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"Democrazia è Partecipazione": per un nuovo centrosinistra a Molfetta contro la peggiore destra e il trasformismo
27 ottobre 2016

MOLFETTA – La campagna elettorale è già iniziata, per alcuni in sordina, per altri con manifesti dalla discutibile efficacia e significato, come quello di Garibaldi con i jeans e lo scarpone, insignificante e forse anche un po’ ridicolo e poi ci sono quelli che vogliono speculare sulla raccolta dei rifiuti “porta a porta”, sull’ospedale del nord barese dove il sen. Antonio Azzollini cerca di ritrovare un ruolo di protagonista a prezzo di sprechi (ma siamo abituati a questo suo modo di fare politica) e di lavori che dureranno almeno 10 anni, con i relativi rischi di incrementi di costi (ma di questo parleremo in un altro articolo).

Nel centrosinistra, dopo la sbandata seguita alle dimissioni del sindaco Paola Natalicchio, qualcosa si muove e si cerca di ricomporre un’alleanza che si dimostrò vincente nel 2013. Dopo l’incontro in piazza che la stessa ex sindaca di qualche settimana fa, ora a scendere in campo è il Movimento “Democrazie è partecipazione”, meglio conosciuto con l’acronimo Dep, che fa riferimento allo scomparso ex assessore regionale Guglielmo Minervini, che propone una lettera aperta:
«La fine prematura dell’esperienza politica e amministrativa del Centrosinistra nella nostra città rappresenta tutt’ora una ferita lacerante per quanti avevano creduto nella possibilità di aprire una lunga e duratura stagione di buon governo a Molfetta dopo i lunghi anni di malgoverno del centrodestra.

Ma se è ancora grande il rammarico per l'epilogo imprevisto di un progetto politico che era stato capace di suscitare, nella primavera del 2013, grandi entusiasmi e grandi speranze in una larghissima parte di città, nessuna delle forze politiche che hanno investito in una lunga collaborazione e solidarietà politica, che affonda le proprie radici in oltre un decennio di battaglie comuni nella città e sugli scranni consigliari di opposizione, deve sottrarsi al dibattito pubblico sul futuro del Centrosinistra, la sua memoria e la sua rinascita.

In un tempo storico segnato anche nella nostra città da un liberismo gretto e provinciale che ha seppellito per molti anni il rispetto delle regole e dell'interesse generale, ci sono ragioni profonde che impongono di rimeditare sul ruolo che dovranno svolgere le forze politiche del campo progressista alla vigilia delle sfide complesse che attendono la nostra città.

Ricostruire dalle macerie e dal degrado in cui versava la moralità pubblica, dopo un decennio di governo della “peggior destra”, è stata una condizione prioritaria nelle più importanti scelte amministrative del Centrosinistra anche quelle impopolari, e questa condizione, necessaria, ma non sufficiente di ogni azione di governo, sarà patrimonio di tutta l'area delle forze riformatrici, a cominciare da quelle che hanno impegnato in questo triennio energie e risorse umane.

Esprimiamo, invero, preoccupazione per la condizione di disorientamento in cui versa “il nostro mondo”, in una fase che avrebbe necessità invece di maggiore dialogo, ascolto e unità, una comunità che vorremmo fosse più larga di un appello pubblico partecipato.

Quanti popolano il campo riformatore dovrebbero sapere che se è vero un vecchio adagio orientale che recita “ quando prendi l'acqua dal pozzo ricordati di chi lo ha scavato”, oggi nessuno può contribuire a questa delicata fase politica senza un alto senso di responsabilità.

Il cambiamento che un movimento di popolo imponente aveva inaugurato nel 2013 non ha avuto il tempo utile di attecchire in maniera duratura e definitiva, e le cose buone fatte in questi soli tre anni di amministrazione rischiano di non essere sufficienti, da sole, a produrre un giudizio positivo del corpo elettorale sull’amministrazione di centrosinistra.

Il rischio del ritorno al passato è sempre più concreto e questo rischia di rappresentare un grave arretramento per la nostra città sul piano sociale, politico ed economico.

La scelta si dispiegherà presto nella definizione di quale asse politico costruire  per la prossima imminente proposta amministrativa. Una alleanza tra tutta la sinistra che ha governato la città, le forze del cattolicesimo democratico e quelle laico-liberali, sensibili all’impegno civile e al progresso democratico, insomma l’idea dell’Ulivo.

Oppure la nascita di un nuovo centro che fonda la sua egemonia sulla capacità di assorbire una buona fetta della destra azzolliniana dando ad essa la garanzia implicita che la sinistra non conti più nulla e verrà emarginata.

 

Per questo la vasta comunità di quanti, a Molfetta, continuano a riconoscersi nei valori di quello che un tempo si chiamava l’Ulivo deve presto rimettersi in cammino, tornando ad intessere rapporti e relazioni con i mondi vitali della città per proporre, in vista della competizione elettorale del 2017, un progetto di governo locale e un’idea di città che siano chiari, riconoscibili, concreti ed efficaci.

Un progetto di governo e un’idea di città che non presentino alcun cedimento, da un lato, a qualunque forma di trasformismo, chiudendo al coinvolgimento dei protagonisti sempre meno credibili delle esperienze politiche e amministrative più nefaste che abbiamo alle nostre spalle, e, dall’altro, non cedendo alle scorciatoie del populismo e del leaderismo, o alla tentazione di consolatorie soluzioni dichiaratamente minoritarie e perdenti, incapaci di incidere sulla realtà per trasformarla.

 

Servirà un Centrosinistra che da subito metta in campo uno sforzo collettivo  per allargare il campo democratico, contro le destre e la mala pianta del trasformismo. Un Centrosinistra pronto a raccogliere la sfida per una città laboriosa e solidale, una città aperta al futuro.

Per tutte queste buone ragioni servirà equilibrio, umiltà e cura per le ragioni dell'altro.  Servirà la Politica».

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