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Democrazia è Partecipazione Molfetta: il Pd col voto a favore di Azzollini, arretra sul piano della moralità pubblica
31 luglio 2015

MOLFETTA – Continuano le reazioni negative al voto contrario del Senato all’arresto dell’ex sindaco di Molfetta Antonio Azzollini. Un vero boomerang sul Pd, che oltre ad essere spaccato a livello nazionale, si ritrova anche ad affrontare un’emorragia di consensi senza precedenti. Dopo l’intervento del consigliere regionale di “Noi a sinistra per la Puglia” Guglielmo Minervini, ora è la volta del nuovo movimento politico di Molfetta “Democrazia è partecipazione”, nato dalla fuoruscita di ex dirigenti del Pd:

«La decisione assunta nella giornata di mercoledì scorso dal Senato della Repubblica, sulla richiesta di arresto per il Sen. Antonio Azzollini nell’ambito di una complessa inchiesta riguardante il crack della Casa della Divina Provvidenza di Bisceglie, rappresenta l’ennesimo sonoro ceffone assestato alla credibilità della politica e delle nostre istituzioni – dice un comunicato del Movimento -.

Quello che è andato in scena l’altro giorno, a Palazzo Madama, infatti, è stato un film dell’orrore, il cui finale però era già scritto, perché era già stato siglato il patto osceno e inconfessabile per tenere in vita il governo Renzi con i voti di transfughi e trasformisti eletti nel centrodestra e oggi parte integrante di una maggioranza politica che si prefigge di portare a termine la legislatura in spregio a qualunque mandato elettorale ricevuto.

Una maggioranza posticcia e inqualificabile che, ieri, si è ulteriormente rafforzata con l’esplicito sostegno offerto dagli ultimi naufraghi di Forza Italia (capitanati da un “comandante di lungo corso” come Denis Verdini), e che sul voto relativo alla richiesta di misure cautelari riguardanti il sen. Azzollini ha avuto, di fatto, il suo battesimo ufficiale.

E così con i voti del Partito Democratico, del Nuovo Centro Destra e dei Verdiniani la richiesta di arresto è stata respinta.

A prescindere dal merito della questione e fatta sempre salva la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva, quel che più desta sconcerto e disorientamento nel vasto popolo dei democratici e delle democratiche di tutta Italia è stato il comportamento francamente imbarazzante del PD che, in questa vicenda, è riuscito (con mirabile ipocrisia) a recitare tutti i ruoli in commedia: prima con il Presidente del Partito, Matteo Orfini, che ha esplicitamente detto (lo scorso 11 giugno) che sarebbe stato “inevitabile” il voto favorevole del PD alla richiesta della Procura di Trani, poi qualche timida e imbarazzata retromarcia, fino ad arrivare al voto favorevole all’arresto reso dai senatori PD nella Giunta per le autorizzazioni, a seguito di una lunga, elaborata ed approfondita istruttoria.

Poi qualcosa, nell’ombra e al segreto degli ovattati salotti romani, è cambiato.

Ognuno ha, con spregiudicatezza, “giocato le sue carte”, e a poche ore dal voto definitivo in Aula è arrivata la dichiarazione del capogruppo PD al Senato, Luigi Zanda, che lasciava “libertà di coscienza” (quale?) ai senatori, senza di fatto fornire alcuna indicazione a riguardo.

Non poteva che essere il preludio all’esito scontato: con una maggioranza schiacciante e, quindi, con il sostegno sostanzialmente unanime del PD l’Aula di Palazzo Madama ha respinto la richiesta formulata dalla magistratura tranese.

Per la seconda volta il Senato ha protetto Antonio Azzollini, potentissimo (ex) Presidente della Commissione Bilancio, dai suoi guai con la giustizia.

A noi non interessano gli aspetti squisitamente giudiziari di questa vicenda. La magistratura proseguirà il suo corso e solo all’esito del dibattimento (ove si giungerà a processo) si potrà verificare se l’impianto accusatorio della Procura di Trani ha un suo fondamento (come, fino a questo momento, acclarato dal GIP di Trani e dal Tribunale del Riesame).

Quello che interessa in questa sede è la totale perdita di credibilità di un ceto politico che, sempre più lontano dalle esigenze reali dei cittadini, si auto-assolve, si protegge, si soccorre, si tutela e si fregia con insopportabile arroganza (tra applausi e abbracci) di privilegi impensabili per i comuni mortali.

Ed è davvero avvilente constatare come a essere protagonista di questo spettacolo indecoroso sia, oggi, il Partito Democratico, quella forza politica riformista e progressista che ha rappresentato per molti di noi (e per tantissimi in tutta Italia) una grande speranza per il riscatto di questo Paese, mentre oggi si acconcia, dinnanzi ad un provvedimento così delicato, a lasciare “libertà di coscienza” (…sporca) ai suoi senatori.

E se tutto questo non bastasse, lo spettacolo sconfortante delle dichiarazioni in assoluta contraddizione tra loro rese da autorevolissimi esponenti politici del PD dopo il voto ha dato l’immagine di un Partito che ormai sembra davvero aver smarrito il senso della sua missione originaria, come tantissimi militanti ed iscritti stanno evidenziando, in queste ore, con valanghe di interventi sui social media e sul web.

A noi non resta che la magra consolazione di aver compreso in tempo utile, prima che questo “delitto perfetto” si compiesse, quale fosse la deriva che il PD, proprio sulla questione morale, stava assumendo, prendendone qualche mese fa le distanze.

Ora, per noi e per tanti che sui territori stanno reagendo in maniera veemente dinnanzi all’evidente arretramento del PD sul terreno della moralità pubblica, non resta che riprendere con più forza il lavoro politico nella nostra città per rilanciare i valori in cui crediamo.

E’ l’unico modo per recuperare alla politica un minimo di credibilità, svenduta mercoledì sull’altare delle larghe intese permanenti».

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