli Alleati entrarono a Napoli, la trovarono in festa: è la prima città italiana liberata dagli stessi Italiani. Il resto è STORIA, quella STORIA dimenticata, non conosciuta perché mai e mal raccontata alle nuove generazioni, se ancora nell'aria spira il soffio di un rinato fascismo mascherato da una “democrazia despota”, da falsi “patrioti” e intellettuali servi del potere, al servizio del potente di turno, per “trenta denari”.
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