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Elvira Zaccagnino: Paola Natalicchio non mollare. Appello al sindaco di Molfetta
30 luglio 2015

MOLFETTAPubblichiamo questa riflessione di Elvira Zaccagnino presente sul suo profilo Facebook:

Paola Natalicchio non l’ho neppure votata. Non vivo a Molfetta. Non ho la residenza in questa città che conosco più della mia ormai. Ma sento che, quello che sta accadendo, mi appartiene e non solo per l’antica amicizia e l’affetto per Paola. Per quello che penso e amo della politica che inseguo da sempre. Per quello che per lavoro faccio e ho scelto di fare.
Lei è capace di dire ‘o così o me ne vado’. Dalla sua ha il fatto che non ci pensava proprio a fare il Sindaco, che questo non è il suo mestiere e nemmeno il suo passatempo. Che ha una vita e un’età che le urla forte il dovere di non sprecarla.

Fece saltare le calcolatrici di tutti, ma proprio tutti, quando prima di candidarsi disse: ‘con quel partito guidato da quella persona no’. Tutti a dirle: ‘Paola perdiamo’. Diversi mugugnavano a ogni comizio perché ‘Paola è brava, ma per vincere ci vogliono i pacchetti di voti’.

Lei vinse, senza quel partito, quel personaggio. A scegliere erano e furono allora i cittadini che con il voto delegano sempre la loro rappresentanza. Quel partito lì e quel personaggio lì non entrarono nemmeno in Consiglio Comunale. I pacchetti dei voti non bastarono.
Lei fece saltare le calcolatrici. I cittadini fecero saltare i pacchetti di voto.

Per qualcuno non doveva ora dimettersi, perchè governare significa mediare sempre. Giusto. Lei ci sta dicendo che, mediando mediando secondo i crismi della vecchia politica, si può perdere l’obiettivo e si perde di sicuro tempo. Soprattutto la politica deve mediare non sulle poltrone ma su come si arriva alla realizzazione dei progetti includendo tutti. Questo prevede anche le assegnazioni di incarichi e ‘poltrone’ ma non per partito preso o da tenere.
È legittimo stancarsi di chi in virtù dei ruoli che riveste, si gioca la sua parte esercitando il diritto di critica ad oltranza. È umano stancarsi. E Paola è umana. Ma la sua è una stanchezza politica. Di chi non ne può più di un modo di fare politica per cui le maggioranza per farti governare possono tenerti sotto scatto. O tu tieni loro. Vedi il Premier. Un gioco al massacro. Mors tua, vita mea.

Quando un Sindaco annuncia le dimissioni la palla non passa i cittadini. Ma alle forze che intorno al tavolo di Governo siedono. Per 20 giorni. E questo, in questo momento, in questa città, è pericoloso.
Perché la ragazza ‘è un po’ testa dura’, ha preteso cose che non si possono pretendere (mica li sceglie lei i vertici di un partito. Giusto. Un diktat da rimandare al mittente il suo.), ha fatto saltare il tavolo ma se ‘ li prendeva in giro avrebbe potuto governare’, in fondo ‘basta accontentarli un po’. ‘Se salta lei si torna indietro’. ‘Per colpa sua la sinistra morirà a Molfetta’.

Ne ho ascoltati tanti in questi giorni di commenti e interpretazioni del fatto. Mi sono accanita a sentire non solo quelli che la pensano come me, ma quelli che le cose le vedono diversamente da me. È utile fare questo esercizio dell’ascolto per trovare l’uscita. Mi hanno lasciato basita quelli che dicono che ‘per durare, come ad esempio ha fatto Vendola per 10 anni assicurando un governo alla Regione, bisogna accettare le intemperanze soprattutto della tua maggioranza. Le devi governare. Saper governare. Lei ha mostrato di non saperlo fare.’ Può essere. Ci sono passaggi della politica che non capisco. So solo che dopo 10 anni di Governo Vendola stiamo vedendo già la fine. Si è stati capaci di tenere il Governo per 10 anni, ma gli intemperanti e quelli che stavano all’opposizione, o le facce solite che non sempre sono le migliori, ora stanno lì. Non uno di chi avrebbe potuto raccogliere il testimone per garantirne altri 10 di anni, ora ha ruoli di amministrazione della Regione. La manutenzione è più importante della costruzione di un palazzo. Gli assessori scelti con il voto on line sono non un esercizio di democrazia ma la fine della stessa. E il curriculum di alcuni, se arrivasse in una azienda, sarebbe scartato in pochi minuti.
C’è un patto che i cittadini devono tornare a vigilare con forza a Molfetta. A partire da Molfetta.

A me questa vicenda dice in maniera forte che c’è bisogno di ricucire uno strappo tra i cittadini e la politica, di ripensare profondamente le attuali forme di delega e rappresentanza. Che questo ripensamento non sanno farlo oggi i politici navigati. Anche i più bravi e illuminati arrancano.
Può farlo una come Paola? Sì. Per questo lei non deve mollare, noi non dobbiamo mollare lei, e il tavolo del Governo di Molfetta deve ricomporsi dandosi una visione che includa le poltrone cominciandole a chiamare per quello che sono: luoghi di responsabilità.
C’è per tutti a Molfetta una grande possibilità. Non solo per chi sta con Paola. La possibilità di fare politica esercitando il potere di ‘poter fare le cose’. Un laboratorio politico nuovo che guarda ai cittadini non solo alle forze politiche.
Ora però, a differenza di quando si vota, questa scelta è proprio delle forze politiche. Tutte.
E di Paola.
So che Paola ha idee e una forza straordinaria per indicare una visione e fare in modo che le idee diventino progetti. Una come lei in politica oggi serve.
L’altra sera a sentire Concita de Gregorio, in questa esperienza di Teatro diffuso in una città che il Teatro nemmeno ce l’ha, e ieri sera in piazza delle Erbe, c’erano non solo le élite culturali della città, ma la gente comune. Ecco: quando c’è la gente a seguire quello che proponiamo, di alto, di profondo di culturalmente vero e professionale, vuol dire che forse la strada è quella giusta. Bisogna aggiustare qualcosa? La si aggiusti. Ma non si cambi strada.
Il passato di soli 2 anni fa è ancora cronaca. A Molfetta è cronaca giudiziaria.
Basterebbe ricordarsi solo questo per fare in modo che questa esperienza di governo non salti.
Ricomponetevi e poi facciamo una bella verifica non di maggioranza ma di città.
Lasciateci dire, a noi cittadini, come vogliamo continuare facendoci governare da Paola Natalicchio e da queste forze di maggioranza.
Alziamo la sfida alla politica. E facciamolo tutti.

Autore: Elvira Zaccagnino
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